15 aprile 2020

L'NTSB ha pubblicato il rapporto preliminare sull'indicente in cui è morto Kobe Bryant

Il 7 febbraio del 2020 l'NTSB, l'ente civile americano che indaga sulle cause degli incidenti nei trasporti, ha pubblicato il proprio rapporto preliminare sullo schianto dell'elicottero Sikorsky S-76 su una collina a Calabasas, nella contea di Los Angeles, su cui viaggiavano nove persone tra cui l'ex giocatore dell'NBA Kobe Bryant.


Il documento di undici pagine spiega alcuni aspetti fondamentali di quanto accaduto. Anzitutto mostra con delle immagini dove sono state trovate tutte le macerie del velivolo che si sono sparse nella zona dell'impatto e aggiunge che l'intera fusoliera è stata interessata da un incendio successivo allo schianto.

Il rapporto chiarisce che il motore era perfettamente funzionante al momento dell'impatto con il terreno, portando così ad escludere che la causa del disastro sia una guasto tecnico. Il documento chiarisce inoltre attraverso foto e testimonianze di testimoni oculari e del servizio meteorologico nazionale che l'area di Los Angeles quel giorno era coperta da una fitta nebbia. Un testimone oculare su una mountain bike ha riferito agli inquirenti di aver visto l'elicottero uscire da una nube di nebbia prima di andarsi a schiantare poco dopo contro la collina.

Inoltre la portavoce dell'NTSB Jennifer Homendy, intervenuta sulla scena, ha dichiarato al Los Angeles Times che l'elicottero non aveva il Terrain Awareness and Warning System (di solito indicato con l'acronimo TAWS) che informa il pilota nel caso in cui stia andando a colpire il suolo.


Alla luce di quanto emerso sembra quindi confermata l'ipotesi iniziale, secondo cui il pilota Ara Zobayn ha abbassato il velivolo cercando di uscire da una nube di nebbia, ma per un errore è finito contro la collina.

L'ex pilota della Royal Air Force britannica Paul Kennard ha recentemente scritto nella sua rubrica su su Forbes che Zobayn, dopo essere entrato nella nube, aveva sicuramente un'alternativa, ovvero alzare l'elicottero fino a sopra la nube, entrando così nel Controlled Airspace, prendere contatti con i controllori di volo e farsi guidare a destinazione (o farsene assegnare una nuova). Tuttavia questo avrebbe comportato un ritardo nei piani di volo dell'elicottero e Kobe Bryant e la figlia non sarebbero arrivati in tempo alla partita.

L'NTSB proverà a chiarire quanto avvenuto nel rapporto finale che uscirà verosimilmente nel 2021. Finora sappiamo che un errore umano misto alla fretta potrebbero essere stati fatali per l'ultimo volo di Kobe Bryant.

8 aprile 2020

Come funziona l'app di Singapore per il tracciamento degli spostamenti

Uno degli argomenti più ricorrenti su come fronteggiare la crisi causata dalla pandemia di COVID-19 è quello sull'uso delle app di tracciamento per verificare chi sono i soggetti a rischio che possono aver incontrato persone rivelatesi infette. La più nota tra queste applicazioni è TraceTogether, adottata dal Ministero della Salute di Singapore. Tra gli argomento più dibattuti ci sono quelli sulle potenziali violazioni della privacy che queste app possono compiere e le loro conseguenze.


Come funziona TraceTogether


L'utilizzo di TraceTogether a Singapore è completamente volontario. Chi installa TraceTogether sul proprio dispositivo mobile deve tenere accesa la connettività Bluetooth; ogni dispositivo invia segnali attraverso il Bluetooth agli altri dispositivi che trova nelle sue vicinanze, a meno di due metri e per oltre trenta minuti, in questo modo viene registrata la cronologia delle persone che ciascuno degli utenti di TraceTogether ha incontrato. I dati vengono memorizzati solo in locale sui cellulari e non vengono inviati a nessuno.

