13 dicembre 2019

Internet Research Agency: la fabbrica dei troll russa

L'Internet Research Agency (in russo Агентство интернет-исследований, indicata per brevità anche come IRA) è una società russa con sede a San Pietroburgo il cui scopo è produrre account fittizi su social network, giornali online e siti di hosting di video in streaming allo scopo di promuovere gli interessi del governo russo.

La prima notizia su un media occidentale dell'esistenza di questa agenzia risale al 2014, a seguito dell'invasione russa della Crimea, quando il giornale online BuzzFeed pubblicò un articolo secondo cui un hacker russo aveva pubblicato delle email di alcuni manager della Internet Research Agency i quali istruivano i dipendenti su come gli account fake da loro creati avrebbero dovuto comportarsi sulle pagine dei giornali americani che trattavano della crisi ucraina.

L'attuale sede dell'Internet Research Agency

L'agenzia nacque del 2013 e attualmente ha la sua sede principale al numero 55 di Ulitsa Savushkina, nel distretto Primorkij di San Pietroburgo. Presso il palazzo lavoravano nel 2017 circa mille persone e il numero dei dipendenti è in crescita, visto che nel 2014 erano 600; in ogni caso è difficile conoscere il numero preciso dei dipendenti dell'IRA perché molti lavorano da remoto. Ognuno dei dipendenti deve scrivere almeno 100 commenti al giorno. Il principale finanziatore dell'IRA è l'imprenditore russo Yevgeny Prigozhin il quale usa una serie di società di cui è proprietario per gestire i propri averi e anche per far giungere i finanziamenti alla fabbrica dei troll. Prigozhin è ovviamente uno stretto collaboratore del presidente russo Vladimir Putin.

Gli account fake dall'IRA (detti anche troll, per via delle loro attività di disturbo) si comportano in modo molto vario al fine di diffondere le idee per le quali sono progettati. Alcuni di essi fingono di essere vere agenzie di informazione e diffondono notizie false che ricevono interazioni (come like o commenti) da parte di altri account anch'essi creati dall'IRA che si spacciano per persone vere. In questo modo le notizie create ad arte per indirizzare l'opinione pubblica assumono maggiore visibilità sulle varie piattaforme e risultano di norma più credibili per i lettori meno accorti. Il New York Times, ad esempio, scrisse che nel 2014 un account riconducibile all'IRA diffuse su Twitter la notizia di un'esplosione a un'impianto chimico in Louisiana che sarebbe stato rivendicato dall'ISIS. Alcuni dei commentatori della notizia criticavano l'amministrazione Obama per non essere abbastanza determinata nella guerra all'ISIS in Medio Oriente. In questo caso l'account fittizio aveva anche creato screenshot realistici della pagine di media attendibili come la CNN e anche un clone funzionante della TV locale Louisiana TV. Ovviamente nella realtà non ci fu nessuna esplosione.

Lo screenshot fasullo della CNN creato dai troll della Internet Research Agency

Poco dopo il fatto della presunta esplosione in Louisiana, lo stesso account di Twitter riportò le notizie, anch'esse inventate, di un'epidemia di ebola ad Atlanta e di una donna di colore uccisa da un poliziotto nella stessa città.

Nel 2019 è stato pubblicato quello che ad oggi resta il più importante studio sull'attività dell'IRA, ovvero il rapporto della commissione guidata da Robert Mueller, consigliere speciale del Department of Justice, per indagare l'influenza dei troll russi sulle elezioni americane del 2016. Secondo il Mueller Report, come è comunemente noto, le indagini della commissione dimostrarono che Donald Trump beneficiò durante la sua campagna elettorale del supporto dei troll dell'Internet Research Agency che diffusero contenuti in suo sostegno sui social network. In questo caso l'IRA creò numerosi account di cittadini americani fasulli con cui fece anche promozione a pagamento dei propri post, alcuni di questi account pubblicizzarono anche eventi pubblici a favore di Donald Trump di alcuni dei quali non esiste evidenza che si siano svolti davvero.

Nel 2016 i troll russi sostennero anche la campagna a favore della Brexit con il contributo di un gruppo autonomi iraniano. Inoltre, secondo quanto sostenuto dall'esperto di terrorismo e intelligence Malcolm Nance nel libro The Plot to Destroy Democracy del 2018 e dal rapporto della United States Intelligence Community Assessing Russian Activities and Intentions in Recent US Elections, l'IRA tuttora influisce nelle elezioni europee a favore dei movimenti della destra sovranista.

I principali social network si stanno impegnando per cancellare gli account dei troll, ma la lotta contro la disinformazione è molti difficile perché gli account fake vengono ricreati ogni giorno. L'IRA è un vero e proprio strumento di propaganda del Cremlino e saper distinguere notizie vere dalle fake news è sempre più importante per evitare di dare sostegno a regimi spalleggiati dalla Russia di Putin sulla base di informazioni false diffuse appositamente.

25 novembre 2019

Waco: cosa dicono i libri da cui è tratta la serie televisiva

Si ringrazia il negoziatore dell'FBI Gary Noesner per la consulenza fornita durante la stesura di questo articolo.


Nei primi mesi del 2018 il canale televisivo Paramount Network ha trasmesso la serie TV in sei puntate Waco, dedicata, come suggerisce il titolo stesso, all'assedio al compound della città omonima utilizzato come sede dalla setta dei davidiani. L'assedio da parte dell'FBI e dell'ATF durò per 50 giorni dal 28 febbraio al 19 aprile del 1993. Lo stallo si concluse tragicamente con l'uso di gas lacrimogeno da parte dei federali e con un drammatico incendio in cui persero la vita settantasei appartenenti alla setta. Il telefilm è tratto da due racconti di quei tragici fatti: il libro del sopravvissuto David Thibodeau A Place Called Waco (ristampato in occasione dell'uscita del telefilm con il titolo Waco: A Survivor's Story) e quello del negoziatore dell'FBI Gary Noesner Stalling for Time.


I fatti narrati nella serie sono complessivamente corretti, tuttavia rispetto ai due libri da cui è tratto il telefilm ha un grosso ed evidente difetto: dipinge David Koresh come un leader incompreso, vittima della rigidità dei federali, e non come uno psicopatico egomaniaco che mise consapevolmente a repentaglio la vita dei membri della sua setta.

Secondo quanto narrato nella serie televisiva, i rapporti tra David Thibodeau e David Koresh sono sempre stati sereni e di amicizia. Al contrario nel proprio libro Thibodeau racconta quanti dubbi abbia sempre avuto sul leader della setta e quanto tempo ci abbia messo a decidere di unirsi alla comunità di Waco. Nel libro inoltre Thibodeau dedica un intero capitolo a criticare la condotta sessuale di Koresh, sia per il fatto di essere l'unico nella comunità a cui era concesso avere rapporti sessuali sia per le sue unioni con ragazze minorenni, mentre questo aspetto è del tutto scomparso nella serie.

Gary Noesner nel suo volume dedica a Waco solo un ampio capitolo, perché il resto del libro parla di altri casi in cui è stato coinvolto come negoziatore. Anche da un raffronto tra il suo libro e la serie emerge come la figura di Koresh sia stata notevolmente edulcorata. Noesner racconta ad esempio che era noto già prima dell'assedio che la setta traesse parte del sostentamento dal traffico di armi e che il comportamento del leader era molto peggiore di quanto emerge dalla serie TV, essendo l'unico nella comunità che poteva avere l'aria condizionata, che poteva guardare la televisione e a cui era concesso astenersi dai lavori fisici.

Noesner non nega gli errori da parte dei federali nella gestione della crisi, in particolare nel coordinamento tra la squadra del negoziato e l'Hostage Rescue Team. Ciò nonostante chiarisce che in base ai rapporti autoptici, alle evidenze fisiche e agli esiti della commissione di inchiesta guidata dal senatore John Danforth fu stabilito che gli incendi partirono dall'interno del compound, e quindi furono iniziati dai davidiani. Noesner aggiunge anche che nel compound furono trovate armi modificate in modo da essere completamente automatiche, atto che già di suo viola le leggi federali e per il quale l'ATF aveva ottenuto il mandato per la perquisizione che stava cercando di attuare. La modifica delle armi è anche molto eloquente su quanto fossero pacifiche le intenzioni di Koresh.

In ultimo, alla fine dell'ultima puntata uno speaker radiofonico riassume i fatti di Waco incolpando non molto velatamente l'FBI ed elencando altri casi in cui l'uso di gas lacrimogeno abbia portato ad incendi e morti: ma i casi che cita sono completamente inventati come dimostrato ad esempio da un elenco stilato dal Washington Post in cui non compare neanche uno dei casi citati nella serie.

La serie televisiva Waco funziona quindi benissimo da un punto di vista dell'intrattenimento e fornisce una buona sintesi dei fatti per chi li vuole conoscere; ma il ritratto di David Koresh è decisamente troppo positivo e uno spettatore poco accorto potrebbe confondere un pericoloso psicopatico per una vittima del sistema.

2 ottobre 2019

Andrew Cunanan: intervista al detective della polizia di Miami Beach David McCue

L'originale in inglese è disponibile qui.

Anche se sono passati ventidue anni da quando Andrew Cunanan su suicidò in una casa galleggiante a Miami Beach, il suo resta un caso interessante per via della sua personalità eccentrica e della pressione mediatica che raccolse dopo aver ucciso lo stilista Gianni Versace su Ocean Drive. Per meglio capire alcuni dettagli della caccia all'uomo per Cunanan a Miami Beach offriamo oggi ai nostri lettori un'intervista con il detective della polizia di Miami Beach David McCue che partecipò alle indagini al tempo e che ha anche realizzato un podcast sull'argomento.

Ringraziamo David McCue per la sua cortesia e disponibilità.




Nastro di Möbius: In cosa questo caso è diverso dagli altri su cui hai indagato?

David McCue: In realtà questo caso non è stato diverso dalla maggior parte dei casi di omicidio. L'identificazione di Cunanan è stata facile e veloce rispetto alla maggior parte degli altri casi. La scena del crimine era piccola rispetto ad altre. L'indagine non è stata troppo complicata, il lavoro più difficile è stato il tentativo di determinare il motivo.

La sparatoria è avvenuta in una strada affollata di pedoni che hanno assistito alla sparatoria e hanno visto in che direzione è scappato. Cunanan è stato identificato molto rapidamente perché inizialmente è fuggito in un parcheggio dopo aver ucciso Versace dove abbiamo trovato il furgone che aveva rubato nel New Jersey dalla sua vittima William Reese. La balistica fu rapida e confermò che i bossoli corrispondevano a quelli che aveva usato in New Jersey e Minnesota.

Secondo me il problema è stato nella caccia all'uomo.


Nastro di Möbius: Secondo la tua opinione, cosa ha scatenato la follia omicida di Cunanan all'improvviso?

David McCue: Dopo essere arrivato in Minnesota, si rese presto conto che Jeff Trail e David Madson si erano stufati di lui e non lo volevano più. Credo che fossero arrivati alla conclusione che Cunanan li stava ingannando e lo avrebbero detto in giro. Ciò che è interessante è che credo che sia divenuto un serial killer dopo aver ucciso Trail. La sua precedente ossessione era ingannare le persone e far loro credere che fosse una persona straordinaria e interessante. Dopo il suo primo omicidio la sua ossessione divenne uccidere.


Nastro di Möbius: Secondo te, perché scelse Versace come vittima? Non avevano nulla in comune, se non un presunto incontro sette anni prima, che fu molto breve.

David McCue: Credo fermamente che l'abbia ucciso per scelleratezza. Cunanan aveva sempre desiderato essere famoso, ma non è mai successo. È finito a Miami Beach dopo aver commesso quattro omicidi perché sapeva che poteva confondersi nella folla. Dopo due mesi ha finito i soldi e dormiva nel furgone che aveva rubato a Reese. Credo che sapesse che la fine era vicina e aveva sentito che Versace era in città. Era sempre una notizia importante nella comunità gay di Miami Beach. Versace camminava apertamente per le strade di Miami Beach, quindi Cunanan doveva solo aspettare un’occasione. Quando lo vide si avvicinò e gli sparò. Versace era probabilmente il più famoso gay nel mondo. In un attimo Cunanan divenne famigerato.

