4 dicembre 2018

La teoria del complotto del Nuovo Ordine Mondiale

La teoria della cospirazione del Nuovo Ordine Mondiale, meglio nota con il termine inglese New World Order anche abbreviata in NWO, sostiene che un gruppo oligarchico di persone potenti starebbe cospirando da decenni per assumere il governo di ogni paese della Terra per arrivare a controllare tutto il pianeta.


Chi siano questi cospiratori non è chiaro, e spesso si trovano versioni diverse nei testi complottisti. Talvolta si tratta della massoneria, altre volte del fantomatico gruppo degli Illuminati e altre volte ancora l'NWO sarebbe un complotto giudaico.

La prima menzione a un gruppo ristretto intenzionato a governare il mondo si trova negli scritti del funzionario del Regno delle Due Sicilie Giacinto de' Sivo che nei suoi testi I Napoletani al cospetto delle nazioni civili del 1861 e Storia delle Due Sicilie del 1863 menziona una setta mondiale i cui adepti si trovavano in tutti i paesi del mondo e che aspirava a rovesciare l'ordine mondiale esistente.

All'inizio del ventesimo secolo il termine new world order iniziò ad essere utilizzato da vari uomini politici per descrivere la situazione politica globale che andava formandosi durante e dopo la prima guerra mondiale. Nel 1917 il diplomatico e politico americano Nicholas Murray Butler usò l'espressione new world order nel suo libro intitolato A World in Ferment: Interpretations of the War for a New World in cui descrive le conseguenze della prima guerra mondiale sugli equilibri politici mondiali.

Nel 1920 il membro della camera degli Stati Uniti Frederick Hick pubblicò un libro intitolato The New World Order che riassume i contenuti di alcune lezioni tenute dallo stesso autore alla Columbia University e che descrivono il nuovo equilibrio mondiale in seguito alla formazione della Società delle Nazioni, il primo organismo sovranazionale della storia che dopo la fine della seconda guerra mondiale venne sostituito dall'ONU, e del trattato di Versailles. Spesso viene citato come inventore del termine il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, tanto che tuttora l'espressione è riportata dalla pagina dedicata a lui sul sito internet della Casa Bianca, tuttavia nei suoi scritti non compare da nessuna parte il termine new world order e il motivo per cui Wilson viene associato a questa idea è che fu uno dei promotori della creazione della Società delle Nazioni.

Nel 1940 lo scrittore di fantascienza H.G. Wells (autore anche di La Macchina del Tempo e La Guerra dei Mondi) pubblicò un libro intitolato proprio The New World Order (tradotto in italiano come Il Nuovo Ordine Mondiale) in cui espresse l'idea di un nuovo equilibrio politico basato sulla cooperazione di tutte le nazioni al mantenimento di una pace duratura. Nello stesso anno l'occultista americana Alice Bailey usò il termine new world order nel suo testo The Externalization of the Hierarchy, scritto nel 1940 ma pubblicato solo nel 1957; del testo esiste anche una traduzione italiana intitolata L'Esteriorizzazione della Gerarchia. L'autrice, al pari dei suoi predecessori, usa il termine con un'accezione positiva e al contrario di quanto ritengono i complottisti il new world order viene proposto come idea di pace in contrapposizione al totalitarismo.

Il primo uso del termine new world order in senso complottista risale al libro None Dare Call It Conspiracy dello scrittore cospirazionista Gary Allen, membro dell'associazione ultraconservatrice John Birch Society. Per la prima volta il testo di Allen attribuisce al termine new world order il significato di un'elite intenzionata a creare una super-nazione attraverso cui prendere il controllo del mondo. Sebbene lo faccia in modo molto vago e confuso, Allen indica chi sarebbero i presunti cospiratori e li individua nel gruppo Bilderberg, il cui presidente era ai tempi il principe Bernhard dei Paesi Bassi e di cui facevano parte anche David Rockefeller, il presidente della Banca Mondiale Robert McNamara e George Ball, direttore generale dei Lehman Brothers.

Tuttavia gli usi di questo termine che hanno stimolato le fantasie complottiste risalgono agli ani 80 e 90. Il 27 novembre del 1986 in occasione del Congresso di Nuova Delhi, Russia e India stesero un accordo noto come Accordo di Nuova Delhi in cui si faceva riferimento al nuovo ordine mondiale che sottolineava la necessità dell'indipendenza politica ed economica per tutti gli stati e che per fare questo sarebbe stato necessario fermare la corsa agli armamenti. Due anni dopo in occasione del vertice russo-indiano, il primo ministro indiano Rajiv Gandhi commentò l'impegno che l'Unione Sovietica aveva contratto due anni prima e di nuovo usò il termine new world order.

Il 7 dicembre dello stesso anno parlando davanti all'assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov pronunciò un discorso in cui fece riferimento più volte al nuovo ordine mondiale. Tuttavia il significato che Gorbaciov intendeva dare al suo discorso era tutt'altro che nefasto, Gorbaciov raccomandava infatti che le Nazioni Unite avessero un ruolo sempre maggiore nel mantenere la pace nel mondo e che tutti i suoi membri partecipassero attivamente. Inoltre Gorbaciov auspicava l'ingresso dell'URSS in organizzazioni internazionali quali il Tribunale Internazionale dell'Aia e l'OCSE.

Il 2 e il 3 dicembre del 1989 si tenne a Malta un summit tra George H.W. Bush e Mikhail Gorbaciov e durante i lavori emerse varie volte il concetto di new world order. I due leader usarono il termine di nuovo in senso positivo e lontanissimo dall'interpretazione complottista. Il nuovo ordine mondiale doveva essere inteso come un'inedita collaborazione tra le due potenze che avrebbero cooperato per creare un nuovo assetto di pace mondiale dopo la fine della Guerra Fredda.

In seguito all'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq di Saddam Hussein, la stampa iniziò a usare il termine new world order per sottolineare come la risposta politica contro Saddam vedesse gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica alleati contro un nemico comune e come i due stati stessero creando un'alleanza attorno a sé che stava isolando l'Iraq. Secondo un editoriale del Washington Post, il nuovo ordine mondiale era quello che vedeva USA e URSS collaborare anziché competere.

L'11 settembre del 1990 Bush pronunciò davanti al Congresso degli Stati Uniti un discorso in cui parlò della crisi del Golfo Persico, delle rinnovate relazioni tra URSS e USA e auspicava la realizzazione del nuovo ordine mondiale per portare pace e prosperità nel cinque continenti.

Il 6 marzo del 1991, pochi giorni dopo la fine della prima guerra del golfo, George H.W. Bush pronunciò un nuovo discorso in cui ricorse due volte al termine new world order e in cui ricordava che dopo aver sconfitto Saddam i successivi impegni sarebbero stati fermare gli armamenti nel Medio Oriente e la pace tra Israele e Palestina.

In ogni caso, la diffusione della teoria cospiratoria del nuovo ordine mondiale prende le mosse dal più importante libro complottista sull'argomento, ovvero The New World Order di Pat Robertson del 1991. Secondo Robertson il nuovo ordine mondiale annunciato da Bush sarebbe un complotto ordito da innumerevoli cospiratori tra cui la massoneria, gli Illuminati, i movimenti new age, il consiglio per le relazioni esterne degli Stati Uniti e la Commissione Trilaterale il cui fine sarebbe il controllo totale dell'umanità. A parte l'evidente assurdità della teoria, va notato che Robertson sta sostenendo che George W.H. Bush avrebbe annunciato pubblicamente un'immensa cospirazione segreta e da nessuna parte Robertson spiega perché Bush sarebbe stato così sprovveduto.