Solo nel caso in cui un utente risulti positivo al tampone per COVID-19 il Ministero della Salute singaporiano accederà ai dati di cronologia e potrà risalire alle persone incontrate dall'utente risultato positivo in modo da poter eseguire i test di positività su di loro.

Il funzionamento dell'app è descritto in termini molto chiari da un video sul sito di TraceTogether realizzato dal governo di Singapore.


TraceTogether e i problemi di privacy


Come spiega il manifesto di BlueTrace (l'ente che ha sviluppato l'app) la raccolta dei dati è decentralizzata e avviene solo sulla memoria dei dispositivi. I dati sono memorizzati in forma anonima (ogni utente è identificato attraverso un codice numerico), e sono criptati in modo che solo il Ministero della Salute li possa leggere se necessario. La cronologia ha una profondità massima di 21 giorni, inoltre l'app non accede ad altre informazioni presenti sul dispositivo come il numero telefonico o la rubrica.

L'installazione di TraceTogether è comunque solo volontaria, nessuno è obbligato a farlo. Secondo il governo di Singapore neanche chi è positivo è obbligato a fornire i dati, anche questo è su base volontaria. Tuttavia secondo la CNBC fornire i dati da parte degli utenti infetti da COVID-19 sarebbe invece obbligatorio per legge. L'app è stata rilasciata il 20 di Marzo e dopo una settimana è stata installata da oltre 620.000 utenti, su una popolazione di 5 milioni e 600.000 abitanti.

Inoltre BlueTrace scrive ad oggi sul proprio sito che sta ancora lavorando alla documentazione dell'applicazione e che una volta completata renderà open source il proprio prodotto.


Applicazioni simili usate in altri stati


Singapore non è l'unico stato ad avere adottato misure di questo genere. Il Ministero della Salute israeliano, ad esempio, ha adottato un'applicazione simile a TraceTogether chiamata HaMagen (che significa Lo Scudo in ebraico) che fa un tracciamento analogo a quanto avviene a Singapore ma che inoltre invia sul dispositivo del singolo utente una segnalazione nel caso in cui si sospetta che questo possa essere entrato in contatto con il virus. Al contrario di TraceTogether, HaMagen è già open source.

Anche i governi di Giappone e Corea del Sud hanno adottato soluzioni analoghe a quelle di Singapore, ma in questi paesi gli spostamenti degli utenti risultati infetti vengono pubblicati su dei portali web e sono visibili da chiunque. In questi casi i dubbi sul rispetto della privacy sono sicuramente più giustificati, ma si tratta di casi isolati e di pratiche che difficilmente verrebbero seguite in Europa.

2 aprile 2020

European Union report says Russia is carrying out a disinformation campaign on COVID-19 epidemic

According to an internal report by the External Action Service of the European Union, some media outlets and social media profiles linked to the Kremlin are carrying out a disinformation campaign on the COVID-19 epidemic in order to slow down and compromise the effectiveness of the reaction in Europe and in the USA.

The nine-page report was leaked to CNN, the Financial Times and Reuters. According to these three sources, Russian trolls are spreading false and contradictory news on main social networks about the spread of the virus in order to undermine the trust of readers in the health and political authorities of their countries. The disinformation contents are produced in English, Spanish, Italian, German, French, Russian and Arabic.


Just an easy check on the web is enough to verify that many articles by Russia Today on conspiracy theories, for example, never take a clear stand against the hypothesis that the virus was built in a laboratory in the USA or China. Articles like this, on the hypothesis that the virus entered Wuhan during the 2019 Military World Games, conclude by saying that there is no unanimity of thought on the origin of the virus, leaving the reader with the impression that the conspiracy theory is as legitimate as the one maintained by the scientific community according to which the virus has natural origin. In this other article by Russia Today, theories according to which the virus was intentionally spread by the USA in China and Iran are described as less orthodox theories, suggesting that those according to which the virus was unintentionally spread by American athletes in China are more orthodox.

Among the cases cited by the report there is the report of an American soldier who tested positive for the virus in Lithuania; according to the Lithuanian newspaper that published the news, it was posted online on their site by Russian hackers, the page was withdrawn within a half hour. In commenting on this event, The Baltic Times newspaper added that the most serious threat to information in Lithuania comes from Russian secret services and intelligence.