Si è detto che gli ha sparato perché Versace si è rifiutato di dargli denaro o un rifugio, ma questo è falso perché secondo i testimoni non ci fu nessuna conversazione. Non c'erano prove che Versace conoscesse Cunanan.


Nastro di Möbius: Per quanto sai, perché scelse di nascondersi in una casa galleggiante (condannandosi alla morte) invece di continuare a scappare e nascondersi?

David McCue: Dopo aver ucciso Versace, Cunanan fuggì a piedi. Le sue opzioni erano limitate perché non aveva soldi e non era in grado di rubare una macchina o entrare in una casa chiusa a chiave. Non poteva correre lontano perché la notizia dell'omicidio, le foto di Cunanan e la polizia erano ovunque. In qualche modo si diresse per circa sei chilometri verso una piccola barca ancorata in un molo. Entrò nella cabina e si nascose all'interno, non sappiamo per quanto tempo. È una zona tranquilla e poco frequentata, ed è quindi una buona posizione per nascondersi.

Il proprietario della barca a vela stava ci stava andando per un controllo e notò un uomo seduto su una panchina lì vicino a leggere una copia della rivista Hello. Quando il proprietario entrò nella barca a vela, si rese conto che c’era stata un’effrazione e mancavano alcuni oggetti, tra cui la sua rivista Hello. Fu allora che si rese conto che l'uomo sulla panchina era Andrew Cunanan che stava leggendo la rivista che aveva preso dalla barca. Quando controllò di nuovo, l'uomo che credeva essere Cunanan era sparito. Quando il proprietario della barca lo riferì, alcuni investigatori risero pensando che il proprietario fosse in cerca di una ricompensa.

Pochi giorni dopo Cunanan si è ucciso nella casa galleggiante che era ormeggiata molto vicino. È più che ovvio secondo me che il proprietario della barca a vela avesse ragione sul fatto che Cunanan si fosse nascosto nella barca e fosse rimasto lì per gran parte del tempo in cui era in fuga. Quando vide il proprietario andare sulla barca a vela dove si era nascosto, fuggì verso la casa galleggiante, vi si introdusse e pianificò di rimanere lì finché non si fosse sentito sicuro di andarsene. Non penso che Cunanan avesse intenzione di uccidersi nella casa galleggiante. Lo ha fatto quando ha pensato che stava per essere catturato.


Nastro di Möbius: La sua capacità di travestirsi è stata un fattore chiave nell'essere riuscito a sfuggire alla polizia per più di due mesi?

David McCue: No. Si è nascosto in "bella vista", il che significa che più è ovvio dove ti trovi, meno lo è. Crediamo che abbia girato liberamente per Miami Beach senza preoccuparsi di essere catturato. La polizia di Miami Beach non sapeva chi fosse Andrew Cunanan. Anche se aveva già ucciso quattro persone quando era arrivato e l'FBI sapeva che si trovava nel sud della Florida, non hanno dato il volantino "ricercato" al mio dipartimento di polizia. Credo fortemente che sarebbe stato catturato prima che uccidesse Versace se l'avessero fatto.


Nastro di Möbius: Ciò che trovo sorprendente è che Cunanan ha vissuto una vita normale per 27 anni, e poi si è trasformato in una macchina mortale e ha ucciso quattro persone in due settimane. Vedi molti casi di questo tipo nel tuo lavoro abitualmente o è un caso unico?

David McCue: Questo è stato certamente un caso unico. Un affascinante studio psicologico.


Nastro di Möbius: Pensi che sarebbe stato possibile catturarlo vivo? Sono stati fatti errori che gli hanno permesso di continuare a scappare?

David McCue: Perché potesse essere catturato vivo, Cunanan avrebbe dovuto essere individuato dalla polizia in un'area aperta e sorpreso prima che potesse recuperare un’arma. Non voleva assolutamente andare in prigione. Penso comunque che se fosse stato catturato avrebbe creduto di poter superare la polizia in arguzia e convincerli a farlo uscire di prigione.

Era abituato a mentire e convincere le persone di essere qualcuno diverso da quello che era veramente. Penso che gli sia piaciuto il gioco e gli sarebbe piaciuto in un interrogatorio della polizia.

Credo fortemente che sarebbe stato catturato prima di uccidere Versace se fossero accadute due cose.

Primo. Gli investigatori nell'area di New York e Filadelfia sapevano che stava guidando l'auto della vittima Lee Miglin nella loro zona. Qualcuno ha rivelato le informazioni sull'auto ai media e questi hanno diffuso la descrizione dell'auto e di Cunanan alla radio. Si pensa che Cunanan abbia ascoltato la trasmissione radiofonica, sia uscito dall'autostrada e abbia guidato fino al cimitero dove ha ucciso William Reese per poter cambiare veicolo. Penso che prima o poi avrebbero potuto trovare Cunanan nella macchina di Miglin e lo avrebbero arrestato prima che potesse arrivare a Miami Beach.

Secondo. Prima che uccidesse Versace stavo lavorando con l'FBI in una task force quando un agente che stava rintracciando Cunanan mi ha chiesto se potevo presentargli qualche poliziotto gay a Miami Beach per fare delle domande su una società segreta di gay in cui credeva che Cunanan fosse coinvolto. Avrebbe voluto chiedere a dei poliziotti gay se sapessero di questa società segreta situata in Fort Lauderdale, in Florida, a circa 50 chilometri da Miami Beach. I poliziotti con cui parlò gli dissero di non averne mai sentito parlare, ma gli dissero che se Cunanan era gay sarebbe andato a Miami Beach. Quando gli è stato chiesto un volantino “ricercato” con la foto di Cunanan, l'agente ha rifiutato dicendo che non voleva che Cunanan sapesse che l'FBI sapeva che lui si trovava nel sud della Florida e fuggisse. L'agente era convinto che Cunanan fosse a Fort Lauderdale ma si sbagliava. Cunanan si nascose a Miami Beach per due mesi. Rimase nello stesso hotel per la maggior parte del tempo e impegnava monete d'oro usando il suo nome. Sfortunatamente, la polizia di Miami Beach non sapeva chi fosse e che fosse ricercato per quattro omicidi.

La condivisione delle informazioni all'interno delle forze dell'ordine è sempre stata un grosso problema. Alcuni temono che un'altra agenzia faccia un errore e il soggetto possa scappare, alcuni vogliono fare l’arresto e riceve la gloria.

Il furgone di William Reese lasciato da Cunanan in un parcheggio pubblico all'incrocio tra Collins Avenue e la 13esima strada prima di uccidere Versace

Nastro di Möbius: Consideri Cunanan un "serial killer" o uno "spree killer"? Qual è la differenza tra i due tipi di assassini?

David McCue: Questi omicidi hanno elementi di entrambi. Probabilmente ha ucciso Lee Miglin per soldi e per avere un veicolo con cui scappare, ma ha preso tempo e ha torturato Miglin, e credo che abbia ucciso Versace per attirare l'attenzione. Entrambi questi omicidi hanno mostrato elementi di gratificazione psicologica. Ha ucciso Jeff Trail forse per rabbia e forse per impedirgli di divulgare che Cunanan era un millantatore, o forse per gelosia. Non sappiamo se abbia ucciso David Madson per paura che andasse alla polizia o per un motivo diverso. Ha ucciso Trail, Madson, Miglin e William Reese nell’arco di due settimane. Che è coerente con uno spree killer.

Si è evoluto da killer emotivo che ha ucciso per rabbia a uno che ha iniziato a divertirsi a uccidere trasformandosi in serial killer? Basandomi sul suo passato in cui gli piaceva la manipolazione psicologica, penso che sia così. Un caso di studio molto interessante.


Nastro di Möbius: Pensi che la pressione mediatica abbia avuto un impatto sulle indagini? Se sì, ha avuto un impatto positivo o negativo?

David McCue: Penso che i media abbiano avuto un impatto molto negativo sulla caccia a Cunanan. Erano accampati al di fuori della stazione di polizia dal momento in cui l'omicidio è avvenuto fino a dopo che Cunanan è stato trovato morto nella casa galleggiante. Con così tanta attenzione da parte dei media internazionali, è stato facile per gli investigatori dimenticare che stavamo rintracciando un uomo disperato senza soldi e senza capacità di sfuggirci, trasformandolo in un genio del crimine che non era. Abbiamo trascorso troppo tempo a preoccuparci dei suggerimenti ricevuti dai media o a seguire segnalazioni anonime ridicole per paura che i media sentissero che non avevamo seguito delle piste. Invece di seguire i suggerimenti che sapevamo non sarebbero stati utili, avremmo dovuto cercare ogni nascondiglio a Miami Beach.

Sapevo solo che si nascondeva a Miami Beach ed è stato uno dei momenti più frustranti della mia carriera. Se ci fossimo concentrati solo sulla ricerca di nascondigli a Miami Beach lo avremmo sorpreso davanti alla casa galleggiante. Avremmo almeno dovuto catturarlo nella casa galleggiante dopo aver ricevuto le informazioni sulla barca a vela. Invece il custode della casa galleggiante aprì la porta e udì uno sparo. Penso che Cunanan avesse pensato che stesse entrando la polizia e si uccise.

Andrew Cunanan: an interview with Miami Beach Police Detective David McCue

An Italian translation is available here.

Even if twenty-two years passed since Andrew Cunanan took his life in a houseboat in Miami Beach, his case is still a very interesting one do to his eccentric character and to the media pressure it got after he killed fashion designer Gianni Versace on Ocean Drive. To better understand some of the details of the manhunt for Cunanan in Miami Beach we are today offering our readers an interview with Miami Beach Police Detective David McCue who was involved in the investigation back then and who also made a podcast on the subject.

We would like to thank David McCue for his kindness and willingness to help.




Nastro di Möbius: How was this case different from others you've investigated?

David McCue: The truth is this case was no different than most murders. Identification of Cunanan was easy and faster than most. The crime scene was small in comparison to some others. The investigation was not too complicated, most difficult work was attempting to determine a motive.

The shooting occurred on a street busy with pedestrians who witnessed the shooting and the direction he fled. Cunanan was identified very quickly because he initially fled to a parking lot after killing Versace where we found the truck he stole in New Jersey from his murder victim William Reese. The ballistics were rushed and confirmed the shell casings matched those in New Jersey and Minnesota.

In my opinion the problem was in the manhunt.


Nastro di Möbius: In your opinion, what started Cunanan's murder spree all of a sudden?

David McCue: After arriving in Minnesota he soon realized Jeff Trail and David Madson had grown tired of him and didn't want him around. I believe they had come to the realization Cunanan was a fraud and were going to expose him. What is interesting is I think a serial killer was born after killing Trail. His previous obsession was fooling people into believing he was an amazing, interesting person. After his first murder his obsession became killing.


Nastro di Möbius: In your opinion, why did he choose Versace as a victim? They had nothing in common, unless an alleged meeting some seven years before, which was very quick.

David McCue: I strongly believe he killed him for infamy. Cunanan had always wanted to be famous but that never happened. He ended up in Miami Beach after committing four murders because he knew he could blend in. After two months he ran out of money and was sleeping in the truck he stole from Reese. I believe he knew the end was near and had heard Versace was in town. That was always big news in the gay community of Miami Beach. Versace walked openly on the streets of Miami Beach so Cunanan just had to wait for his opportunity. When he saw him he approached and shot him. Versace was arguably the most famous gay man in the world. Now Cunanan was instantly infamous.

There has been talk that he shot him because Versace refused to give him money or refuge, but that is false because according to witnesses there was no conversation. There was no evidence that Versace knew Cunanan.


Nastro di Möbius: Why did he choose to hide in a houseboat (thus condemning himself to death) instead of keep running and hiding?

David McCue: After killing Versace, Cunanan fled on foot. His options were limited because he had no money or skills to steal a car or break into a locked home. He couldn't run far because news of the murder and Cunanan's photos and police were everywhere. Somehow he made his way roughly six kilometers to a small docked sailboat. He broke into the cabin and hid inside for an unknown amount of time. This area is quiet and not visited by many people, making it a good location to hide.