Inoltre secondo Robertson anche John Lennon farebbe parte della cospirazione, per via del verso della canzone Imagine che dice and the world will live as one. Oltre a Bush e Lennon farebbero parte del complotto anche David Rockefeller, Jimmy Carter e addirittura in precedenza anche Adolf Hitler. Robertson avrebbe dovuto spiegarci come sarebbe stato possibile che proprio le forze americane avessero avuto un ruolo così importante nella sconfitta della Germania nazista se in realtà entrambe le nazioni stavano cospirando per lo stesso obiettivo.

Ma ovviamente il buon senso non basta contro le teorie della cospirazione e tutt'ora i complottisti sostengono che esistano indizi dell'esistenza del nuovo ordine mondiale praticamente ovunque. Ad esempio, secondo i complottisti il simbolo della piramide con l'occhio della provvidenza e la scritta novo ordine secolorum presente sul retro della banconota da un dollaro statunitense e sul retro dello stemma degli Stati Uniti sarebbero simboli della cospirazione del nuovo ordine mondiale. In realtà l'espressione novo ordine secolorum è tratta liberamente da un verso di Virgilio e sebbene sia vero che attualmente l'occhio della provvidenza è un simbolo massonico, questo non era vero nel 1782, quando fu approvato lo stemma, ma lo divenne solo nel 1797.

Ad oggi i complottisti vedono il NWO praticamente ovunque. Sarebbero stati orditi dall'NWO gli attentati dell'11 settembre 2001, un'ipotetica guerra per il controllo del clima (di cui non si capiscono né i mandanti, né le finalità), l'uragano Katrina, la nascita dell'ISIS, la creazione dell'Unione Europea e l'elezione di Papa Francesco. Sarebbero orchestrati dall'NWO anche gli arrivi di migranti dal Nord Africa in Europa e gli ingressi illegali negli Stati Uniti attraverso il confine con il Messico. Praticamente qualunque evento viene interpretato in quest'ottica distorta.

Ovviamente non esiste nessuna cospirazione del nuovo ordine mondiale. Gli autori complottisti si sono solo appropriati di un termine di cui hanno stravolto il significato. Le menti influenzabili di chi crede a qualunque panzana pubblicata su internet hanno fatto il resto.

17 ottobre 2018

Le teorie del complotto sull'aeroporto internazionale di Denver

Il Denver International Airport, aeroporto dell'eponima città del Colorado, è uno dei più importanti snodi del traffico aereo mondiale; ad oggi risulta il secondo aeroporto più vasto al mondo, dietro solo a quello di Dammam in Arabia Saudita, ed è il quinto negli Stati Uniti per traffico di passeggeri, dietro ad Atlanta, Los Angeles, Chicago e Dallas.


Sin dalla sua inaugurazione il 28 febbraio del 1995 il Denver International Airport è oggetto di teorie della cospirazione che vorrebbero che il luogo sia stato costruito da qualche ente misterioso per fini ancora più misteriosi se non loschi, criminali e apocalittici.

Come spesso accade però le teorie del complotto sono solo parti di menti troppo fervide, e anche in questo caso le fantasie complottiste sono infondate e completamente assurde.


Le piste dell'aeroporto formano una svastica?


Foto aerea dell'aeroporto
Chi ritiene che l'aeroporto di Denver nasconda strani segreti sostiene anzitutto che le piste formino una gigantesca svastica visibile solo dall'alto, secondo i complottisti questo significherebbe che l'aeroporto sarebbe stato creato da un gruppo di neonazisti che tuttora lo controlla. Tuttavia si può semplicemente notare che le piste sono cinque, ed è quindi impossibile che formino una svastica, per vedere il celebre simbolo nazista bisogna infatti per forza ignorarne una. Inoltre alcuni bracci della presunta svastica sono più lunghi di altri e la simmetria non è rispettata lungo nessun asse. In ultimo questa disposizione ha una spiegazione ovvia e per nulla misteriosa: avere piste che puntano in quattro direzioni diverse consente molta più capienza per il decollo e per l'atterraggio dei velivoli, abbassando drasticamente la probabilità di sovrapposizioni nelle richieste di uso delle piste stesse.

Questo fu proprio uno dei motivi che spinse il Denver Regional Council of Governments (consorzio locale di alcune contee nella zona di Denver) alla costruzione di un aeroporto nuovo in sostituzione del precedente Stapleton International Airport in quanto quest'ultimo aveva sei piste parallele a gruppi di tre, e i due gruppi si incontravano in un punto, limitando così la propria capienza. Inoltre l'aeroporto di Stapleton fu esteso varie volte tra il 1929, anno della sua inaugurazione, e il 1995 e trovandosi in mezzo ad altre strutture non avrebbe potuto essere ulteriormente espanso. Al contrario il Denver International Airport si trova in mezzo al deserto e può essere esteso con meno vincoli.


La statua del cavallo blu


Nel 2008, tredici anni dopo l'inaugurazione dell'aeroporto, fu posta all'esterno una statua di un cavallo blu alto circa dieci metri. Il nome ufficiale della statua è Blue Mustang, ma per via del suo aspetto luciferino, conferitogli dalla criniera irta e dagli occhi rossi, viene spesso definito Blucifer. In questo caso i complottisti vogliono sostenere che l'aeroporto sia stato realizzato da un gruppo di satanisti che vorrebbero rappresentare la loro fede con questa statua.

L'autore dell'opera è lo scultore Luis Jimenez che non vide la sua opera completata in quanto morì durante la realizzazione dopo che la testa del cavallo gli cadde addosso. Ma basta guardare altre opere di Jimenez per capire che Blue Mustang non ha nulla di strano e che l'autore era solito ritrarre cavalli imbizzarriti in scene da rodeo proprio con gli stessi colori e con sembianze simili a Blue Mustang. Anche altri animali scolpiti da Jimenez, come bufali o alligatori, hanno colore e aspetto simile a quello di Blue Mustang ed è inutile specificare che non è mai emerso che lo scultore avesse legami con gruppi occultisti di alcun tipo.

Tra l'altro i complottisti omettono di riportare che all'interno dall'aerostazione è presente un'altra statua notevole di ben altro genere e per nulla minacciosa: nella lobby dei gate B si trova infatti una rappresentazione in bronzo dell'astronauta Jack Swigert che prese parte alla celebre missione Apollo 13 e che era nativo di Denver. I complottisti dovrebbero spiegarci come sarebbe possibile che in aeroporto infarcito si misteri di trovi la statua di un così ben noto eroe nazionale.


La lapide massonica


All'interno dell'aeroporto si trova una lapida massonica posata il 19 marzo del 1994 che contiene una capsula che sarà aperta a cent'anni dalla posa nel 2094. I complottisti ritengono che questa lapide sia la prova che la massoneria controlla tuttora l'aeroporto. In realtà come spiegato nell'articolo del giornalista John Wenzel sul Denver Post il contenuto della teca è noto e si tratta di oggetti tra cui monete, una palla autografata usata nella partita di inaugurazione dello stadio di baseball della città (il Coors Field), un paio di scarpe del sindaco Wellington Webb e alcuni gettoni del casinò Black Hawk. Inoltre, aggiunge l'autore, la presenza della lapide di per sé non indica che la massoneria sia ancora coinvolta né che tuttora usi l'aeroporto.



I complottisti inoltre sostengono che sommando le cifre della data incisa sulla lapide 19 March 1994 (1+9+1+9+9+4) si ottenga il numero 33, che indica la perfezione nella simbologia massonica. Ma è più che evidente che questa somma si ottiene solo ignorando il numero 3 del mese di marzo.

