17 ottobre 2018

Le teorie del complotto sull'aeroporto internazionale di Denver

Il Denver International Airport, aeroporto dell'eponima città del Colorado, è uno dei più importanti snodi del traffico aereo mondiale; ad oggi risulta il secondo aeroporto più vasto al mondo, dietro solo a quello di Dammam in Arabia Saudita, ed è il quinto negli Stati Uniti per traffico di passeggeri, dietro ad Atlanta, Los Angeles, Chicago e Dallas.


Sin dalla sua inaugurazione il 28 febbraio del 1995 il Denver International Airport è oggetto di teorie della cospirazione che vorrebbero che il luogo sia stato costruito da qualche ente misterioso per fini ancora più misteriosi se non loschi, criminali e apocalittici.

Come spesso accade però le teorie del complotto sono solo parti di menti troppo fervide, e anche in questo caso le fantasie complottiste sono infondate e completamente assurde.


Le piste dell'aeroporto formano una svastica?


Foto aerea dell'aeroporto
Chi ritiene che l'aeroporto di Denver nasconda strani segreti sostiene anzitutto che le piste formino una gigantesca svastica visibile solo dall'alto, secondo i complottisti questo significherebbe che l'aeroporto sarebbe stato creato da un gruppo di neonazisti che tuttora lo controlla. Tuttavia si può semplicemente notare che le piste sono cinque, ed è quindi impossibile che formino una svastica, per vedere il celebre simbolo nazista bisogna infatti per forza ignorarne una. Inoltre alcuni bracci della presunta svastica sono più lunghi di altri e la simmetria non è rispettata lungo nessun asse. In ultimo questa disposizione ha una spiegazione ovvia e per nulla misteriosa: avere piste che puntano in quattro direzioni diverse consente molta più capienza per il decollo e per l'atterraggio dei velivoli, abbassando drasticamente la probabilità di sovrapposizioni nelle richieste di uso delle piste stesse.

Questo fu proprio uno dei motivi che spinse il Denver Regional Council of Governments (consorzio locale di alcune contee nella zona di Denver) alla costruzione di un aeroporto nuovo in sostituzione del precedente Stapleton International Airport in quanto quest'ultimo aveva sei piste parallele a gruppi di tre, e i due gruppi si incontravano in un punto, limitando così la propria capienza. Inoltre l'aeroporto di Stapleton fu esteso varie volte tra il 1929, anno della sua inaugurazione, e il 1995 e trovandosi in mezzo ad altre strutture non avrebbe potuto essere ulteriormente espanso. Al contrario il Denver International Airport si trova in mezzo al deserto e può essere esteso con meno vincoli.


La statua del cavallo blu


Nel 2008, tredici anni dopo l'inaugurazione dell'aeroporto, fu posta all'esterno una statua di un cavallo blu alto circa dieci metri. Il nome ufficiale della statua è Blue Mustang, ma per via del suo aspetto luciferino, conferitogli dalla criniera irta e dagli occhi rossi, viene spesso definito Blucifer. In questo caso i complottisti vogliono sostenere che l'aeroporto sia stato realizzato da un gruppo di satanisti che vorrebbero rappresentare la loro fede con questa statua.

L'autore dell'opera è lo scultore Luis Jimenez che non vide la sua opera completata in quanto morì durante la realizzazione dopo che la testa del cavallo gli cadde addosso. Ma basta guardare altre opere di Jimenez per capire che Blue Mustang non ha nulla di strano e che l'autore era solito ritrarre cavalli imbizzarriti in scene da rodeo proprio con gli stessi colori e con sembianze simili a Blue Mustang. Anche altri animali scolpiti da Jimenez, come bufali o alligatori, hanno colore e aspetto simile a quello di Blue Mustang ed è inutile specificare che non è mai emerso che lo scultore avesse legami con gruppi occultisti di alcun tipo.

Tra l'altro i complottisti omettono di riportare che all'interno dall'aerostazione è presente un'altra statua notevole di ben altro genere e per nulla minacciosa: nella lobby dei gate B si trova infatti una rappresentazione in bronzo dell'astronauta Jack Swigert che prese parte alla celebre missione Apollo 13 e che era nativo di Denver. I complottisti dovrebbero spiegarci come sarebbe possibile che in aeroporto infarcito si misteri di trovi la statua di un così ben noto eroe nazionale.


La lapide massonica


All'interno dell'aeroporto si trova una lapida massonica posata il 19 marzo del 1994 che contiene una capsula che sarà aperta a cent'anni dalla posa nel 2094. I complottisti ritengono che questa lapide sia la prova che la massoneria controlla tuttora l'aeroporto. In realtà come spiegato nell'articolo del giornalista John Wenzel sul Denver Post il contenuto della teca è noto e si tratta di oggetti tra cui monete, una palla autografata usata nella partita di inaugurazione dello stadio di baseball della città (il Coors Field), un paio di scarpe del sindaco Wellington Webb e alcuni gettoni del casinò Black Hawk. Inoltre, aggiunge l'autore, la presenza della lapide di per sé non indica che la massoneria sia ancora coinvolta né che tuttora usi l'aeroporto.