The owner of the sailboat was checking on it and noticed a man sitting on a nearby bench reading a Hello magazine. When the owner entered the sailboat he realized it had been broken into, and items, including his Hello magazine, were missing. That is when he realized the guy on the bench was Andrew Cunanan and he had been reading the magazine from the sailboat. When he looked up the man believed to be Cunanan was gone. When the sailboat owner reported this some investigators laughed it off thinking the owner wanted a reward.

A few days later Cunanan killed himself in the houseboat that was docked very close by. It is very obvious to me the sailboat owner was correct that Cunanan had been hiding in the sailboat and had been for most of the time he was on the run. When he watched the owner go to the sailboat he had been hiding out in he fled to the houseboat, broke into it and planned on staying there until he felt safe to leave. I do not think it was Cunanan's intention to kill himself in the houseboat. He did so when he thought he was about to be captured.


Nastro di Möbius: Was his ability of disguise a key factor in him escaping police for over two months?

David McCue: No. He hid in "plain sight", meaning the more obvious you are the less obvious you are. We believe he walked about Miami Beach freely without the worry of being captured. The Police on Miami Beach did not know who Andrew Cunanan was. Although he had killed four people when he arrived and the FBI had information he was in South Florida, they did not release his “wanted” flier to my Police Department. I feel very strongly he would have been captured before he could kill Versace if they would have.


Nastro di Möbius: What is surprising to me is that Cunanan lived a normal life for 27 years, and then turned into a killing machine and killed four people in two weeks. Do you see many cases like this in your everyday work or was he a unique case?

David McCue: This was certainly unique case beca. A fascinating psychological study.


Nastro di Möbius: Do you think it would have been possible to catch him alive? Were any mistakes made by investigators that allowed him to keep escaping?

David McCue: In order to catch him alive Cunanan would have to have been spotted by Police in an open area and be able to surprise him before he could retrieve his firearm. He definitely did not want to go to jail. I do think however that if he was caught he would have believed he could have outsmarted police and talked his way out of jail.

He was used to lying and convincing people that he was someone other than who he really was. I think he enjoyed the game and would have enjoyed it in a Police interrogation.

I feel strongly he would have been captured before killing Versace if two things would have occurred:

First. Investigators in the New York and Philadelphia area knew he was driving victim Lee Miglin's car in their area. Someone leaked the car information to the media and they broadcast the description of the car and Cunanan over the radio. It is believed Cunanan heard the radio broadcast, exited the highway and drove to the cemetery where he killed William Reese so he could change cars. I think they would have eventually spotted Cunanan in Miglin's car and apprehended him before he could make it to Miami Beach.

Second. Before Versace was killied I was working with the FBI on a task force when an agent who was tracking Cunanan asked if I would introduce him to some gay officers on Miami Beach to ask questions about a secret gay society he believed Cunanan was involved in. He wanted to ask gay officers if they knew of this secret society located in Fort Lauderdale, Florida, about 30 miles from Miami Beach. The officers he spoke with never heard of it, but did tell him if Cunanan was gay he would eventually make it to Miami Beach. When asked for a wanted flier with Cunanan's photos on it the agent refused saying he did not want Cunanan to know the FBI knew he was in South Florida and flee. The Agent was convinced Cunanan was in Fort Lauderdale but he was wrong. Cunanan hid on Miami Beach for two months. He was staying in the same Hotel most of the time and pawned gold coins using his name. Unfortunately, Police on Miami Beach did not know who he was and that he was wanted for four murders.

Sharing information within Law Enforcement Agencies has always been a big problem. Some fear another agency will make a mistake and the subject will get away, some want to be the one who makes the arrest and receives the glory.

William Reese's truck left by Cunanan in a parking garage parking garage at Collins Avenue and 13th street before killing Versace

Nastro di Möbius: Do you consider Cunanan a "serial killer" or a "spree killer"? What would the difference be between the two types of killers?

David McCue: These murders had elements of both. He likely killed Lee Miglin for money and an escape vehicle, but he took his time and tortured Miglin, and I believe he killed Versace for attention. Both of those displayed elements of psychological gratification. He killed Jeff Trail possibly out of anger and maybe to keep him quiet from revealing Cunanan was a phony, or maybe out of jealousy. We don't know if he killed David Madson out of fear he would go to the Police or if it was for a different reason. He killed Trail, Madson, Miglin and William Reese within two weeks of each other. That is consistent with a spree killer.

Did he evolve from an emotional killer who killed out of anger to someone who began to enjoy killing and transformed into a serial killer? Based on his past where he enjoyed psychological manipulation I would think so. Such an interesting case study.


Nastro di Möbius: Do you think the media pressure had an impact on the investigation? If so, a good one or a bad one?

David McCue: I think the media had a very negative impact on the manhunt for Cunanan. They were camped outside of the Police Station from the moment the murder occurred until after Cunanan was found dead in the house boat. With so much international media attention it was easy for investigators to forget we were tracking a desperate guy with no money or skills to evade us, and make him out the be a master criminal which he wasn't. We spent too much time worrying about tips the media received or chasing ridiculous anonymous tips in fear the media would hear we hadn't. Instead of following tips we knew were no good we should have been searching every hiding place on Miami Beach.

I just knew he was hiding on Miami Beach and it's one of the more frustrating moments in my career. If we had focused only on searching hiding places on Miami Beach we would have caught him before the house boat. We should at least have caught him in the house boat after we received the sailboat information. Instead a caretaker for the houseboat opened the door and heard a gunshot. I think Cunanan believed it was the Police entering and killed himself.

1 ottobre 2019

L'omicidio del medico Silvio Alfonso, Miami 17 luglio 1997

Il 17 luglio del 1997, soli due giorni sopo l'omicidio di Gianni Versace, il pediatra quarantaquattrenne Silvio Alfonso fu trovato morto nella sua casa al numero 1202 di Dove Avenue a Miami Springs. L'uomo era nato a Cuba e dopo essersi trasferito negli USA lasciò sull'isola caraibica una moglie e due figlie, ma a Miami si identificava come gay e frequentava compagnie maschili.


L'uomo fu rinvenuto steso nel proprio letto, a faccia in giù e con il materasso intriso di sangue. Il pediatra era stato legato, picchiato, strangolato e sodomizzato. Il cadavere fu trovato intorno alle 6 del mattino dopo che l'allarme suonò nella sua villa e la compagnia di vigilanza tentò di contattarlo al telefono senza ottenere risposta. La polizia arrivò alla casa dell'uomo trovandolo morto.

Considerando che l'uomo apparteneva alla comunità gay e che le modalità del suo omicidio corrispondono in parte a quelle di Lee Miglin, ucciso da Andrew Cunanan il 4 maggio del 1997, sulle prime i sospetti caddero proprio sullo spree killer che aveva ucciso anche Gianni Versace. Ad intensificare i sospetti fu anche la testimonianza oculare di un vicino di casa di Alfonso che riportò di aver visto un uomo con caratteristiche fisiche simili a Cunanan scappare dalla casa di Alfonso. Inoltre dalla casa del medico furono rubati 176.000$. Tuttavia la BMW M3 del medico non fu toccata dall'assassino che la lasciò nel vialetto di ingresso della villa, mentre Cunanan già in tre occasioni aveva rubato il veicolo delle proprie vittime.

Nonostante le speculazioni iniziali, già nella sera del 17 luglio la polizia chiarì che l'omicidio di Silvio Alfonso non era opera di Andrew Cunanan perché gli investigatori trovarono nelle vicinanze dell'abitazione di Alfonso un cercapersone che era stato perso dall'assassino. Il dispositivo indirizzò le indagini verso il ventottenne Yosvany Hernandez, pescatore d'alto mare che aveva conosciuto Alfonso anni prima quando gli aveva venduto del pesce.

Il numero 1202 di Dove Avenue, Miami Springs

Quando Hernandez fu raggiunto a casa sua dalla polizia indossava l'orologio e un bracciale appartenenti a Silvio Alfonso e aggredì il poliziotto che lo stava arrestando fino a lacerargli i vestiti. Dopo l'arresto un portavoce della polizia di Miami commentò alla stampa "every killing in Miami is not the work of Andrew Cunanan" ("non tutti gli omicidi di Miami sono opera di Andrew Cunanan").

La difesa di Hernandez tentò di sostenere che Alfonso era morto durante un gioco erotico finito male, ma la giuria stabilì invece che si trattò di omicidio condannando Hernandez all'ergastolo nel febbraio del 2000.



Fonti:

17 settembre 2019

Andrew Cunanan: intervista all'ex agente speciale dell'FBI Peter Ahearn

L'originale in inglese è disponibile qui.

Nel 1997 lo spree killer Andrew Cunanan uccise cinque persone nell'arco di tre mesi; dopo aver ucciso il suo amico Jeff Trail con un martello, uccise altre quattro persone con un'arma da fuoco e l'ultima delle sue vittime fu lo stilista Gianni Versace. Per capire meglio le motivazioni di Cunanan e alcuni dettagli sull'investigazione, offriamo oggi ai nostri lettori un'intervista a Peter Ahearn, ex agente speciale responsabile dell'ufficio dell'FBI di San Diego che coordinò le attività dell'FBI in loco.

Ringraziamo Peter Ahearn per la sua cortesia e disponibilità.




Nastro di Möbius: In cosa questo caso è diverso dagli altri su cui hai indagato?

Peter Ahearn: Dal punto di vista investigativo, non lo è molto. Era il tipico caso di un fuggitivo. Ogni giorno negli Stati Uniti ci sono circa 25.000 fuggitivi, alcuni molto pericolosi, altri meno.

La frenesia mediatica non era una novità, una volta che un caso di questo tipo diventa noto. Internet era un fenomeno nuovo, non avevamo social media e se questo caso accadesse oggi, probabilmente sarebbe stato catturato prima. Questo caso è stato esasperato quando è stata assassinata una celebrità, in assenza di ciò sarebbe stata una normale caccia a un fuggitivo. Fino a quel momento, si trattava di un'indagine per omicidio da parte delle autorità locali. Una volta scoperto che Cunanan era fuggito dal Minnesota, iniziò una normale caccia all'uomo federale.

Ad esempio, la prima settimana che arrivai a Buffalo, iniziò una sequenza locale di omicidi. L'individuo, Frank Murphy, uccise quattro familiari e degli amici e scappò. Il timore che potesse uccidere di nuovo mi ha consentito di inserirlo nella Top Ten dei ricercati dell'FBI. Il giorno in cui lo avremmo dovuto annunciare fu catturato. Il suo motivo: denaro, droghe e odio verso la sua famiglia. Ti ricorda Cunanan? Cunanan, dopo aver iniziato con il suo primo omicidio, si fissò e uccise Versace, e questo trasformò una persona emotivamente motivata, con un trauma psicologico e malato di mente in un assassino in fuga con la missione di uccidere Versace.


Nastro di Möbius: Secondo la tua opinione, cosa ha scatenato la follia omicida di Cunanan all'improvviso?

Peter Ahearn: Questa domanda rimane insoluta e non ha mai avuto risposta come sai, e molte teorie dettate dal buon senso sono state smentite. Non essendo uno psicologo o uno scienziato del comportamento queste sono mie supposizioni. Credo che fosse mentalmente instabile, con l’aggravante di aver finto di essere una persona di cui non riusciva a tenere il passo. Denaro, droga, paranoia, personalità narcisista e fallimenti precedenti della famiglia portarono a un punto in cui non poteva accettare rifiuti e dovette ammettere il fallimento di tutto quello che aveva voluto o pensato di poter ottenere. Ciò è culminato nel suo viaggio in Minnesota.

Lui usava le persone: famiglia, amici, altri che non conosceva nemmeno bene. Credo che tutto questo lo abbia fatto scattare e abbia dato inizio alla sua follia omicida che iniziò con delle persone che aveva vicine e che si evolse fino alla morte di due persone, tra cui Versace, con cui non aveva legami.


Nastro di Möbius: Secondo te, perché scelse Versace come vittima? Non avevano nulla in comune, se non un presunto incontro sette anni prima, che fu molto breve.

Peter Ahearn: La chiave di questa risposta è la salute mentale. Era un disastro ambulante, una bomba a orologeria. Costruita nel corso degli anni. Per anni si è concentrato su questo rapporto immaginario con Versace, dopo aver compiuto il suo primo omicidio, era prevedibile che Versace sarebbe stato un suo obiettivo chiave. Nella sua mente incolpava Versace di tutti i suoi fallimenti.