Inoltre la lapide reca la scritta New World Airport Commission sotto la data insieme ai nomi dei contributori; il nome dell'associazione fa pensare ai complottisti che la stessa sia legata al New World Order (Nuovo Ordine Mondiale), ma in realtà come spiegato da Jared Jacang Maher su Westworld (quindicinale edito a Denver) New World Airport Commission è il nome della commissione che doveva organizzare le attività di avvio dell'aeroporto e da allora è stata chiusa. Magari il nome della commissione era un po' infelice, ma è ben lontano dall'essere quello di un'organizzazione che mira a controllare il mondo.


I murales di Leo Tanguma


Nell'area del ritiro bagagli sono ospitati quattro murales (di cui si trovano buone foto su Vigilant Citizen e dal sito ufficiale dell'aeroporto, da cui abbiamo preso quelle sottostanti) dell'artista grafico Leo Tanguma, in particolare due di essi hanno stimolato la fantasia dei complottisti che vi vedono rappresentati disegni di oppressione militare e dell'umanità controllata da una sola dittatura (di nuovo, il concetto di Nuovo Ordine Mondiale).

Photograph provided courtesy of Denver International Airport

Photograph provided courtesy of Denver International Airport

Queste dicerie hanno portato fastidi allo stesso autore che è stato in alcune occasioni disturbato dai complottisti che lo accusavano di far parte di questo disegno di futuro distorto. Tuttavia lo stesso Tanguma ha spiegato varie volte che il significato dei suoi murale è ben diverso. In particolare i dipinti intitolati In Peace and Harmony With Nature e The Children of the World Dream of Peace rappresentano la distruzione della natura operata dall'uomo e poi l'umanità che unisce gli sforzi per salvare la natura e vivere in pace.


Il presunto bunker sotterraneo


Secondo i complottisti l'aeroporto nasconderebbe sotto di sé un enorme bunker sotterraneo che sarebbe stato creato dalla massoneria o dalla società segreta che ha costruito la struttura come rifugio in caso di guerra nucleare o di disastro naturale; ovviamente solo i membri della società avrebbero accesso al bunker in caso di bisogno.

Non c'è alcun dubbio che ci sia un ampio dedalo di corridoi sotto l'aeroporto, ma la circostanza è completamente normale. Tali percorsi vengono infatti usati dallo staff aeroportuale per spostarsi e per muovere i bagagli. John Wenzel conferma che alcuni giornalisti del Denver Post vi sono stati portati in visita, inoltre lo stesso aeroporto ha organizzato in occasione di Halloween del 2016 una visita guidata (ovviamente a fini canzonatori verso i complottisti) per i lettori che hanno così potuto accedere ai piani sotterranei.

Ovviamente nessuna società segreta avrebbe concesso a lettori e giornalisti di entrare nel proprio bunker antiatomico.

Una teoria complottista di questa vastità non può però fare a meno di presunti indizi di presenza di vita extraterrestre. Circola infatti in rete una foto scattata nei sotterranei che mostra un graffito su un muro raffigurante un alieno. Secondo Wenzel di graffiti di questo tipo nei sotterranei dell'aeroporto ve ne sono in abbondanza, e non tutti ufologici, e il portavoce dell'aeroporto avrebbe spiegato che si tratta semplicemente di una burla di un dipendente.



I lavori del settembre 2018 e i cartelli canzonatori


Nel 2018 in occasione di alcuni lavori di manutenzione all'interno dell'aeroporto sono state montate delle pareti temporanee in cartongesso che sono state per l'occasione decorate con cartelli che si riferiscono a presenze aliene, a uomini lucertola e all'aspetto sinistro di Blue Mustang.

Questa mossa commerciale ha ovviamente lo scopo di farsi beffa dei complottisti, dando loro quanto si aspettano.


Conclusioni


E' più che ovvio che non vi sia nulla di strano o sospetto nascosto all'aeroporto di Denver. Anche perché se gli ipotetici cospiratori dovessero nascondervi un indicibile segreto non si capisce perché dovrebbero seminare indizi praticamente ovunque. Queste teorie nascono solo dalla tendenza umana di vedere connessioni laddove non ci sono, ma è chiaro che né i neonazisti, né la massoneria, né occultisti di alcun tipo hanno predisposto un bunker nascosto nell'aeroporto della capitale del Colorado.

30 settembre 2018

Andrew Cunanan: an interview with U.S. Marshal William Sorukas

An Italian translation is available here.

In 1997 spree killer Andrew Cunanan killed five people in a three month span, the last of his victims was fashion designer Gianni Versace. To better understand Cunanan's motives and some details about the investigation, we offer today our readers an interview with US Marshal William Sorukas who at the time was Supervisory Deputy U. S. Marshal and took part in the investigation as coordinator for the Fugitive Group of the San Diego Violent Crimes Task Force.

We would like to thank William Sorukas for his kindness and willingness to help.


Nastro di Möbius: How was this case different from others you've investigated?

William Sorukas: During my career I investigated thousands of cases, and they are all different is some respect. However, the Cunanan investigation was unique because of the geographic scope and the fact that he committed crimes is several different jurisdictions, i.e. Minnesota, Illinois, New Jersey, South Carolina, and Florida. It is my experience that when a fugitive commits crimes in several jurisdictions, thus involving several law enforcement agencies, the investigative process can be complicated. This is exactly the type of case where the U. S. Marshals Service is the perfect federal agency to coordinate the investigation, due largely to our relationships with state and local law enforcement agencies.


Nastro di Möbius: In your opinion, what started Cunanan's murder spree all of a sudden?

William Sorukas: This would be my opinion because we will never know his true motivation. I believe that he was jilted first by a La Jolla man with whom he had a relationship. So, he then sought out who he interpreted as the next best thing in his life, which was David Madson. When Madson rejected him and the fictional life he had been leading began to fall apart, he murdered Jeff Trail. From that point, it was a matter of running and surviving until he cornered and then take his own life.

Gianni Versace's villa at 1116 Ocean Drive, Miami Beach

Nastro di Möbius: In your opinion, why did he choose Versace as a victim? They had nothing in common, unless an alleged meeting some seven years before, which was very quick.

William Sorukas: Again, this is merely my opinion. When he arrived in Florida, he had committed four murders and most likely realized that the life that he was accustomed to, was coming to a conclusion. He always aspired to have the best clothes, wine, stay in the nicest hotels, drive expensive cars, etc., so the culmination of his murder spree would end with a person that he had a desire to have a relationship with, and lived the lavish lifestyle that he envisioned for himself. He always wanted to be famous and at this point, killing Versace was the way that he would achieve fame and eliminate the person he envisioned as the ultimate prize.


Nastro di Möbius: Why did he choose to hide in a house boat (thus condemning himself to death) instead of keep running and hiding?

William Sorukas: As a fugitive investigator, we have a strategy of “making his world a very, very, very small place”. Because of the intense media pressure, lack of any financial support, lack of any support from friends or family, and the increasing inability to be in public, he stumbled upon the vacant houseboat. My belief is that he was probably living on the streets of Miami for awhile and looking for such an opportunity as the houseboat.


Nastro di Möbius: How come he was able to hide in plain sight for such a long time before killing Versace?

William Sorukas: After he killed William Reese in New Jersey and stole his truck, it took a short time to connect him to the crime. It was only after the discovery of the vehicle that was owned by Lee Miglin (his 3rd victim), that he became a suspect. He then drove the vehicle that belonged to Reese to South Carolina, where he switched the license plates with another red pickup truck in a shopping center parking lot. We did not know about the switched license plate until the discovery of the vehicle following the murder of Versace. Until the discovery of Reese’s vehicle in a parking garage following the murder of Versace, our best information as to his whereabouts was the New Jersey crime scene, although Miami had come to the attention of investigators.

The parking garage in Miami Beach at Collins Avenue and 13th street where Cunanan parked William Reese's truck

Nastro di Möbius: Was his ability of disguise a key factor in him escaping police for over two months?