Furthermore, Russian media and trolls are spreading fake news according to which measures taken in European countries are not effective and are not giving the expected results, while the numbers at least in Italy confirm the opposite, in order to increase the distrust of the readers in their governments. Also according to the report by the European Union, Russian trolls have spread the unfounded rumor according to which Slovak Prime Minister Peter Pellegrini tested positive after a hospitalization in late February and had infected other high level politicians from other European countries during international meetings: the whole story was completely false.

It's not the first time Russia carries out disinformation campaigns, now more than ever they can do enormous damage and it is therefore appropriate not to believe news read on the web unless there are solid confirmations and evidence to avoid worsening the effects of the epidemic because of a dictatorship.

Secondo un rapporto dell'Unione Europea la Russia diffonde disinformazione sull'epidemia di COVID-19

Secondo un rapporto interno all'Unione Europea redatto dal servizio per l'azione esterna, alcuni organi legati al Cremlino starebbero compiendo una campagna di disinformazione sull'epidemia di COVID-19 al fine di rallentare e compromettere l'efficacia della reazione in Europa e negli USA.

Il rapporto di nove pagine è stato visionato dalla CNN, dal Financial Times e dalla Reuters. Secondo le tre fonti i troll russi starebbero diffondendo sui principali social network notizie false e contraddittorie sulla diffusione del virus in modo da minare la fiducia dei lettori nelle autorità sanitarie e politiche dei propri paesi. I contenuti di disinformazione sarebbero prodotti in rete in inglese, spagnolo, italiano, tedesco, francese, russo e arabo.


Basta una semplice ricerca sul web per verificare che molti articoli sulle teorie cospirazioniste di Russia Today, ad esempio, non prendono mai posizioni nette contro l'ipotesi che il virus sia stato costruito in laboratorio in USA o in Cina. Articoli come questo, sull'ipotesi che il virus sia entrato a Wuhan in occasione dei giochi delle forze armate del 2019, concludono dicendo che non c'è unanimità di pensiero sull'origine del virus, lasciando nel lettore l'impressione che l'ipotesi complottista abbia la stessa validità di quella sostenuta dalla comunità scientifica secondo cui il virus ha origine naturale. In quest'altro articolo di Russia Today vengono definite less orthodox theories quelle secondo cui il virus è stato diffuso intenzionalmente dagli USA in Cina e Iran, lasciando intendere che quelle secondo cui il virus sia stato diffuso involontariamente dagli atleti americani in Cina siano teorie più ortodosse.

Tra i casi citati dal rapporto c'è quello della notizia di un soldato americano risultato positivo al virus in Lituania; secondo il giornale lituano che ha pubblicato la notizia la stessa è finita online sul loro sito per opera di hacker russi, la pagina è infatti stata ritirata in mezz'ora. Nel commentare l'evento il giornale The Baltic Times aggiunge che la più grave minaccia all'informazione in Lituania viene dai servizi segreti e dall'intelligence russa.


Inoltre i media e i troll russi starebbero diffondendo fake news secondo cui le misure messe in atto nei paesi europei non sono efficaci e non stanno dando i risultati attesi, mentre i numeri almeno in Italia confermano il contrario, al fine di far crescere la sfiducia di chi legge nei propri governi. Sempre secondo il rapporto dell'Unione Europea i troll russi avrebbero diffuso la notizia infondata secondo cui il primo ministro slovacco Peter Pellegrini sarebbe risultato positivo al tampone a seguito di un ricovero a fine febbraio e avrebbe contagiato altri capi di stato e di governo di altri paesi europei durante degli incontri internazionali: la notizia era priva di fondamento.

La Russia non è nuova a queste campagne di disinformazione, ora più che mai possono fare danni enormi ed è quindi opportuno non credere alle notizie lette sul web in assenza di solide conferme ed evidenze per evitare di peggiorare gli effetti dell'epidemia per colpa di un regime dittatoriale.