Dopo aver ucciso i due che conosceva, ha cominciato a concentrarsi sul suo obiettivo ambito, Versace. La domanda è, dopo aver ucciso il suo amante e amico, fu allora che decise di andare alla ricerca di Versace e della sua ingiusta vendetta? O ha aveva in mente questo fin dall'inizio? Sono convinto che il primo omicidio sia avvenuto solo sulla base del suo carattere esplosivo, visto che ha usato un martello per uccidere nell'appartamento. Non era certo premeditato, ma non importa, è iniziato lì.

Credo che si sia evoluto dopo aver ucciso Trail, usando un martello, e rubando la sua pistola. Era troppo tardi, non poteva tornare indietro e iniziò la sua follia, alla fine fissandosi su Versace. Come sai, aveva anche una cosiddetta "hit list" di celebrità famose, tutte contattate dall'FBI per avvertirle delle preoccupazioni che l'FBI aveva con Cunanan in libertà. Non esisteva un elenco di cui io fossi a conoscenza, ma l'elenco proveniva da interviste degli investigatori ad amici di Cunanan, il che portava alla necessità di avvisare chiunque Cunanan menzionasse di conoscere o di voler conoscere, o che avesse minacciato parlando con gli amici.


Nastro di Möbius: Per quanto sai, perché scelse di nascondersi in una casa galleggiante (condannandosi alla morte) invece di continuare a scappare e nascondersi?

Peter Ahearn: Credo che l'abbia scelto perché era una struttura isolata, non un hotel che lo avrebbe esposto al rischio di essere identificato mentre le autorità lo braccavano dopo aver verificato che era ancora nella zona. E di sicuro credo che il suo piano fosse di continuare a scappare. Non scelse la casa galleggiante come propria ultima sede, successe così e basta. La sua scelta non lo condannò affatto a morte certa.

Credo che si sia ucciso con uno degli ultimi proiettili che aveva nella pistola. Se avesse deciso di non suicidarsi mentre la polizia entrava in casa per verificare se fosse lì, la polizia avrebbe tentato di gestire la situazione e arrestarlo vivo. Aveva tre opzioni: uccidersi, arrendersi o morire in quello che viene chiamato “suicidio da poliziotto”; puntare la pistola contro la polizia o combattere con i pochi colpi rimasti. Non sono state trovate altre munizioni se non quelle che aveva nella pistola, se non ricordo male. Questo per me è da attribuire alla sua mancanza di pianificazione una volta che era in fuga.


Nastro di Möbius: Come ha potuto nascondersi in bella vista per così tanto tempo prima di uccidere Versace?

Peter Ahearn: Come sottolineato sopra, in ogni momento ci sono 25.000 fuggitivi che sfuggono alla cattura. Questo è un grande paese, un grande mondo e contrariamente a quello che molti pensano non è facile trovare qualcuno che non vuole essere trovato. Bin Laden è un buon esempio. Eric Rudolph il bombardiere olimpico, Whitey Bulger e potrei continuare all'infinito.

C'è un vecchio modo di dire nelle indagini che mi piace e che dice: "Preferisco essere fortunato piuttosto che bravo ogni giorno della settimana". Con l'avvento dei social media e internet, i dati vengono digitalizzati e resi disponibili, è un po' più difficile nascondersi da fuggitivo, ma dipende anche dalle risorse assegnate alla caccia al fuggitivo e dalle risorse che il fuggitivo ha a sua disposizione.

Gli US Marshals (USMS) sono i principali cacciatori di fuggitivi negli Stati Uniti e sono eccezionali. Le autorità locali e statali, con l'assistenza degli USMS, sono i primi responsabili nella giurisdizione locale, ma una volta che una persona esce dallo stato, gli USMS prendono il controllo di solito. L' FBI caccia ancora i fuggitivi ma in base alla minaccia che la persona pone, l'FBI reagisce di conseguenza. Dall’11 settembre le risorse sono state redistribuite e l'FBI non è così profondamente coinvolto oggi come lo era in precedenza nelle questioni di fuggitivi federali.

Con Cunanan, le autorità dell'FBI, della Pennsylvania e del New Jersey avevano finalmente individuato Cunanan nell'area di Filadelfia, ma le informazioni erano state sentite da qualcuno dalla radio della polizia locale e diffuse nei notiziari. Ciò ha permesso a Cunanan di eludere la cattura e lo ha portato a rubare il pick-up di William Reese, ucciderlo e guadagnare più tempo.


Nastro di Möbius: La sua capacità di travestirsi è stata un fattore chiave nell'essere riuscito a sfuggire alla polizia per più di due mesi?

Peter Ahearn: Non credo che sia stata la chiave che gli ha permesso di fuggire. Sicuramente ci sono state alcune piste importanti che le autorità della Florida si sono perse. Dopo aver capito che c’era una caccia all'uomo e che era braccato ha dovuto adeguarsi al gioco di scappare ed essere più cauto. Credo che la sua capacità di cambiare il proprio aspetto, anche se in minima parte, non gli abbia reso le cose facili come invece hanno fatto i moltissimi avvistamenti fasulli che hanno portato gli investigatori a fare una caccia ai fantasmi.


Nastro di Möbius: Ciò che trovo sorprendente è che Cunanan ha vissuto una vita normale per 27 anni, e poi si è trasformato in una macchina mortale e ha ucciso quattro persone in due settimane. Vedi molti casi di questo tipo nel tuo lavoro abitualmente o è un caso unico?

Peter Ahearn: Assolutamente, ne ho visti molti, in particolare uno a Buffalo, Frank Murphy che ho già menzionato. Cunanan era uno spree killer, non un serial killer. Lo spree killer si innesca per un solo evento di solito e poi si rende conto che non puoi tornare indietro e rimediare all'incidente, quindi vive in preda ai rancori, all'odio di persone specifiche o di qualsiasi persona in cui si imbatte, fino a quando non si arrende, si suicida o viene ucciso dalla polizia. Di solito compiono i loro omicidi in un breve lasso temporale, magari non un paio di giorni, ma fino a qualche mese.

Dopo Versace, Cunanan non ha più ucciso. Perché? Non ha incontrato qualcuno che lo minacciasse di denunciarlo o identificarlo, o lo avrebbe ucciso. Sono sicuro che ci sian ex spree killer tuttora in fuga. Ad esempio, se quando ha fatto irruzione nella casa galleggiante vi avesse trovato delle persone, non ho dubbi che li avrebbe uccisi. Temo che non lo sapremo mai.


Nastro di Möbius: Pensi che sarebbe stato possibile catturarlo vivo? Sono stati fatti errori che gli hanno permesso di continuare a scappare?

Peter Ahearn: Sono sicuro che sono stati fatti errori, ci sono sempre errori in ogni indagine. Dopo un'indagine così grande, c'è sempre una revisione di quello un investigatore avrebbe fatto, avrebbe dovuto fare e ciò che ha fatto. “Si fanno cazzate” potremmo dire.

Ricorda, la fortuna gioca un ruolo enorme in un'indagine, in ogni caso di cui mi sono occupato o che ho supervisionato ci sono stati errori, grandi e piccoli. E il 98% ha avuto risultati investigativi eccezionali. Non tutti hanno avuto successo per molte ragioni, come errori umani o questioni procedurali. La natura delle indagini è molto simile a quella di un giornalista che insegue la propria inchiesta.

Maureen Orth ha definito il caso di Cunanan “la più grande caccia all'uomo fallita nella storia dell'FBI”. Ne dubito. Ce ne sono state molte altre nella storia dell'FBI. Succede. E ce ne saranno altre. L'FBI non è perfetto, è dannatamente vicino all'esserlo, ma non perfetto. Questo non è stato un caso perfetto in nessun modo, ma dal punto di vista storico non è stato insolito.

Chiudo questi commenti aggiungendo che queste sono le mie opinioni e non commenti ufficiali dell'FBI. Come agente speciale responsabile dell'ufficio dell'FBI di San Diego, ho coordinato l’attività dell’FBI in loco. La maggior parte della nostra indagine è stata di supporto ad altre divisioni dell'FBI durante la caccia all'uomo. Abbiamo condotto interviste ai familiari, amici, obiettivi presunti delle minacce di Cunanan, ecc. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la comunità LTGBQ per via dei timori interni alla comunità che Cunanan stesse tornando a San Diego per uccidere coloro con cui voleva regolare i conti. Abbiamo partecipato alle riunioni della comunità, incontrato i capi della comunità LTGBQ, affrontato le domande della stampa, lavorato con la madre di Cunanan per comprendere le motivazioni e la storia di Andrew e per aiutarla a gestire la lente mediatica sotto cui si trovava.

Ogni giorno supervisionavo le telefonate di tutti gli uffici dell'FBI che partecipavano direttamente alle indagini: San Diego, Los Angeles, il quartier generale, Minneapolis, Chicago, Filadelfia e Miami. Quindi, non ho approfondito tutti gli aspetti dell'indagine e non posso giudicare gli errori commessi su dati di fatto, ma mi baso solo su ciò che ho letto nell'interpretazione mediatica dei fatti.

Nel complesso, è stata una totale tragedia data la morte delle persone coinvolte, la salute mentale di Cunanan e la sua personalità. Siamo fortunati che non siano state perse più vite, ancora una volta, la fortuna è la parola chiave.

Andrew Cunanan: an interview with former FBI Special Agent Peter Ahearn

An Italian translation is available here.

In 1997 spree killer Andrew Cunanan killed five people in a three month span; after killing his friend Jeff Trail with a hammer, he killed four other people by firearm and the last of his victims was fashion designer Gianni Versace. To better understand Cunanan's motives and some details about the investigation, we offer today our readers an interview with Peter Ahearn, former FBI Assistant Special Agent in Charge of the FBI San Diego office who coordinated the FBI response there.

We would like to thank Peter Ahearn for his kindness and willingness to help.




Nastro di Möbius: How was this case different from others you've investigated?

Peter Ahearn: From an investigative perspective, not much. It was a typical fugitive case. Realize, on any given day in the U.S. there are 25,000 or so fugitives on the run, some very dangerous, some not so.

The media frenzy was nothing new, once a case of this nature becomes publicly socialized. Remember, the internet aspects were new, we did not have social media per se, and had this case been happening today, probably would have led to an earlier apprehension. The nature of this case escalated when a noted celebrity was murdered, absent that, this would have been a normal fugitive hunt. Until that time, this was a homicide investigation by local authorities. Once they found Cunanan had fled Minnesota, a standard manhunt for a fugitive began from a federal perspective.

As an example, the first week I arrived in Buffalo, NY, we had a local homicide spree killing begin. The individual, Frank Murphy, killed four family members and friends and went on the run. Concerns he would kill again enabled me to place him on the FBI Top Ten list. The day we were to announce it, he was captured. His motive: money, drugs and hate of his family. Does it sound like Cunanan? Cunanan, once he began with his first kill, eventually fixated on and killed Versace, making an emotionally motivated, psychologically broken and mentally ill person become a murderer on the run with a mission to kill Versace.


Nastro di Möbius: In your opinion, what started Cunanan's murder spree all of a sudden?

Peter Ahearn: That question remains today and has never been answered as you know and several conventional wisdom theories have been thoroughly debunked. Not being a trained or certified behavior scientist or phycologist, this is sheer speculation on my part. I believe his mental stability was questionable, compounded by years of a persona he could not keep up with. Money, drugs, paranoia, narcissistic personality and historical family failures, led to a point where he could not take rejection and recognized failure of all he had wanted or thought he could achieve. This culminated in his Minnesota visit.

He was a user of people: family, friends, people he did not even know well. I thoroughly believed all this led up to him snapping and beginning what became a spree of killings starting with his close relationships that evolved into deaths of two people, Versace included, who he really had no social relationship.


Nastro di Möbius: In your opinion, why did he choose Versace as a victim? They had nothing in common, unless an alleged meeting some seven years before, which was very quick.

Peter Ahearn: The key to that answer is mental health. He was a walking disaster, a ticking time bomb. It would build and build over years. All the years he focused himself on this fictional relationship with Versace, once he did his first killing, it was understandable Versace was a key target of his. In his mind he blamed Versace for all of his failures.