William Sorukas: Although a fugitive disguising himself/herself is not uncommon, I really don’t feel that it was an issue in the Andrew Cunanan investigation. In the end, his appearance was identical to the picture on his most recent California drivers license. I’ve made the statement previously that some of the more difficult investigations that I have been part of, are fugitives that do not have a plan and do not know where their day will end. My opinion is that once he committed the first murder in Minnesota, he was making up his flight as the case developed. Although, his contact with and murder of Lee Miglin was not random and certainly something that became an opportunity once he fled Minnesota.


Nastro di Möbius: What is surprising to me is that Cunanan lived a normal life for 27 years, and then turned into a killing machine and killed four people in two weeks. Do you see many cases like this in your everyday work or was he a unique case?

William Sorukas: Again, this is merely my opinion. I would suggest that following his separation from the La Jolla man, being shunned by and killing Madson, and then killing Trail, he then became a “spree killer”, as opposed to a serial killer. I view a spree killer as an individual that commits a small number of murders over a short period of time, and is usually motivated by a personal event. During my time in law enforcement, I have dealt with a variety of murderers. As an investigator pursuing a murder suspect, whether it be a typical homicide, spree killer, serial killer, or otherwise, the investigative process is much the same. You must be cognizant of the crimes for which the person is wanted, but his behavior, characteristics, criminal history, life style, financial status, and a number of other factors, are what is focused on as the investigation develops.


Nastro di Möbius: Do you think it would have been possible to catch him alive? Were any mistakes made by investigators that allowed him to keep escaping?

William Sorukas: In my opinion, he most likely made the decision that when confronted by law enforcement, he would take his life. His vision for himself was living in a large estate, drinking the best wine, eating at the finest restaurants, driving expensive cars, dressing in the best clothes, and associating with important, wealthy people. Prison life would have none of those things, and he made the decision in the days and weeks before July 23, 1997, to take his own life when contained or surrounded by law enforcement.

Andrew Cunanan: intervista allo U.S. Marshal William Sorukas

L'originale in inglese è disponibile qui.

Nel 1997 lo spree killer Andrew Cunanan uccise cinque persone in meno di tre mesi, la sua ultima vittima fu lo stilista Gianni Versace. Per capire meglio i motivi della follia di Cunanan e alcuni dettagli sull'indagine, offriamo oggi ai nostri lettori un'intervista allo US Marshal William Sorukas che al tempo era vice supervisore degli US Marshals e prese parte all'indagine come coordinatore del gruppo sui fuggitivi della Task Force per i crimini violenti di San Diego.

Ringraziamo William Sorukas per la sua cortesia e disponibilità.


Nastro di Möbius: In cosa questo caso è stato diverso dagli altri su cui hai investigato?

William Sorukas: Durante la mia carriera ho investigato su migliaia di casi, e sono tutti diversi in qualche modo. Comunque, l'indagine su Cunanan è stata unica per via dell'estensione geografica e per il fatto che i crimini sono stati compiuti in giurisdizioni diverse, come Minnesota, Illinois, New Jersey, South Carolina e Florida. In base alla mia esperienza quando un fuggitivo compie crimini in molte giurisdizioni, quindi coinvolgendo diverse forze dell'ordine, il processo investigativo può essere molto complicato Questo è proprio il tipo di caso in cui gli U.S. Marshals sono l'agenzia perfetta per coordinare l'indagine, in gran parte per via delle nostre relazioni con le forze dell'ordine locali e statali.


Nastro di Möbius: Secondo la tua opinione, cosa ha scatenato la follia omicida di Cunanan all'improvviso?

William Sorukas: Questa è solo la mia opinione perché non conosceremo mai le sue vere motivazioni. Credo che anzitutto sia stato lasciato da un uomo di La Jolla [località turistica nella contea di San Diego, California N.d.R.] con cui aveva una relazione. Quindi poi ha cercato ciò che riteneva fosse la seconda cosa più bella della sua vita, cioè David Madson. Quando Madson lo rifiutò e la vita fasulla che aveva iniziato a condurre cadde a pezzi, uccise Jeff Trail. Da quel punto, fu una questione di fuggire e sopravvivere fin quando fu messo in un angolo e si tolse la vita.

La villa di Gianni Versace al numero 1116 di Ocean Drive, Miami Beach

Nastro di Möbius: Secondo te, perché scelse Versace come vittima? Non avevano nulla in comune, se non un presunto incontro sette anni prima, che fu molto breve.

William Sorukas: Di nuovo, questa è solo la mia opinione. Quando arrivò in Florida aveva già commesso quattro omicidi e con ogni probabilità capì che la vita a cui era abituato stava giungendo alla fine. Aveva sempre aspirato ad avere i vestiti migliori, vino, alloggiare negli alberghi di fascia più alta, avere auto costose, ... quindi il culmine della sua follia omicida è stato con la persona con cui desiderava avere una relazione e che conduceva la vita sontuosa che lui immaginava per sé stesso. Aveva sempre voluto essere famoso e a quel punto uccidere Versace era il modo con cui avrebbe conquistato la fama e con cui avrebbe eliminato la persona che vedeva come ultimo obiettivo.


Nastro di Möbius: Perché scelse di nascondersi in una casa galleggiante (condannandosi alla morte) invece di continuare a scappare e nascondersi?

William Sorukas: Come investigatori di fuggitivi, abbiamo una strategia di "rendere il mondo molto, molto, molto piccolo". A causa dell'intensa pressione mediatica, della mancanza di supporto economico, della mancanza di supporto della famiglia o dagli amici e dell'impossibilità sempre maggiore di apparire in pubblico, si imbatté nella casa galleggiante vuota. Io credo che abbia vissuto per le strade di Miami per un po' in attesa di un'opportunità come la casa galleggiante.


Nastro di Möbius: Come ha potuto nascondersi in bella vista per così tanto tempo prima di uccidere Versace?

William Sorukas: Dopo aver ucciso William Reese nel New Jersey e aver rubato il suo pick-up, ci volle un po' di tempo prima di collegarlo agli omicidi. Fu solo dopo la scoperta dell'auto di Lee Miglin (la sua terza vittima) che divenne un sospettato. Quindi portò il veicolo di Reese in South Carolina dove cambiò la targa con un altro pick-up rosso nel parcheggio di un centro commerciale. Non sapevamo che avesse cambiato le targhe prima del ritrovamento del veicolo dopo l'omicidio di Versace. Prima del ritrovamento del veicolo di Reese in un autosilo dopo l'omicidio di Versace, la migliore informazione che avevamo su dove si trovava era la scena del crimine in New Jersey, anche se Miami era all'attenzione degli investigatori.

L'autosilo all'incrocio tra Collins Avenue e la 13esima strada a Miami Beach dove Cunanan parcheggiò il pick up di William Reese

Nastro di Möbius: La sua capacità di travestirsi è stata un fattore chiave nell'essere riuscito a sfuggire alla polizia per più di due mesi?

William Sorukas: Anche se non è raro che un fuggitivo (o una fuggitiva) siano in grado di travestirsi, non credo proprio che questo sia stato un fattore determinante nell'investigazione su Cunanan. Alla fine, il suo aspetto era identico alla foto che aveva sull'ultima patente della California. Ho asserito in passato che alcune delle indagini più difficili a cui ho partecipato sono state quelle in cui i fuggitivi non hanno un piano e non sanno dove finiranno i loro giorni. La mia opinione è che dopo aver commesso il primo omicidio nel Minnesota, ha deciso come muoversi da lì in avanti senza una pianificazione. Anche se il contatto con Lee Miglin e il suo omicidio non sono stati casuali e certamente sono stati un'occasione che ha colto dopo essere scappato dal Minnesota.