Once he murdered those he knew, he began to focus on his evolved target, Versace. The question is, once he killed his lover and friend, did he then decide to go on the spree looking for Versace and unattributed vengeance? Or did he start with that in mind? I firmly believe the initial killing just happened based on his explosive temper, noting he used a hammer in the apartment, to do the killing. Not sure premeditated when he arrived, but does not matter, it began there.

I believe it evolved once he killed Trail, using a hammer, stealing his gun. Then it was too late, he could not go back and began his spree, ultimately fixating on Versace. As you know, he also had a so called “hit list” of noted celebrities, all contacted by the FBI to warn them of the concerns the FBI had with Cunanan on the run. There was no list I know of, but the list came from investigative interviews of friends of Cunanan, leading to the need to advise anyone Cunanan mentioned he knew or wanted to know, or threatened in conversations with friends.


Nastro di Möbius: As far as you know why did he choose to hide in a houseboat (thus condemning himself to death) instead of keep running and hiding?

Peter Ahearn: I believe he chose it because it was self-contained, not a hotel exposing him to being identified as authorities were closing in having verified he was still in the area. And for sure I believe his plan was to continue to run. He did not pick the houseboat for his final stand, it just happened. His choice did not at all condemn himself to certain death.

He killed himself with I believe one of the last bullets in his gun. Had he opted not to kill himself as police entered the house to investigate if he was there, police would have attempted to contain the situation and apprehend him alive. He had three options: kill himself, give up or die in what would be called suicide by cop; point the gun at police or engage in confrontation with the few rounds he had left. No other ammunition was found than what was in the gun if I recall correctly. That to me goes to his lack of planning once he went on the run.


Nastro di Möbius: How come he was able to hide in plain sight for such a long time before killing Versace?

Peter Ahearn: As pointed out above, at any one time there are 25,000 fugitives evading capture. This is a big country, a big world and aside from what many thinks, it is not easy to find someone who does not want to be found. Bin Laden is a good example. Eric Rudolph the Olympic bomber, Whitey Bulger, and I could go on and on and on.

There is an old investigative saying that I like: “I would rather be lucky than good any day of the week”. With the advent of social media, the internet, records being digitized and available, it is a bit harder to hide as a fugitive, but also, it depends on the resources allocated to a fugitive hunt and the resources a fugitive can have at his or her disposal.

The US Marshals (USMS) are the primary fugitive hunters in the U.S. and they are exceptional at it. State and local authorities, with USMS assistance, are the primary ones in local jurisdiction, but once a person runs out of state, the USMS take the lead for the most part. The FBI still hunts fugitives but based on the threat that person dictates, the FBI react accordingly. Since 9/11, resources have been redirected and the FBI is not as deeply involved today as they were pre-911 in all federal fugitive matters.

With Cunanan, the FBI, Pennsylvania and NJ authorities had finally pinpointed Cunanan in the Philadelphia area but the information was overheard by median monitoring local police radio and reported on air. This enabled Cunanan to evade capture and lead him to steal the truck of William Reese, killing him and buy more time.


Nastro di Möbius: Was his ability of disguise a key factor in him escaping police for over two months?

Peter Ahearn: I do not believe it was a key to him escaping and evading. Granted, there were some key leads missed by authorities in Florida. His realization that a manhunt was underway and closing in made him up his game so to speak to evade and be more cautious. I am sure his evasion by changing his looks, although minimally, did not make it easy as well as the many, many sightings of him that were not factual led investigators on wild goose chases.


Nastro di Möbius: What is surprising to me is that Cunanan lived a normal life for 27 years, and then turned into a killing machine and killed four people in two weeks. Do you see many cases like this in your everyday work or was he a unique case?

Peter Ahearn: Absolutely I have seen several, noting one above in Buffalo, Frank Murphy that I’ve already mentioned. Cunanan was a spree killer, not at serial killer. The spree killer is triggered by a sole event mostly and then realizing you cannot go back and change the incident, goes about then taking care of grudges, hate of specific people, hate of any person they run into, until they are stopped, give up or kill themselves or killed by police. Short period of killing time is associated with a spree killer, maybe not a day or two, could be a few months.

After Versace, Cunanan did not kill again. Why? He did not run into a threat to turn him in or identify him, or maybe he would have killed. I am sure there are former spree killers that are fugitive to this day. For example, if he broke into the houseboat and people were there, I have no doubt he would have killed them. We will never know, I guess.


Nastro di Möbius: Do you think it would have been possible to catch him alive? Were any mistakes made by investigators that allowed him to keep escaping?

Peter Ahearn: I am sure mistakes were made, there always are mistakes in any investigations. After an investigation of magnitude, there is some type of after-action review such as what investigators would have done, should have done and did. “Shit happens” as one could say.

Remember, luck plays a huge role in an investigation, every case I ran or oversaw had mistakes, big ones and little ones. About 98% of them had exceptional investigative results. Not all succeeded for many reasons, such as human failures or procedural issues. The nature of investigations is much like a reporter chasing a story.

Maureen Orth called Cunanan’s case the “largest failed manhunt in FBI history”. I take issue with that for sure. There have been several other over the history of the FBI. It happens. And there will be more. The FBI is not perfect, damn close I will say, but not perfect. This was not a perfect case in any sense, but not an unusual one historically.

I close these comments adding these are my opinions and not official FBI comments. As the FBI Assistant Special Agent in Charge of the FBI San Diego office, I coordinated the FBI response there. Most of our investigation supported the rest of the FBI divisions during the manhunt. We conducted leads for interviews of family, friends, perceived targets of Cunanan’s so-called threats, etc. We dealt closely with the LTGBQ community given the fear within the community Cunanan was coming back to San Diego to kill those he may have wanted to settle unknown scores with. We attended community meetings, met with LTGBQ leadership, dealt with press inquiries, worked with Cunanan’s mother to understand Andrew’s motive, history and, helped her deal with the microscope of media she was under.

Daily I oversaw the phone conference calls with all FBI offices having direct investigation participation: San Diego, Los Angeles, FBIHQ, Minneapolis, Chicago, Philadelphia and Miami. So, I was not deep into all aspects of the investigation, so I cannot judge factually any mistakes made, only based on what I read from media interpretation of facts or so-called facts.

Overall, this was a complete tragedy given the deaths of those involved, the mental health of Cunanan and his persona. We are lucky more lives were not lost, again, luck being the operative word.

7 agosto 2019

La teoria del complotto degli Uomini in Nero

Secondo una popolare teoria della cospirazione, un gruppo di agenti di una non meglio identificata agenzia governativa americana si presenterebbe dopo ogni avvistamento alieno allo scopo di spaventare i testimoni e costringerli al silenzio. Questi personaggi misteriosi sono riconoscibili solo per il fatto di indossare occhiali da sole e vestiti neri, guidano auto americane rigorosamente nere e proprio per queste caratteristiche sono noti come Uomini in Nero, o Men in Black in inglese.


La prima menzione a questi fantomatici personaggi risale al 1947, in quello che viene definito l'Incidente di Maury Island. Il 21 giugno del 1947 due uomini chiamati Fred Crisman and Harold Dahl raccontarono al giornalista Kenneth Arnold (il quale già in precedenza aveva asserito varie volte di aver avvistato oggetti volanti non identificati) di essere dei pattugliatori della guardia costiera e che la loro barca nelle vicinanze di Maury Island, isoletta nello stretto di Puget nello stato di Washington, fu avvicinata da sei dischi volanti. Secondo il racconto, da uno di questi colò del metallo bianco liquido, simile ad alluminio, che uccise il cane che era con loro e ferì a un braccio il figlio di Dahl. Il giorno dopo Dahl sarebbe stato raggiunto a casa da un uomo vestito di nero, che arrivò su una Buick e lo invitò a fare colazione in un locale poco lontano. L'uomo, che Dahl immaginò essere un agente governativo, minacciò lo stesso Dahl intimandogli il silenzio e promettendo ritorsioni contro la sua famiglia se avesse rivelato cosa aveva visto il giorno prima.

Dahl e Crisman raccontarono la propria storia ad altre testate locali, fino a quando anche l'FBI indagò sull'accaduto. Gli agenti conclusero che il racconto dei due uomini era falso, che il metallo rinvenuto sull'imbarcazione era banalmente alluminio e che i due erano solo dei mitomani in cerca di attenzione. Secondo alcune ricostruzioni i due agenti dell'FBI sarebbero morti in circostanze misteriose in un incidente aereo durante il loro ritorno in California. Tuttavia tra le indagini del Civil Aeronautics Board (l'ente che indagava sui disastri nei trasporti e che fu sostituita dall'NTSB nel 1967) non vi è traccia di tale incidente.

La storia di Dahl sulla visita dei Men in Black fu riportata anche da altri autori di ufologia come Raymond Palmer che ne scrisse nel libro The Coming of the Saucers del 1952 (realizzato in collaborazione con Kenneth Arnold), e Gray Barker nel libro They Knew Too Much About Flying Saucers del 1956.

Il libro di Barker riporta anche che l'ufologo Albert Bender indagò privatamente su quanto accaduto a Harold Dhal e in seguito fuavvicinato più volte da uomini in abiti neri che gli intimarono di interrompere le proprie ricerche. Bender scrisse anche un proprio libro nel 1962 intitolato Flying Saucers and the Three Men in cui narrò le proprie esperienze con i Men in Black, dando così spunto ad altri autori che lo hanno seguito nel propagare questa leggenda.

A seguito di queste e altre segnalazioni fu istituita una commissione di inchiesta guidata dal matematico, fisico, cosmologo e consulente della CIA Howard Robertson. La commissione, nota come Robertson Panel, stabilì che nessuno dei presunti avvistamenti di UFO aveva riscontri sufficienti da lasciar supporre che ci fosse una minaccia per la nazione. I Men in Black, pertanto, semplicemente non sono mai esistiti. Tuttavia il rapporto offre una possibile spiegazione alle visite degli Uomini in Nero: dice infatti il documento che durante le indagini alcuni agenti dell'FBI tentarono di scoraggiare i gruppi di indagine non ufficiali dal proseguire la loro attività perché avrebbero potuto influenzare la credulità popolare, diffondere il panico, e suggestionare la popolazione la punto da aumentare le segnalazioni di UFO che non corrispondevano al vero.

Se questa può essere una delle spiegazioni del perché alcuno ufologi hanno raccontato di essere stati raggiunti da misteriosi Uomini in Nero, ce ne sono sicuramente anche altri. Nel 1967 ad esempio, l'Aeronautica Militare degli Stati Uniti diffuse un'informativa verso i servizi segreti sull'esistenza di impostori che millantavano di essere agenti governativi per scoraggiare le indagini di gruppi indipendenti sugli UFO. Oltre a queste due possibili spiegazioni, resta il fatto che alcuni avvistamenti di Men in Black sono sicuramente inventate di sana pianta, per vendere qualche copia in più di libri o giornali.

Le presunte visite dei Men in Black, sono quindi ad oggi del tutto aneddotiche, così come lo sono gli avvistamenti di UFO o di extraterrestri sulla Terra. La teoria del complotto degli Uomini in Nero, comunque, non regge nemmeno al rigore critico. Nessun sostenitore di questa teoria, ad esempio, ha mai spiegato perché il governo americano dovrebbe voler tenere sotto segreta la presenta di oggetti volanti extraterrestri, a meno di non voler credere che il governo degli USA sia colluso con gli UFO. Inoltre non si capisce perché i presunti Men in Black debbano vestirsi tutti allo stesso modo da più di settant'anni, così da risultare facilmente riconoscibili.



Fonti aggiuntive:

5 agosto 2019

Cosa dice il manifesto dell'attentatore di El Paso

Il 3 agosto del 2019 il ventunenne Patrick Wood Crusius ha aperto il fuoco in un centro commerciale Walmart di El Paso, al confine tra il Messico e il Texas, uccidendo venti persone e ferendone ventisei. Poco prima di compiere l'attentato, Crusius ha postato un manifesto in cui anticipava le proprie azioni spiegandone i motivi sul forum online 8chan, che Google non indicizza più dal 2015 per via dei suoi contenuti incontrollati.


La conoscenza dei contenuti del manifesto è importante per capire quanto siano deliranti e pericolose le idee degli estremisti di destra e che i terroristi sostenitori di queste ideologie sono pericolosi tanto quanto quelli di estrema sinistra o quelli islamici.