Nastro di Möbius: Ciò che trovo sorprendente è che Cunanan ha vissuto una vita normale per 27 anni, e poi si è trasformato in una macchina mortale e ha ucciso quattro persone in due settimane. Vedi molti casi di questo tipo nel tuo lavoro abitualmente o è un caso unico?

William Sorukas: Di nuovo, questa è solo la mia opinione. Credo che dopo la separazione dall'uomo di La Jolla, dopo essere stato scartato da Madson e averlo ucciso e poi aver ucciso Trail, divenne uno “spree killer”, e non un serial killer. Considero uno spree killer un individuo che commette un piccolo numero di omicidi in un breve lasso di tempo, e di solito è spinto da una motivazione personale. Nella mia esperienza nelle forze dell'ordine, mi sono occupato di numerosi assassini. Da investigatore che insegue un sospettato di omicidio, che sia un omicidio tipico, uno spree killer o un serial killer, o altro, il processo investigativo è piuttosto simile. Devi conoscere i crimini per cui la persona è ricercata, ma il suo comportamento, le caratteristiche, la storia criminale, lo stile di vita, le condizioni economiche e molti altri fattori sono le cose su cui si basa mentre si svolge l'indagine.


Nastro di Möbius: Pensi che sarebbe stato possibile catturarlo vivo? Sono stati fatti errori che gli hanno permesso di continuare a scappare?

William Sorukas: Secondo me, con ogni probabilità prese la decisione che se avesse dovuto affrontare le forze dell'ordine si sarebbe suicidato. La visione che aveva per sé era vivere in case grandi, bere il vino migliore, mangiare ai ristoranti più costosi, guidare auto costose, indossare i migliori abiti, e frequentare gente importante e ricca. La prigione non gli avrebbe dato nulla di tutto ciò, quindi prese la decisione nei giorni e nelle settimane precedenti al 23 luglio 1997 che si sarebbe suicidato se fosse stato bloccato o circondato dalle forze dell'ordine.

28 agosto 2018

Le teorie del complotto sul volo TWA 800

I fatti di base e contesto storico


Il 17 luglio del 1996 alle 20:19 il volo TWA 800, un Boeing 747-131, partì dall'aeroporto JFK di New York diretto all'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi, dopo uno scalo l'aeromobile avrebbe dovuto ripartire per Fiumicino. Dodici minuti dopo il decollo il velivolo esplose in volo vicino a East Moriches, nello stato di New York. L'aereo, il cui numero di registrazione era N93119, era arrivato nel pomeriggio da Atene e avrebbe dovuto partire alle 19:00 ma la partenza ne venne ritardata perché al personale aeroportuale risultava che l'aereo avesse imbarcato il bagaglio di una passeggera che non era a bordo, e in seguito all'esplosione del volo Pan Am 103 a Lockerbie nel 1988 un aereo non può partire se viene imbarcato un bagaglio il cui proprietario non si trova sull'aereo stesso. La segnalazione del personale aeroportuale si rivelò poi frutto di un errore e il volo TWA 800 si preparò a lasciare l'aeroporto JFK con circa un'ora e mezza di ritardo.

L'aereo coinvolto nell'esplosione, fotografato a Parigi nel 1995

Fin dalle prime ore dopo l'incidente si diffuse la teoria secondo cui il TWA 800 sarebbe stato vittima di un attentato terroristico per via del particolare contesto storico in cui avvenne. Due giorni dopo, infatti, sarebbero state aperte le Olimpiadi di Atlanta e gli esperti dell'antiterrorismo temevano che alcune organizzazioni jihaidiste potessero ordire attentati contro obiettivi americani proprio in quel periodo, inoltre nell'estate del 1996 si stava svolgendo a New York il processo al terrorista Ramzi Yousef, perpetratore del primo attentato al World Trade Center, che era stato arrestato nel 1995 ad Islamabad. In ultimo il giorno prima il giornale panarabo al-Hayat aveva ricevuto e pubblicato un messaggio anonimo di un gruppo terrorista che minacciava di colpire obiettivi americani la mattina seguente.

Visti i possibili collegamenti con il terrorismo internazionale, sul disastro non indagò solo l'NTSB (l'ente civile che indaga gli incidenti sui mezzi di trasporto) ma anche l'FBI.


La teoria del missile


Una delle prime teorie emerse sull'esplosione del volo TWA 800 voleva che l'aereo fosse stato abbattuto da un missile. Questa teoria si basò anche sui numerosissimi testimoni oculari che dalla costa videro una striscia luminosa nel cielo salire verso l'alto poco prima che l'aereo precipitasse.

Vista la distanza dalla costa a cui il Boeing 747 si trovava al momento dell'esplosione, un eventuale missile non poteva essere stato sparato da terra, ma solo da una nave o da un altro velivolo. A tal proposito l'NTSB valutò tutti i tracciati radar disponibili della zona compresa in un raggio di dieci miglia nautiche dall'ultima posizione rilevata dell'aereo e non riscontrò la presenza di nessun oggetto riconducibile a un missile che si stesse avvicinando al TWA 800. Inoltre l'FBI indagò tutti i mezzi aerei, marini e subacquei nel raggio di 500 chilometri (alcuni di essi stavano quel giorno compiendo delle esercitazioni) ma gli inquirenti rilevarono che da nessuno dei mezzi mancavano dei missili e che nessun missile fu lanciato in quell'area e in quei secondi.

Tuttavia Pierre Salinger (ex addetto stampa di John Kennedy) propose una teoria alternativa secondo cui l'aeromobile non sarebbe stato abbattuto dai terroristi ma dal "fuoco amico", cioè da un missile sparato per errore dalla nave Normandy della marina statunitense. L'FBI prese in considerazione anche questa ipotesi e facilmente verificò che la Normandy si trovava a oltre 300 chilometri dal luogo del disastro e i suoi missili potevano al massimo colpire alla metà della distanza. Il portavoce della marina militare al Pentagono, Rob Newell, aggiunse che la Normandy era talmente lontana che non avrebbe nemmeno potuto vedere il TWA 800.


La teoria della bomba


Durante le indagini l'FBI trovò tracce residue di materiale esplosivo RDX e PETN (due componenti chimici dell'esplosivo al plastico) sotto a un pezzo di nastro adesivo delle moquette. Questa ammissione da parte dell'FBI portò alcuni teorici del complotto a sostenere che l'aereo fosse stato abbattuto da una bomba caricata da uno dei passeggeri. L'FBI tuttavia fu scettico su questa ipotesi fin dal ritrovamento del materiale, perché la fusoliera dell'aereo (i cui resti erano stati recuperati dal mare) non presentava segni di esplosione sul pavimento.

L'NTSB verificò che il motivo per cui quelle tracce di esplosivo erano state trovate sul TWA 800 era che il 747 era stato utilizzato il mese prima per un addestramento delle unità cinofile all'aeroporto di Saint Louis, uno degli addestratori ammise anche che un pacchetto di esplosivo si era rotto ed era quindi possibile che del materiale ne fosse uscito.



La vera causa del disastro


Al termine delle indagini l'NTSB verificò che la causa più probabile dell'incidente fu un'esplosione del serbatoio centrale. Sotto di esso si trovava l'impianto di condizionamento che, essendo rimasto acceso più a lungo del previsto a causa del ritardo nel decollo, aveva scaldato il serbatoio stesso fino a portare i vapori del carburante al punto di infiammabilità. In situazioni normali ovviamente questo non ha conseguenze, come avrebbe potuto succedere su ogni 747 dalla sua messa in esercizio fino al 1996, ma nel TWA 800 alcuni dei cavi elettrici della sonda del serbatoio centrale avevano il rivestimento isolante danneggiato ed erano quindi scoperti. Il cavi scoperti causarono un corto circuito che provocò la scintilla che causò l'esplosione in volo del TWA 800. Il danneggiamento al rivestimento era probabilmente dovuto all'usura, essendo l'aereo in servizio dal 1971.

L'NTSB condusse una serie di misure su altri 747 in situazioni analoghe a quelle in cui si trovava il TWA 800 prima dell'esplosione e, secondo quanto riportato nella puntata di Seconds From Disaster (tradotto in italiano come Quei Secondi Fatali) dedicata a questo caso, anche un esperimento con un altro 747 non più in uso e portato alle stesse condizioni di temperatura del TWA 800. Le verifiche confermarono che in situazioni simili la temperatura del serbatoio centrale raggiungeva i 53 gradi, ben 17 oltre il punto di infiammabilità.

Inoltre, il fatto che si sia verificato un corto circuito fu confermato dalla registrazione audio della cabina di pilotaggio contenuta del CVR (Cockpit Voice Recorder, una delle scatole nere). Poco prima del disastro infatti furono trovati alcuni microsecondi di silenzio, a riprova del fatto che al registratore mancò la corrente per alcuni istanti confermando così che sull'aereo si verificò un corto circuito.

A seguito del disastro l'FAA (l'amministrazione dell'aviazione federale) emanò oltre settanta direttive per eliminare il rischio di incendio accidentale del carburante e per migliorare l'isolamento dei cavi. Le istruzioni furono implementate su oltre settemila aerei.


Ma quindi come si spiegano le testimonianze oculari?


Le testimonianze oculari di chi credeva di aver visto un missile furono 258 e ovviamente un tal numero di persone non può essere ignorato, né si può pensare che si tratti di una suggestione o di una messinscena.

Tuttavia secondo l'NTSB la striscia luminosa che i testimoni videro in cielo era proprio l'aereo in fiamme. Dopo che l'esplosione ne staccò il muso questo cadde nell'oceano, mentre la parte posteriore ormai sbilanciata all'indietro salì ancora per qualche secondo prima di entrare in stallo e precipitare. Durante questi pochi istanti il carburante infiammato uscì dai serbatoi lasciando una scia luminosa in cielo che i testimoni possono aver scambiato per un missile. Nonostante non possa essere verificata con assoluta certezza, resta questa l'ipotesi più probabile.


Christian Panucci, il passeggero mancato


Nel 1996 il calciatore del Milan Christian Panucci era stato convocato nella nazionale olimpica, ma dovette rinunciare per un infortunio occorsogli prima dell'inizio del torneo stesso. Il 17 luglio si trovava al JFK diretto in Italia e avrebbe dovuto prendere proprio il volo TWA 800. Un caso fortuito volle che Panucci cambiasse volo quando già si trovava al JFK e che ne prendesse uno diretto per Milano, salvandosi così dal disastro.

Panucci venne a conoscenza della tragedia solo dopo essere atterrato in Italia.


Lo strano precedente, il disastro del TWA 800 del 1964


Di norma le compagnie aeree abbandonano i numeri dei voli su cui si sono verificati eventi nefasti, incredibilmente la TWA non lo fece dopo che un altro volo che usava il codice TWA 800 esplose sulla pista di Fiumicino durante il decollo il 23 novembre del 1964. In quel caso si trattò di un Boeing 707 ma anche allora la causa fu un'esplosione di un serbatoio, tanto che l'incidente viene citato anche nel rapporto dell'NTSB sul TWA 800 del 96. Tuttavia l'NTSB nel documento non ne specifica il codice ma lo chiama genericamente a TWA 707 (con l'articolo indeterminativo)

In ogni caso, l'evento fu meno grave (sopravvissero 23 persone su 63), ma non mancano altre macabre coincidenze. Il TWA 800 del 64 era in partenza da Fiumicino (proprio lo stesso aeroporto a cui era diretto quello del 1996) ed era diretto ad Atene (da dove quello del 1996 proveniva).


Conclusioni


Nonostante la documentazione relativa alle indagini sul volo TWA 800 sia molto voluminosa ed esaustiva, chi vuole credere alle teorie del complotto non si arrende e tuttora si trovano in rete molti siti e molti libri di chi ritiene che l'aereo sia stato intenzionalmente abbattuto e che la realtà sia stata insabbiata.

Oltre all'assurdità generale della cosa, va notato che sebbene la teoria del "fuoco amico" può avere una parvenza di senso, quelle che vogliono che il TWA 800 sia vittima di un attentato sono invece completamente assurde. Non si capisce assolutamente, infatti, perché mai gli USA dovrebbero coprire intenzionalmente le responsabilità dei terroristi. Eppure le teorie più diffuse sono proprio queste e sono ad esempio sostenute nel libro First Strike: TWA Flight 800 and the Attack on America di Jack Cahill e James Sanders secondo cui il TWA 800 fu il primo attacco del terrorismo internazionale contro gli USA, cinque anni prima dell'11/9.

La realtà è purtroppo molto semplice, anche se i complottisti non la accettano: il TWA 800 è stato distrutto da un'esplosione nel serbatoio.



Fonti:

16 maggio 2018

The Third Terrorist di Jayna Davis

Nel 2004 la giornalista di KFOR-TV Jayna Davis ha pubblicato il libro intitolato The Third Terrorist che racchiude i risultati delle sue indagini, durate nove anni, sul coinvolgimento di terroristi mediorientali nell'organizzazione e nella realizzazione dell'attentato al Murrah Building di Oklahoma City, avvenuto il 19 aprile 1995.

Fin dal 1995 gli inquirenti e la stampa si sono interrogati su chi sia il misterioso uomo, indicato come John Doe 2, che è stato visto da numerosi testimoni noleggiare il furgone usato per l'attentato insieme a Tim McVeigh. Raccogliendo numerose testimonianze, l'autrice giunge alla conclusione che il vero John Doe 2 sia l'iracheno Hussain Hashem al Hussaini che lavorava per una società di gestione immobiliare di Oklahoma City diretta da un espatriato palestinese. Secondo la ricostruzione dell'autrice al Hussaini sarebbe anche un agente dell'intelligence del regime di Saddam Hussein, provando così l'esistenza di una connessione tra gli attentatori dell'estrema destra americana e il terrorismo islamico. Al Hussaini si sarebbe incontrato ripetutamente con McVeigh prima dell'attentato, avrebbe portato con lui il camion bomba sotto al palazzo e si sarebbe allontanato insieme allo stesso McVeigh dal Murrah Building su un pickup, prima che McVeigh scappasse sulla Mercury Marquis su cui è stato fermato.

Sempre secondo quanto ricostruito da Jayna Davis, anche Terry Nichols, il secondo cospiratore di Oklahoma City, ebbe legami con il terrorismo islamico in quanto fece un viaggio a Cebu, nelle Filippine, nello stesso periodo in cui Ramzi Yousef, perpetratore del primo attentato alle Torri Gemelle del 1993, si recò nello stesso posto. Inoltre dopo il ritorno dalle Filippine, Nichols fece molte telefonate a un numero telefonico di Cebu e ne ricevette molte nella sua casa del Kansas da Cebu.

Nel 1996 al Hussaini lasciò il lavoro a Oklahoma City per spostarsi a Boston dove trovò un impiego all'aeroporto Logan, lo stesso da cui l'11 settembre del 2001 partì il volo American Airlines 11 che si schiantò contro la Torre Nord del World Trade Center. L'autrice ipotizza che l'iracheno possa aver agito come facilitatore per aiutare i quattro dirottatori nella loro opera, aprendo così uno scenario interessante anche sugli attentati dell'11/9.

L'autrice sottolinea che gli inquirenti non hanno mai indagato con il dovuto rigore la pista da lei tracciata e che l'FBI non ha nemmeno interrogato al Hussaini. Tuttavia anche Richard Clarke, consigliere nazionale sulla sicurezza dell'amministrazione Clinton, nel suo libro Against All Enemies anch'esso del 2004 sostiene che quella del coinvolgimento mediorientale nell'attentato di Oklahoma City sia una delle teorie alternative che le indagini ufficiali non hanno potuto smentire.