Il manifesto inizia con una sezione intitolata About Me, in cui l'uomo esprime il proprio sostegno agli attentatori di Christchurch, in Nuova Zelanda, del 15 marzo e spiega come il suo odio nei confronti degli ispanici sia nato dopo aver letto The Great Replacement, testo complottista del 2011 dell'autore francese Renaud Camus secondo cui le popolazioni africane starebbero sostituendo la razza bianca in Europa. Le due successive sezioni sono intitolate Political Reasons e Economic Reasons e spiegano le motivazioni politiche ed economiche dietro alla sparatoria.

Nelle motivazioni politiche, Crusius sostiene che l'invasione ispanica nel sud degli USA è inarrestabile con mezzi pacifici e che, se questa non viene bloccata, gli Stati Uniti si troveranno ad avere un solo partito, cioè quello Democratico, perché secondo Crusius gli immigrati stanno compiendo un vero colpo di stato (coup, nel testo originale). Crusisus incolpa dell'invasione delle non meglio identificare corporazioni (corporations, nel testo originale) che sarebbero sostenute anche da alcune frange del Partito Repubblicano. Il terrorista scrive inoltre che il partito Repubblicano è responsabile anche in quanto non intende bloccare l'invasione, ma è comunque preferibile al partito Democratico perché vorrebbe almeno limitarla.

Per quanto riguarda le motivazione economiche Crusius sostiene che gli invasori (invaders, nel testo originale) causeranno povertà e disoccupazione poiché gli immigrati svolgeranno lavori che sottrarranno agli americani. E se gli attuali immigrati possono svolgere solo lavori non qualificati, i loro figli avranno accesso allo studio e potranno svolgere anche lavori qualificati, considerando anche che gli ispanici hanno tassi di natalità molto alti. Crusius dice anche che l'immigrazione peggiorerà uno dei problemi della nostra era, ovvero l'automazione nell'industria. Secondo il terrorista l'automazione sarà utile per eliminare la necessità di immigrati per svolgere lavori di basso livello, ma al contempo costringerà gli americani a doversi preparare per lavori più qualificati e quindi ad indebitarsi per studiare, così da causare ulteriore povertà. La povertà porterà quindi a rivolte da parte delle classi che si troveranno a essere meno abbienti. Su questo tema il terrorista incolpa entrambi i partiti, in quanto colpevoli di sostenere i visti per motivi di lavoro. In ultimo secondo Crusius la riduzione delle popolazione negli USA ridurrebbe anche l'inquinamento perché porterebbe a un contenimento delle produzione industriali. L'autore conclude il capitolo dicendo che la vita degli americani diventerà più sostenibile se si riesce a ridurre sufficientemente la popolazione.

Nella sezione successiva, intitolata Gear, Crusius descrive le armi che intende usare per l'attentato. Nella seguente, intitolata Reaction, dice di voler dare con l'attentato che sta per compiere un incentivo agli ispanici per tornare nelle loro terre in modo da ridurne il numero e da far capire alle corporazioni che gli americani non li vogliono.

Nell'ultima sezione intitolata Personal Reasons and Thoughts scrive che il futuro che intendeva per sé probabilmente è stato cancellato perché l'automazione gli sta togliendo il lavoro e gli ispanici stanno prendendo il controllo del Texas per modellarlo in base ai loro interessi. Cruisus non si sente colpevole per ciò che sta per fare perché considera il proprio un gesto di conservazione. Si dice contrario anche alla mescolanza delle razze e sostiene che la separazione fisica sia l'unico modo per prevenirla.

In ultimo l'attentatore dice di essere sicuro della propria morte, ma di essere onorato di essere il primo a guidare la rivolta della propria nazione.

3 luglio 2019

Testo integrale dell'ordinanza di scarcerazione di Carola Rackete del GIP di Agrigento

Nota: pubblichiamo di seguito il testo integrale dell'ordinanza del GIP di Agrigento sulla scarcerazione di Carola Rackete, capitana della nave Sea Watch 3 e arrestata a Lampedusa il 29 giugno 2019. Il testo originale è disponibile qui.



N. 3169/19 R.G.N.R.
N. 2592/19 R.G.GIP

TRIBUNALE Dl AGRIGENTO
Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari

ORDINANZA SULLA RICHIESTA Dl CONVALIDA Dl ARRESTO E Dl
APPLICAZIONE DELLA MISURA CAUTELARE
- art. 391, in relazione agli artt. 272 e ss. c.p.p. -

Il Giudice per le Indagini Preliminari, dott. Ssa Alessandra Vella,

letta la richiesta del pubblico ministero, depositata il 30 giugno 2019 h. 21.33, di convalida del  provvedimento di arresto eseguito dalla Guardia Di Finanza di Lampedusa, e di contestuale applicazione della misura cautelare del divieto di dimora in provincia di Agrigento, nei confronti di RACKETE Carola, nata 1'8 maggio 1988 a Preetz Kreis Plon (Germania) - elettivamente domiciliata presso il difensore di fiducia Avv. Leonardo MARINO, del Foro di Agrigento;

difesa di fiducia dagli Avv. Leonardo MARINO, del Foro di Agrigento, e Avv. Alessandro GAMBERINI, del Foro di Bologna;
detenuta in regime di arresti domiciliari in Agrigento, via Dante n. 63, presso l'abitazione della Sig.ra Angela Parisi

INDAGATA

1) in relazione al delitto di cui all'art. 1100 cod. nav. perché, quale Comandante della motonave Sea Watch 3 nr. IMO 7302225, MMSI 244140096, Callsign PE 7098 (con lunghezza fuori tutto di m. 50,33 e larghezza di m. 11,58 con dislocamento di 1.371 tonnellate), compiva atti di resistenza e di violenza nei confronti della nave da guerra "Vedetta V.808" della Guardia di Finanza (con dislocamento di 1 7,5 tonnellate). In particolare,

  1. dopo aver reiteratamente ricevuto via radio dalla Guardia di Finanza l'ordine di fermare il moto non essendo autorizzata all 'ingresso nel porto di Lampedusa - ed essendo poi stata avvicinata dalla vedetta V. 808 della Guardia di Finanza, con attivazione dei segnali previsti dal Codice Internazionale per farla desistere dall'ingresso in porto, intraprendeva manovre evasive ai reiterati ordini di alt imposti dalla vedetta, azionando i motori di bordo ed indirizzando la rotta verso il porto;
  2. quindi, dopo aver fatto accesso al porto, si dirigeva verso la banchina del molo commerciale, già occupata dalla vedetta V.8()8 ivi ormeggiata con lampeggianti e luci di navigazione accese, fino ad urtare con la propria fiancata di sinistra il fianco sinistro della motovedetta, che veniva compressa tra la motonave Sea Watch 3 e la banchina.

Fatto commesso in Lampedusa il 29 giugno 2019.

2) in relazione al delitto di cui all'art. 337 c.p., perché, quale Comandante della motonave Sea Watch 3 nr. IMO 7302225, MMS/ 244140096, Calisign PE7098, usava violenza per opporsi ai pubblici ufficiali presenti a bordo della vedetta V.808 della Guardia di Finanza mentre compivano atti di polizia marittima. In particolare:

  1. dopo aver reiteratamente ricevuto via radio dalla Guardia di Finanza l'ordine di fermare il moto - non essendo autorizzata all 'ingresso nel porto di Lampedusa - ed essendo poi stata avvicinata dalla vedetta V. 808 della Guardia di Finanza, con attivazione dei segnali previsti dal Codice Internazionale (sequenza di lampi luminosi effettuata col faro di bordo) per farla desistere dall'ingresso in porto, intraprendeva manovre evasive ai reiterati ordini di alt imposti i dalla vedetta, azionando i motori di bordo ed indirizzando la rotta verso il porto;
  2. quindi, dopo aver fatto accesso al porto, si dirigeva verso la banchina del molo commerciale, già occupata dalla vedetta V.808 ivi ormeggiata con lampeggianti e luci di navigazione accese, fino ad urtare con la propria fiancata di sinistra il fianco sinistro della motovedetta, che veniva compressa tra la motonave Sea Watch 3 e la banchina.

così opponendo resistenza all 'equipaggio della vedetta V. 808 della Guardia di Finanza Fatto commesso in Lampedusa il 29 giugno 2019.

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OSSERVA
PREMESSA
Il fatto contestato all'indagata Carola Rackete non può essere atomisticamente esaminato, ma deve essere vagliato unitamente ed alla luce di ciò che lo precede, ossia il soccorso in mare e gli obblighi che ne scaturiscono.
In particolare, la Carta Costituzionale, le convenzioni internazionali, il diritto consuetudinario ed i
Principi Generali del Diritto riconosciuti dalle Nazioni Unite, pongono obblighi specifici sia in capo 1 ai comandanti delle navi che in capo agli Sstati [sic] contraenti, in ordine alle operazioni di soccorso in mare.

IN DIRITTO
In particolare deve essere, sinteticamente, ripercorso il quadro giuridico sotteso alla fattispecie.
Va premesso che, in base all'art. 10 della Costituzione, l'ordinamento giuridico italiano si conforma i alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

Tra queste rientrano quelle poste dagli accordi internazionali in vigore in Italia, le quali assumono, in base al principio fondamentale pacta sunt servanda, un carattere di sovraordinazione rispetto alla disciplina interna ai sensi dell'art. 117 Cost., secondo cui la potestà legislativa è esercitata nel rispetto, tra l'altro, dei vincoli derivanti dagli obblighi internazionali.

In primo luogo, va fatto riferimento alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay del IO dicembre 1982 (C.d. UNCLOS - United Nations Convention of the law of the sea), ratificata e resa esecutiva in Italia con Legge 2 dicembre 1994, n. 689, che costituisce testo normativo fondamentale in materio di diritto della navigazione. L'art. 98 della Convenzione UNCLOS impone al comandante di una nave di prestare assistenza a chiunque si trovi in pericolo in mare nonché di recarsi il più presto possibile in soccorso delle persone in difficoltà qualora venga informato che tali persone abbiano bisogno di assistenza, nei limiti della ragionevolezza dell'intervento.

Anche la Convenzione cd. SOLAS firmata a Londra nel 1974 e resa esecutiva in Italia con Legge maggio 1980, nr. 313 (e successivi emendamenti) impone al comandante della nave di prestare assistenza alle persone che si trovino in pericolo.

Va considerata, infine, la Convenzione SAR (Search and Rescue) - Convenzione sulla ricerca e il soccorso in mare, adottata ad Amburgo il 27 aprile 1979 e resa esecutiva in Italia con Legge 3 aprile 98 47.

Tale convenzione, riguardante la ricerca e il salvataggio marittimo, si fonda sul principio della cooperazione internazionale e stabilisce che il riparto delle zone di ricerca e salvataggio avvenga d'intesa con gli altri Stati interessati.

Ebbene, va precisato che, in base alla normativa sopra richiamata, i poteri-doveri di intervento e coordinamento da parte degli apparati di un singolo Stato nell'area di competenza non escludono (anzi, in un certo senso impongono in base all'obbligo sopra delineato) che unità navali di diversa bandiera possano iniziare il soccorso allorquando lo richieda l'imminenza del pericolo per le vite umane.

L'obbligo di diritto internazionale, incombente sul comandante di una nave di procedere al salvataggio (del natante e, quando ciò non sia possibile, delle persone che vi si trovino a bordo) trova, in particolare nel diritto interno, un rafforzamento di tipo penalistico nell'art. 1158 Codice della Navigazione che sanziona penalmente l'omissione da parte del comandante di nave, nazionale o straniera, di prestare assistenza ovvero di tentare il salvataggio nei casi in cui ne sussiste l'obbligo a norma dell'art. 490 del codice medesimo ossia allorquando la nave in difficoltà sia del tutto incapace di effettuare le manovre.

Vanno, in particolare, segnalati per la specifica rilevanza che assumono rispetto alla valutazione di liceità della condotta dell'indagata, la previsione dell'art. 18 della Convenzione sul diritto del mare (Montego Bay) e l'art. IO ter del dlgs 286/98.

La prima norma definisce cosa debba intendersi per passaggio inoffensivo di una nave nel mare territoriale: Per "passaggio " si intende la navigazione nel mare territoriale allo scopo di.
a) attraversarlo senza entrare nelle acque interne né fare scalo in una rada o installazione portuale situata al di fuori delle acque interne;
b) dirigersi verso le acque interne o uscirne, oppure fare scalo in una rada o installazione portuale.
2. Il passaggio deve essere continuo e rapido. Il passaggio consente tuttavia la fermata e l'ancoraggio, ma soltanto se questi costituiscono eventi ordinari di navigazione o sono resi necessari da forza maggiore o da condizioni di difficoltà, oppure sono finalizzati a prestare soccorso a persone, navi o aeromobili in pericolo.

Il successivo articolo 19 prevede (riportandosi il passaggio utile nel contesto in esame): Il passaggio è inoffensivo fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero. Tale passaggio deve essere eseguito conformemente alla presente Convenzione e alle altre norme del diritto internazionale.
3. Il passaggio di una nave straniera è considerato pregiudizievole per la pace, il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero se, nel mare territoriale, la nave è impegnata in una qualsiasi delle seguenti attività:
g) il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero.

Dalla lettura congiunta delle suddette previsioni, si desume il principio della libertà degli stati di regolare i flussi di ingresso nel suo territorio nazionale (espressione di sovranità) con i limiti - tuttavia - derivanti dal diritto consuetudinario e dai limiti che lo Stato stesso si impone mediante adesione ai trattati internazionali, idonei a conformare la stesa sovranità nazionale, e tra detti limiti figurano (art. 18 sopra richiamato), il dovere di pronto soccorso alle navi in difficoltà e di soccorso ai naufraghi.

Inoltre, l'art. 10 ter del dlgs 286/98 prevede che "lo straniero rintracciato in occasione dell'attraversamento irregolare della frontiera interna o esterna ovvero giunto nel territorio nazionale a seguito di operazioni di salvataggio in mare è condotto per le esigenze di soccorso e di prima assistenza presso appositi punti di crisi allestiti nell'ambito delle strutture di cui al decreto-legge 30 ottobre 1995, n. 451, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 1995, n. 563, e delle strutture di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142. Presso i medesimi punti di crisi sono altresì effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico, anche ai fini di cui agli articoli 9 e 14 del regolamento UE' n. 603/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013 ed è assicurata l'informazione sulla procedura di internazionale, sul programma di ricollocazione in altri Stati membri dell'Unione europea e sulla possibilità di ricorso al rimpatrio volontario assistito.

Dalla suddetta previsione deriva l'obbligo, in capo alle autorità statali, di soccorrere e fornire prima assistenza, allo straniero che abbia fatto ingresso, anche non regolare, nel territorio dello Stato.

IN FATTO
Emerge, in primo luogo dalla CNR (Guardia di Finanza prot. n. 0369315/2019 del 29/06/2019), che di seguito si riporta testualmente, la cronologia degli eventi che interessano la Sea Watch 3 fin dal giugno 2019 e che costituiscono antefatto della vicenda processuale, oggi all'attenzione di questo Giudice.

1. nel corso della mattina del 12.06.2019, la nave Sea Watch 3, battente bandiera olandese, effettuava il soccorso di 53 persone nella cd. Zona SAR libica, alla distanza di 47 miglia nautiche dalle coste di tale paese: la Sea Watch 3 era venuta a conoscenza della presenza di una potenziale distress da parte dell'aereo "Colibri" che effettua monitoraggio in mare a distanza;

2. segnalata la presenza della imbarcazione in stato di distress ai centri di coordinamento dei soccorsi in mare dell'Italia, Malta, Olanda e Libia, alle ore 11:53, la Guardia Costiera libica alla "Sea Watch 3" una comunicazione via mail con cui dichiarava di assumere il coordinamento dell'evento SAR,

3. La Sea Watch 3, contestualmente, trovandosi molto vicina al luogo dell'evento SAR, procedeva a soccorrere le persone in pericolo, informando di ciò le autorità precedentemente allertate;

4. al termine delle operazioni di soccorso giungeva una motovedetta libica, che preso atto di quanto accaduto si allontanava senza dare indicazioni al comandante della "Sea Watch 3" che procedeva immediatamente a richiedere alle autorità Italiane, Maltesi, Olandesi e Libiche, l'indicazione di un POS;

5. Alle ere 23:00 circa, il competente MRCC libico comunicava l'assegnazione del POS nel porto di Tripoli;

6. Alle ore 14:00 circa del 13 giugno 2019, la "Sea Watch 3" riferiva che la Libici non poteva qualificarsi come porto sicuro e che, pertanto, richiedeva un alternativo POS o il trasbordo su un'altra unità

alle 19:01, Imrcc Roma comunicava a "Sea Watch 3"cli non essere l'autorità competente in base al era stato effettuato il soccorso, non indicando alcun POS dove potere sbarcare i naufraghi

La "Sea Watch 3" si dirigeva, allora, verso nord in direzione del porto sicuro più vicino rispetto alla posizione del salvataggio;

8. alle ore 23:11 del 13 giugno, il Ministero dell'Interno inviava, a valore di notifica, una e-mail alla motonave "Sea Watch 3" con la quale ribadiva l'obbligo di rivolgersi alla Autorità SAR competente per territorio e con la quale la intimava a non entrare in acque di competenza italiane, in quanto l'eventuale ingresso sarebbe stato pregiudizievole per l'ordine pubblico ed il passaggio in acque nazionali sarebbe stato considerato non inoffensivo;

9. Occorre evidenziare che i luoghi qualificabili come POS — e geograficamente più vicini a quello dell'evento SAR- erano costituiti dalle coste italiane e da quelle maltesi;

10. Nella notte tra il 13 e 14 giugno, la "Sea Watch 3" si portava alla distanza di 17 miglia nautiche dall'isola di Lampedusa- primo porto incontrato sulla propria rotta — mantenendosi al di fuori delle acque territoriali italiane;

11. nella giornata del 14 giugno, la "Sea Watch 3" reiterava la richiesta di POS alle autorità Italiane e maltesi, indicando le condizioni di vulnerabilità in cui versavano le persone soccorse;

12. Nella giornata del 14 giugno 2019 veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 14 giugno 2019 n. 53, recante al capo 1 "disposizioni urgenti in materia di contrasto all'immigrazione illegale e di ordine e sicurezza pubblica", che modificava il Testo Unico in Materia di Immigrazione, D.lgs. 25 luglio 1998 n. 286, inasprendo le sanzioni per alcune fattispecie delittuose legate all'immigrazione clandestina;

13. Nella sera del 15 giugno 2019, in attuazione dell'art. I della nuova disposizione normativa, veniva formalizzato il Provvedimento Interministeriale afirma del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della Difesa e con il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, con il quale veniva disposto il divieto di ingresso, transito e sosta della nave "Sea Watch 3" nel mare territoriale nazionale;

14. Nel frattempo, veniva autorizzato un sopralluogo della nave da parte dei medici del CISOMd i stanza a Lampedusa, al fine di accertare le condizioni sanitarie dei migranti, a seguito del quale veniva effettuata l'evacuazione di n. IO migranti, di cui n. 8 necessitanti cure mediche e n. 2 in qualità di accompagnatori, trasferiti sull'isola con una motovedetta della Capitaneria di Porto;

15. Nei giorni successivi, la motonave Sea Watch 3 inoltrava diverse e-mail al Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo delle Capitanerie di Porto rinnovando le richieste di assegnazione di un POS in Italia, allegando dettagliati report medici sulla situazione medicosanitaria dei migranti.

16. A seguito di parecchi giorni trascorsi dalla M/N "Sea Watch 3" al limite delle acque territoriali, costantemente monitorata da unità navali del Corpo e della Guardia Costiera, nonché di frequenti contatti via e-mail con I 'Autorità Marittima, tesi ad ottenere lo sbarco dei migranti, che producevano, in data 22 giugno 2019, una ulteriore evacuazione medica per un soggetto di sesso maschile bisognoso di urgenti cure, alle ore 14.25 del 26 giugno 2019, la M/N "Sea Watch 3" si dirigeva verso le acque territoriali italiane;

17. Immediatamente veniva inviata sul posto la Vedetta della (3DF V.808, congiuntamente alla motovedetta CP312, che le intimavano l'alt e la invitavano ad uscire dalle acque italiane nel lo rispetto del divieto emanato dal Ministro dell 'Interno, di concerto con quello della Difesa e delle Infrastrutture e dei Trasporti;

18. Tali intimazioni venivano disattese dal comando della motonave che continuava nella di navigazione verso l'isola di Lampedusa, invocando lo stato di necessità;

19. Giunta a poche miglia dalle ostruzioni portuali, la nave rallentava il moto in attesa di ricevere disposizioni su dove ormeggiare all 'interno del porto di Lampedusa, Quindi, alle ore 16.35, militari della V.808 e della CP312 salivano a bordo della M/N "Sea Watch 3" per effettuare un controllo documentale ed acquisire la crew list;

20. Terminato il controllo, si invitava la motonave ad attendere disposizioni e, contestualmente, si
dava inizio ad un monitoraggio visivo dell 'imbarcazione per prevenire possibili azioni di forza;

21. Durante la notte, a seguito di richiesta del Ministero dell 'Interno attraverso la Centrale Operativa del Corpo, militari della V.808 si recavano nuovamente a bordo per acquisire informazioni circa i migranti trasportati;

22. In data 27 giugno 2019, alle ore 23:20 circa veniva richiesta ed eseguita da parte di una vedetta della Capitaneria di Porto un 'ulteriore evacuazione medica riguardante n. 1 migrante bisognevole di cure e n. 1 minore;

23. Nella mattina del 28 giugno, il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, Dott. Salvatore Vella, all 'esito della ricezione dell'annotazione di polizia giudiziaria redatta in data 27 giugno dalla Stazione Navale di Palermo da cui dipendeva l 'O. T. C., apriva un fascicolo a carico del comandante della M/N in relazione alle ipotesi di reato di cui all 'art. 12, comma I e 3 lett. a) del T. (LI, ed all 'art. 1099 del Codice della Navigazione ed emanava di la stessa un invito a presentarsi in qualità di persona sottoposta ad indagini ex art. 375 c.p.p oltre ad un decreto di perquisizione locale e personale della nave e dei soggetti a bordo, ai sensi dell'artt. 247 e segg c.p.p., delegando, con facoltà di sub-delega, la menzionata Stazione Navale;

24. Pertanto, alle ore 14.45, il P. V.4 Avallone, affiancava la M/N "Sea Watch 3" per consentire ai militari di salire a bordo per l'esecuzione delle attività di Polizia Giudiziaria, finalizzata ad acquisire tutta la documentazione in formato cartaceo, audio/video e supporti di archiviazione informatici relativi ai giorni dal 09 al 27 giugno 2019;

25. Alla presenza del legale di fiducia, alle ore 15,30 circa si procedeva, quindi, alla formale notificazione del decreto di perquisizione e sequestro sopra descritto mediante consegna di copia a RACKETE Carola, comandante della nave Sea Watch 3 e all 'Avv. Leonardo MARINO, previa sottoscrizione della relata di notificazione al Comandante della nave;

26 Il Comandante della nave, avuta contezza del contenuto del decreto di perquisizione locale e sequestro in precedenza notificato, esibiva la documentazione richiesta dai PP.MM ed alle ore 20.00 del 28 giugno 2019, terminate tutte le attività di polizia giudiziaria delegate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, i militari impiegati sbarcavano dalla M/N "Sea Watch 3", la quale continuava ad essere sorvegliata da unità navali del Corpo.

27. Alle ore 01.15 del 29 giugno 2019 la nave "Sea Watch 3" ha avviato i motori e ha iniziato o muoversi, dirigendosi verso il Porto di Lampedusa;

28. Alle 01:40 circa, l'unità della GDF V808 si dirigeva verso la banchina commerciale, cosi frapponendosi fra la detta banchina e la motonave, nel tentativo di impedire I 'attracco della Sea Watch 3, che alle ore 01:45, durante le manovre di ormeggio presso la suddetta banchina, urtava l'unita della GDF V808 che, però riusciva a sfilarsi ed ad ormeggiare poco distante dalla nave.