Purtroppo manca l'ufficialità di un tribunale, ma la teoria di Jayna Davis merita sicuramente di essere considerata e approfondita.

13 aprile 2018

Vulgar Favors di Maureen Orth

Nel 1999, a due anni dalle morti di Gianni Versace e del suo assassino Andrew Cunanan, la giornalista di Vanity Fair Maureen Orth ha pubblicato il libro intitolato Vulgar Favors in cui ricostruisce la vita di Cunanan grazie alle interviste condotte con persone che lo hanno conosciuto o che sono state a vari livelli coinvolte nella sua follia omicida. La giornalista aveva in precedenza pubblicato un lungo articolo su Vanity Fair sullo stesso argomento nel settembre del 1997 intitolato The Killer's Trail, che costituisce tuttora un'ottima sintesi dei fatti. Vulgar Favors nasce proprio come estensione dell'articolo originario e resta ad oggi una delle più complete e autorevoli ricostruzioni della vicenda.

Il libro della Orth è stato pubblicato anche in Italia nel 2018 in occasione della messa in onda sul canale televisivo Fox Crime della seconda serie del telefilm American Crime Story dedicata alla morte dello stilista italiano. La traduzione italiana del libro porta il titolo un po' forviante di Il Caso Versace, perché di fatto il volume parla di Cunanan e non di Versace. Sulle libertà narrative prese dagli autori della fiction rispetto al libro di Maureen Orth sono state pubblicate molte serie di articoli su diverse testate che offrono un confronto facts vs fiction, tra le migliori segnaliamo quella di  Newsweek, quella di Vulture e quella di The Wrap.

Vulgar Favors racconta in modo molto dettagliato la vita di Cunanan, dall'infanzia fino alla morte in una casa galleggiante al numero 5250 di Collins Avenue, a Miami Beach. Come è ovvio l'autrice dedica molto spazio ai cinque omicidi compiuti da Cunanan e a come questi si sono svolti. Alcuni aspetti della ricostruzione della Orth sono stati contestati dalla famiglia Versace. In particolare i parenti dello stilista contestano che Versace e Cunanan si siano incontrati a San Francisco in un nightclub nel 1990, quando Versace si trovava in California per realizzare i costumi per un'opera, e che lo stesso Versace fosse sieropositivo al momento della morte.

Riguardo al presunto incontro tra Versace e Cunanan va notato che Maureen Orth riporta numerose testimonianze di persone che hanno assistito al breve incontro e che comunque l'autrice ha sottoposto le stesse a un confronto incrociato; infatti nella sua ricostruzione smentisce, ad esempio, la diceria millantata da un amico di Cunanan secondo cui il futuro assassino e Versace fossero stati visti sulla stessa auto con autista. Inoltre non si capisce come la famiglia possa mettere in dubbio tale ricostruzione e su che basi possano asserire con tanta decisione che un loro congiunto non ha incontrato Cunanan per pochi minuti sette anni prima della morte, visto che nessuno di loro era presente.

Al contrario, riguardo alla presunta malattia di Versace, la fonte della Orth è molto debole: l'autrice avrebbe ottenuto questa informazione dal detective della polizia di Miami Beach Paul Scrimshaw che la avrebbe appresa dal referto dell'autopsia. Una singola fonte, peraltro indiretta, non è un buon sostegno per una teoria tanto grave e in questo caso è perfettamente ragionevole che la famiglia conoscesse invece la situazione medica dello stilista.

L'autrice sottolinea anche che molte parti dell'intera vicenda sono ancora avvolte dal mistero. E' inspiegabile, ad esempio, che David Madson sia rimasto nel proprio appartamento con Cunanan e il cadavere di Jeff Trail nonostante sapesse per certo che l'assassino era proprio Cunanan; sarebbe stato più ragionevole che Madson tentasse una fuga, ma evidentemente non lo fece. Non è chiaro nemmeno quale fosse il grado di frequentazione e di conoscenza tra Cunanan e la sua terza vittima, Lee Miglin. Secondo alcune versioni, ad esempio quella della stessa famiglia Miglin, Cunanan selezionò una vittima a caso, ma gli inquirenti ritengono invece che ci dovesse essere un certo grado di familiarità tra i due vista la brutalità dell'omicidio.

L'autrice affronta anche la teoria che si diffuse nei media dopo il suicidio dell'assassino secondo cui Cunanan aveva contratto l'HIV e uccideva per vendicarsi di chi glielo aveva passato, la teoria è stata poi smentita dall'esito dell'autopsia che ha confermato che Cunanan non era sieropositivo.

Ma ovviamente il più grande mistero che resta aperto su questa incredibile storia è cosa abbia scatenato la furia omicida di Cunanan e perché abbia scelto proprio Versace come sua vittima. Purtroppo tutti questi misteri resteranno per sempre tali e le speranze di dipanarli sono morte insieme a Cunanan il 23 luglio 1997 nella casa galleggiante di Collins Avenue.

8 febbraio 2018

Le teorie del complotto sull'attentato di Oklahoma City

I fatti di base


Il 19 aprile del 1995 due terroristi in cerca di vendetta contro il governo per l'assedio di Waco, in Texas, fecero esplodere un camion bomba alla base dell'Alfred P. Murrah Federal Building, palazzo governativo nel centro di Oklahoma City. Il mezzo utilizzato fu un Ford F-700 preso a noleggio pochi giorni prima e caricato con una bomba ANFO di circa 2300 chilogrammi. L'esplosione causò il crollo parziale del palazzo, nell'attentato morirono 160 persone e ci furono 680 feriti. Quello di Oklahoma City resta ad oggi il secondo più grave attentato terroristico sul suolo americano dopo l'11 settembre e il più grave caso di terrorismo interno.



I perpetratori dell'attacco furono individuati e arrestati in brevissimo tempo. L'esecutore materiale dell'attentato, Timothy McVeigh, fu bloccato nel giro di novanta minuti dall'esplosione mentre viaggiava verso nord sulla Interstate 35 su una Mercury Marquis senza targa e portando con sé un'arma da fuoco con un porto d'armi non valido per l'Oklahoma. Solo il giorno dopo, quando vennero diffusi gli identikit degli uomini che avevano noleggiato il furgone, la polizia capì di aver fermato l'attentatore del Murrah Building. Il secondo cospiratore, Terry Nichols che aveva aiutato McVeigh nella predisposizione della bomba, si consegnò alla polizia il 21 aprile dopo aver appreso di essere ricercato per l'attentato.

McVeigh fu condannato alla pena capitale e giustiziato il'11 giugno del 2001, mentre Nichols fu condannato all'ergastolo che sta tuttora scontando presso il penitenziario di ADX Florence in Colorado.

Oltre a loro furono indagati anche i coniugi Michael e Lori Fortier per aver aiutato McVeigh in diverse fasi della progettazione. Michael Fortier testimoniò contro McVeigh ottenendo una pena ridotta e l'immunità per la moglie. Nel 2006 è stato rilasciato per buona condotta e affidato al Programma di Protezione Testimoni e vive oggi con un'altra identità.

Nonostante le responsabilità dell'attentato siano state individuate in breve tempo, questo non ha fermato i teorici del complotto dal proporre teorie alternative secondo cui McVeigh e Nichols non avrebbero agito da soli e dietro all'attentato ci sia un complotto governativo.


Presenza di altri esplosivi


I complottisti sostengono che il crollo del Murrah Bulding sia stato causato da altri esplosivi oltre a quello posizionato nel camion di McVeigh. Indizi di ciò sarebbero che il danno al palazzo è troppo ampio per essere stato causato da un solo carico, che il crollo stesso del Murrah Building è fortemente asimmetrico come se ci fossero state altre cariche all'interno, e che i sismografi hanno rilevato due oscillazioni e non una.


I dubbi riguardo all'intensità dell'esplosione derivano dall'asserzione dell'ex Generale di Brigata della United States Air Foce Ben Partin secondo cui il carico di esplosivo di McVeigh avrebbe potuto produrre sulla colonna del Murrah Building più vicina (la colonna G20) al massimo una pressione di 34 atmosfere (500 libbre per pollice quadrato, in originale). Al contrario la FEMA (l'ente americano per la gestione delle emergenze) sostiene nel rapporto ufficiale sull'attentato che l'esplosione abbia applicato sulla G20 una pressione di 381 atmosfere (5600 libbre per pollice quadrato) e che questa è sufficiente a giustificare il disastro avvenuto. Per fugare il dubbio nel 2007 i ricercatori del New Mexico Institute of Mining and Technology hanno condotto una serie di esperimenti in una zona desertica del New Mexico e facendo esplodere un carico simile a quello di McVeigh hanno calcolato che la pressione prodotta alla distanza a cui si trovava la G20 dal furgone è di circa 374 atmosfere (5500 libbre per pollice quadrato). Il dato presentato dai complottisti è quindi grossolanamente sbagliato, mentre quello della FEMA è molto vicino al dato sperimentale. Le prove del New Mexico Institute of Mining and Technology sono riportare nella puntata della serie Conspiracy Test di Discovery Channel dedicata all'attentato di Oklahoma City. L'intensità dell'esplosione è stata quindi sufficiente a distruggere il palazzo, senza dover quindi ipotizzare la presenza di altre cariche che, in ogni caso, non sono mai state trovate tra le macerie.

Rosso: colonna crollata
Blu: colonne non crollate
Verde: Vani scale e ascensori
Resta comunque molto evidente l'asimmetria del crollo e stupisce da principio che la colonna F24 sia crollata, mentre altre più vicine alla bomba abbiano resistito all'esplosione pur gravemente danneggiate. Per spiegare questa apparente assurdità bisogna considerare anzitutto che la disposizione dell'esplosivo nel camion bomba di McVeigh non era simmetrica, ma come spiegato dallo stesso terrorista era disposta a T, con quindi una maggiore concentrazione di materiale detonante verso il fronte del veicolo, proprio nella direzione della colonna F24 che è crollata. In secondo luogo, come spiegato da Gene Corley della FEMA nella puntata di Conspiracy Test, le colonne sulla fila F (ciò la F20 e la F22) più vicine all'esplosione che non sono crollate erano adiacenti al vano scale e agli ascensori e proprio per questo erano quindi vicine a maggiori rinforzi strutturali. La stessa teoria è esposta dal professore di Ingegneria Civile Norbert Delatte della Oklahoma State University nel libro Beyond Failure: Forensic Case Studies For Civil Engineers del 2009.

In ultimo, esiste anche una spiegazione plausibile del perché i sismografi abbiano registrato due scosse invece di una. Il geofisico James Lawson del Oklahoma Geological Survey ritiene che la spiegazione sia che la prima vibrazione della terra rilevata corrisponda all'effettiva esplosione della bomba di McVeigh, mentre la seconda al crollo dell'edificio. In ogni caso, quando il 24 maggio del 1995 ciò che rimaneva del Murrah Building fu demolito, i sismografi segnalarono anche in quel caso due oscillazioni, portando quindi gli esperti a escludere che il 19 aprile ci fossero due ordigni.


Il terzo cospiratore


Durante i primi colloqui con i testimoni che avevano visto McVeigh all'autonoleggio emerse che alcune persone sostenevano di aver visto due uomini noleggiare il furgone che venne usato per l'attentato. I due sospetti furono denominati per convenzione John Doe n°1 e John Doe n°2; il primo di essi fu subito identificato come Tim McVeigh, mentre in secondo rimane ad oggi non identificato. Se fosse confermato che McVeigh non ha agito da solo nelle ultime fasi dell'attentato, questo potrebbe anche aprire la pista a legami con il terrorismo islamico visto che Nichols si trovò nelle Filippine nello stesso periodo in cui Ramzi Yousef (il perpetratore del primo attentato al World Trade Center del 1993), si trovava a Manila.


McVeigh ha sempre sostenuto che non esistesse nessun John Doe n°2 e di aver noleggiato il furgone da solo e fin da subito fu evidente per gli inquirenti che il ritratto del secondo uomo assomigliava al soldato Todd Bunting, che era entrato all'autonoleggio il giorno dopo McVeigh e che ovviamente non aveva alcun legame con i terroristi. Anni dopo, perfino uno dei dipendenti dell'autonoleggio ha ammesso di essersi sbagliato e di avere indicato Todd Bunting come John Doe n°2.

Nel 1997 fu ovvio che l'uomo indicato come John Doe n°2 era estraneo ai fatti e anche la commissione indipendente convocata per indagare sull'attentato di Oklahoma City giunse alla conclusione che non esiste nessun John Doe n°2 collegato all'attentato perché le descrizioni fornite dai testimoni sono talmente vaghe e contraddittorie che potrebbero riferirsi a qualunque uomo di statura tra un metro e sessanta e un metro e novanta e dal fisico magro o muscoloso.

Quindi, sebbene non si possa escludere con assoluta certezza che ci fosse davvero un'altra persona insieme a McVeigh, non esistono indizi solidi a sostegno di questo fatto. Fino ad oggi John Doe n°2 non è stato individuato, ma va sottolineato che quand'anche lo fosse, questo non indica in alcun modo che l'attentato di Oklahoma City sottenda una cospirazione governativa, l'ipotesi più ovvia resterebbe che McVeigh abbia coperto un complice per motivi che non conosciamo.


L'ATF era stata avvisata in anticipo?


Secondo i complottisti l'agenzia governativa ATF, che aveva degli uffici nel Murrah Building, era stata avvertita in anticipo dell'esplosione, infatti molti dei suoi dipendenti non erano nel palazzo quella mattina. In questo caso l'asserzione complottista è completamente insensata: lo scopo dell'ATF è di fare indagini e pertanto i suoi dipendenti lavorano per molto tempo fuori dagli uffici e quindi che quella mattina gli uffici non fossero pieni non è per nulla strano.

Detto questo, davanti alla precisa domanda della stampa l'agente dell'ATF Luke Franey spiegò i motivi delle assenze di ciascuno dei suoi colleghi che non erano in ufficio quella mattina e dalla sua testimonianza emerge comunque che negli uffici dell'ATF c'erano cinque persone, uno dei quali rimase prigioniero in un ascensore che cadde in caduta libera a seguito del tranciamento dei cavi causato dall'esplosione, altri due rimasero gravemente feriti e lui stesso rimase intrappolato al nono piano senza possibilità di uscire per un'ora e mezza. Non ci furono morti tra gli agenti dell'ATF per un motivo molto semplice: i loro uffici erano all'ultimo piano. I complottisti però dovrebbero spiegarci come sarebbe stato possibile prevedere in anticipo che nessuno dei cinque dipendenti presenti nell'ufficio non sarebbe rimasto coinvolto in modo letale nell'esplosione.


Conclusioni


Come in molti altri casi, anche le teorie del complotto sull'attentato a Oklahoma City si basano su informazioni incomplete o fraintese. Anche in questo caso chi crede alle teorie alternative vuole credere a piste inesistenti che cedono davanti a un minimo di verifica. Non esiste nessun motivo ragionevole per credere che vi sia una cospirazione governativa dietro all'attentato al Murrah Building del 19 aprile 1995.