LE DICHIARAZIONI Dl CAROLA RACKETE E IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Carola Rackete riferiva, puntualmente, dei 17 giorni a bordo della Sea Watch, prendendo le mo$se dalla narrazione delle operazioni di salvataggio effettuate il 12 giugno 2019: "era un gommone ill condizioni precarie e nessuno aveva giubbotto di salvataggio, non avevano benzina per raggiungere alcun posto, non avevano esperienza nautica, né avevano un equipaggio."

La suddetta situazione concreta faceva sorgere l'obbligo per il Comandante della nave, di prestare il soccorso alle persone trovate in mare in condizioni di pericolo (art. 98.1 UNCLOS).

Quindi, accolte le persone a bordo, veniva richiesto via mail il coordinamento delle operazioni e le indicazione di un porto sicuro (v. scambio mail, in atti), ai centri di coordinamento dei soccorsi in mare di "Libia, Olanda perché la nave batte bandiera olandese e Italia e Malta, perchè erano le più vicine . Il centro di coordinamento è responsabile di indicare il luogo col porto più sicuro. Nel mio caso verso mezzanotte la guardia costiera libica ci ha detto di indirizzarci verso Tripoli. A quel punto io ho capito che non potevamo indirizzarci verso Tripoli, perché non sicuro perché lì vi erano stati, per altri casi diverse violazioni dei diritti umani. La Commissione europea ci dice che il porto di Tripoli non è sicuro " (così testualmente il verbale di interrogatorio in udienza di convalida).

Invero, la decisione in tal senso assunta dal capitano della nave Sea Watch 3 risultava conforme alle raccomandazioni del Commissario per i Diritti umani del Consiglio di Europa e a recenti pronunce giurisprudenziali (v. sentenza del GUP di Trapani, n. del 23 maggio 2019).

Venivano, altresì, esclusi i porti di Malta, perché più distanti, e quelli tunisini, perché secondo la stessa valutazione del Comandante della nave, "in Tunisia non ci sono porti sicuri", Circostanza che riferiva risultarle "da informazioni di Amnesty International"; sapeva, inoltre "di un mercantile con a bordo rifugiati che stavano da 14 giorni davanti al Porto della Tunisia senza potere entrare".  Tra l'altro, Malta non ha accettato le previsioni che derivano dalle modifiche alla convenzione SAR introdotti nel 2004.

Infine, la convenzione di Amburgo del 1979 prevede che gli sbarchi dei naufraghi soccorsi in mare debbano avvenire nel "porto sicuro" più vicino al luogo di soccorso. Questo significa che le persone tratte in salvo devono essere portate dove:

  1. sicurezza della vita dei naufraghi non è più in pericolo;
  2. le necessità primarie ( cibo, alloggio e cure mediche) sono assicurate;
  3. può essere organizzato il trasferimento dei naufraghi verso una destinazione finale.

Secondo le valutazioni del Comandante della nave, quindi, la Tunisia non poteva considerarsi un luogo che fornisse le garanzie fondamentali ai naufraghi, conformemente alle previsioni della Convenzione di Amburgo (convenzione SAR) ed alle linee guida sul trattamento delle persone in mare, adottate dal Comitato per la sicurezza dell'IMO, in base alle quali sia per gli stati contraenti e, peli il comandante della nave sussiste l'obbligo di soccorso ed assistenza delle persone ed il dovere di sbarcare i naufraghi in un posto sicuro, Inoltre, la Tunisia non prevede una normativa a tutela dei rifugiati, quanto al diritto di asilo politico.

Alla luce del suddetto quadro normativo, delle sue conoscenze personali in ordine alla sicurezza dei luoghi, ed avvalendosi della consulenza dei suoi legali, il Comandante Carola Rackete si approssimava alla acque di Lampedusa, ritenendolo "porto sicuro" e più vicino, per lo sbarco e chiedeva, invano, alle autorità di poter entrare.

Nei pressi delle acque territoriali italiane, il Comandante scriveva continue email alle Autorità competenti, reiterando le richieste di sbarco ed evidenziando "casi medici urgenti" a bordo.

Esperiva ricorsi giurisdizionali, prima al Tar poi alla Corte Europea dei Diritti Umani, con esiti sfavorevoli.

Intanto, evidenziava lo scoramento, la frustrazione le sempre più precarie condizioni di salute dei naufraghi a bordo: "la situazione psicologica stava peggiorando ogni giorno, molte persone soffrivano lo stress post traumatica, quindi quando abbiamo detto alle persone che l'esito era negativo la pressione psicologica era diventata intensa perché non avevamo nessuna soluzione e le condizioni mediche peggioravano. Abbiamo deciso di dichiarare lo stato di necessità e di entrare nelle acque territoriali, Questo il 26 giugno, quindi noi abbiamo cercato per 14 giorni di non infrangere la legge".

Erano, anche, intervenute diverse evacuazioni mediche per emergenze sanitarie dal giorno del salvataggio.

La Sea Watch 3 restava nelle acque territoriali italiane per oltre due giorni, prima di entrare al porto di Lampedusa; sul punto precisava l'indagata: "ho aspettato per una soluzione politica che mi era stata promessa dalla Guardia di Finanza".

Specificava che si attendeva un accordo tra i paesi UE in ordine all'accoglimento dei migranti. Nel frattempo, rappresentava l'indagata che la situazione a bordo stava precipitando: "diverse persone del mio team hanno espresso serie preoccupazioni, uno dei medici ha detto che non avrebbe potuto prevedere più le reazioni delle persone a bordo diceva che ogni piccola cosa avrebbe potuto far esplodere la situazione ed il coordinatore-ospite ha detto che le persone stavano perdendo la fiducia nell'equipaggio".

Quindi, il 28 giugno 2019, intorno alle 23.00 circa, dopo aver sentito l'equipaggio e rilevato il superamento delle linee rosse che un comitato ristretto dello stesso equipaggio si era dato, Carola Rackete decideva di sollevare l'ancora ed iniziare la manovra di ingresso nel porto di Lampedusa, dandone immediata comunicazione alle autorità portuali ed alla Guardia di Finanza, e portando avanti le manovre di attracco, nonostante l'espresso diniego verbale proveniente dalle Autorità italiane.
Invero, la decisione di Carola Rackete risulta supportata dalla previsione dell'art. 18 della Convenzione del mare che, a proposito della navigazione nel mare territoriale, da parte della nave battente bandiera straniera, autorizza il "passaggio" ed anche la fermata e l'ancoraggio, ma soltanto se questi costituiscono eventi ordinari di navigazione o sono resi necessari .a prestare soccorso a persone, navi o aeromobili in pericolo.

Ed ancora, l'attracco da parte della Sea Watch 3 alla banchina del Porto di Lampedusa - che, si ribadisce, era già da due giorni in acque territoriali — appare conforme alla previsione dell'art. 10 ter dlgs 286/98, nella parte in cui fa obbligo — al Capitano ed alle Autorità nazionali indistintamente- di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell'attraversamento
irregolare della frontiera interna o esterna ovvero giunto nel territorio nazionale a seguito di operazioni di salvataggio in mare.

Ritiene, peraltro, questo Giudice che, in forza della natura sovraordinata delle fonti convenzionali e normative sopra richiamate, nessuna idoneità a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea watch 3, oltre che delle autorità nazionali, potevano rivestire le direttive ministeriali in materia di "porti chiusi" o il provvedimento (del 15 giugno 2019) del Ministro degli Interni di concerto con il Ministro della Difesa e delle Infrastrutture (ex. art 1 1, co. 1-ter T.U. Imm.) che faceva divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3, nel mare territoriale nazionale (tra l'altro, trattandosi di divieto sanzionato da sola sanzione amministrativa ai sensi dell'art. 11 ter T.U. Immigrazione, come modificato dal C.d. decreto sicurezza bis).

VALUTAZIONI DEL GIP
In via assolutamente preliminare va esclusa la ricorrenza, nella specie, dell 'ipotesi delittuosa di cui all'art. 1100 del Codice della Navigazione.

Invero, per condivisibile opzione ermeneutica del Giudice delle Leggi (v. corte cost., sentenza n. 35/2000), le unità navali della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo "quando operano fuori dalle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia una autorità consolare". Nella fattispecie, al contrario, la nave della Guardia di Finanza indicata nell'atto di incolpazione operava in acque territoriali, all'interno del Porto di Lampedusa.

Residua, dunque, la sola ipotesi di reato di cui all'art. 337 c.p., in ordine alla quale deve osservarsi, sulla scorta delle dichiarazioni rese dall'indagata (a tenore delle quali ella avrebbe operato un cauto avvicinamento alla banchina portuale) e da quanto emergente dalla visione del video in atti, che il fatto deve essere di molto ridimensionato, nella sua portata offensiva, rispetto alla prospettazione accusatoria fondata sulle rilevazioni della p.g.; nondimeno, l'avere posto in essere una manovra pericolosa nei confronti dei pubblici ufficiali a bordo della motovedetta della Guardia di Finanza, senz'altro costituente il portato di una scelta volontaria seppure calcolata, permette di ritenere sussistente il coefficiente soggettivo necessario ai fini della configurabilità concettuale del reato in discorso.

Detto reato, ad ogni modo, deve ritenersi scriminato, ai sensi dell'art. 51 c.p., per avere l'indagata agito in adempimento di un dovere.

L'attività del capitano della nave Sea Watch 3, di salvataggio in mare di soggetti naufraghi, deve, infatti, considerarsi adempimento degli obblighi derivanti dal complesso quadro normativo che si è sopra richiamato.

Su tale quadro normativo non si ritiene possa incidere l'art. 11 comma ter del Dlgs 286-98 (introdotto dal D.L. n. 53/2019): difatti, ai sensi di detta disposizione, il divieto interministeriale da essa previsto (di ingresso, transito e sosta) può avvenire, sempre nel rispetto degli obblighi internazionali dello Stato, solo in presenza di attività di carico o scarico di persone in violazione delle leggi vigenti nello Stato Costiero, fattispecie qui non ricorrente vertendosi in una ipotesi di salvataggio in mare in caso di rischio di naufragio.

Peraltro, l'eventuale violazione del citato art. Il comma I ter - si ribadisce sanzionata in sola via amministrativa non fa venir meno l'inderogabile disposto di cui all'art. 10 ter del Dlgs 286/98, avente ad oggetto l'obbligo di assicurare il soccorso, prima, e la conduzione presso gli appositi centri di assistenza, poi.

Giova, a questo punto, precisare che il descritto segmento finale della condotta dell'indagata, come detto integrativo del reato di resistenza a pubblico ufficiale, costituisce il prescritto esito dell'adempimento del dovere di soccorso, il quale si badi beffe non si esaurisce nella mera presa a bordo dei naufraghi, ma nella loro conduzione fino al più volte citato porto sicuro.

Conclusivamente, la Rackete ha agito conformemente alla previsione di cui all'art. 51 c.p.,» Che esime da pena colui che abbia commesso il fatto per adempiere a un dovere impostogli da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica autorità. Quindi. il parametro normativo al quale riferirsi, sia per individuare il contenuto del dovere, sia per verificare la legittimità dell'ordine impartito, deve essere ricercato nell'ordinamento giuridico italiano (v. Cassazione Penale , sez. V 11/03/2014, n. 39788) e quindi anche nelle norme internazionali che l'ordinamento giuridico incorpora.

CONCLUSIONI
L'insussistenza del reato di cui all'art. 1100 cod. della Nav. e, quanto al reato di cui all'art. 337 c.p., l'operatività della scriminante di cui all'art. 51 c.p. giustificano la mancata convalida dell'arresto ed il rigetto della richiesta di applicazione di misura cautelare personale.

P.T.M.

Visti gli artt. 380 e ss. c.p.p.

NON CONVALIDA
L' arresto di Carola Rackete, in atti generalizzata

Visi gli artt. 273 e ss., 391, VI comma
RIGETTA

La richiesta di applicazione di misura cautelare, nei confronti dell'indagata e ne ordina la immediata liberazione, se non ristretta per altro titolo.

Manda alla Cancelleria per i conseguenti adempimenti, disponendo che sia data immediata traduzione all'indagata della presente ordinanza, nella lingua da lei conosciuta, a mezzo dell'interprete già nominata all'udienza di convalida, ovvero di altro interprete che la P.G. provvederà a reperire.

Agrigento, 2 luglio 2019