I complottisti inoltre sostengono che sommando le cifre della data incisa sulla lapide 19 March 1994 (1+9+1+9+9+4) si ottenga il numero 33, che indica la perfezione nella simbologia massonica. Ma è più che evidente che questa somma si ottiene solo ignorando il numero 3 del mese di marzo.

Inoltre la lapide reca la scritta New World Airport Commission sotto la data insieme ai nomi dei contributori; il nome dell'associazione fa pensare ai complottisti che la stessa sia legata al New World Order (Nuovo Ordine Mondiale), ma in realtà come spiegato da Jared Jacang Maher su Westworld (quindicinale edito a Denver) New World Airport Commission è il nome della commissione che doveva organizzare le attività di avvio dell'aeroporto e da allora è stata chiusa. Magari il nome della commissione era un po' infelice, ma è ben lontano dall'essere quello di un'organizzazione che mira a controllare il mondo.


I murales di Leo Tanguma


Nell'area del ritiro bagagli sono ospitati quattro murales (di cui si trovano buone foto su Vigilant Citizen e dal sito ufficiale dell'aeroporto, da cui abbiamo preso quelle sottostanti) dell'artista grafico Leo Tanguma, in particolare due di essi hanno stimolato la fantasia dei complottisti che vi vedono rappresentati disegni di oppressione militare e dell'umanità controllata da una sola dittatura (di nuovo, il concetto di Nuovo Ordine Mondiale).

Photograph provided courtesy of Denver International Airport

Photograph provided courtesy of Denver International Airport

Queste dicerie hanno portato fastidi allo stesso autore che è stato in alcune occasioni disturbato dai complottisti che lo accusavano di far parte di questo disegno di futuro distorto. Tuttavia lo stesso Tanguma ha spiegato varie volte che il significato dei suoi murale è ben diverso. In particolare i dipinti intitolati In Peace and Harmony With Nature e The Children of the World Dream of Peace rappresentano la distruzione della natura operata dall'uomo e poi l'umanità che unisce gli sforzi per salvare la natura e vivere in pace.


Il presunto bunker sotterraneo


Secondo i complottisti l'aeroporto nasconderebbe sotto di sé un enorme bunker sotterraneo che sarebbe stato creato dalla massoneria o dalla società segreta che ha costruito la struttura come rifugio in caso di guerra nucleare o di disastro naturale; ovviamente solo i membri della società avrebbero accesso al bunker in caso di bisogno.

Non c'è alcun dubbio che ci sia un ampio dedalo di corridoi sotto l'aeroporto, ma la circostanza è completamente normale. Tali percorsi vengono infatti usati dallo staff aeroportuale per spostarsi e per muovere i bagagli. John Wenzel conferma che alcuni giornalisti del Denver Post vi sono stati portati in visita, inoltre lo stesso aeroporto ha organizzato in occasione di Halloween del 2016 una visita guidata (ovviamente a fini canzonatori verso i complottisti) per i lettori che hanno così potuto accedere ai piani sotterranei.

Ovviamente nessuna società segreta avrebbe concesso a lettori e giornalisti di entrare nel proprio bunker antiatomico.

Una teoria complottista di questa vastità non può però fare a meno di presunti indizi di presenza di vita extraterrestre. Circola infatti in rete una foto scattata nei sotterranei che mostra un graffito su un muro raffigurante un alieno. Secondo Wenzel di graffiti di questo tipo nei sotterranei dell'aeroporto ve ne sono in abbondanza, e non tutti ufologici, e il portavoce dell'aeroporto avrebbe spiegato che si tratta semplicemente di una burla di un dipendente.



I lavori del settembre 2018 e i cartelli canzonatori


Nel 2018 in occasione di alcuni lavori di manutenzione all'interno dell'aeroporto sono state montate delle pareti temporanee in cartongesso che sono state per l'occasione decorate con cartelli che si riferiscono a presenze aliene, a uomini lucertola e all'aspetto sinistro di Blue Mustang.

Questa mossa commerciale ha ovviamente lo scopo di farsi beffa dei complottisti, dando loro quanto si aspettano.


Conclusioni


E' più che ovvio che non vi sia nulla di strano o sospetto nascosto all'aeroporto di Denver. Anche perché se gli ipotetici cospiratori dovessero nascondervi un indicibile segreto non si capisce perché dovrebbero seminare indizi praticamente ovunque. Queste teorie nascono solo dalla tendenza umana di vedere connessioni laddove non ci sono, ma è chiaro che né i neonazisti, né la massoneria, né occultisti di alcun tipo hanno predisposto un bunker nascosto nell'aeroporto della capitale del Colorado.

2 commenti:

  1. Ho letto con interesse, ma non spieghi che ci fa una lapide massonica, in un aereoporto, ne il significato in sé del cavallo dell'apocalisse, e la tua analisi delle immagini dei dipinti sono da analfabeta di estetica, per fortuna che non indaghi su Itavia e giudici saltati per aria, saresti capace di scrivere che è normale, in fondo dicono tutti che la mafia non esiste.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao e benvenuto. Ti giro la domanda: secondo te se ci fossero società segrete che usano l'aeroporto per i loro fini sarebbero così gonzi da lasciare segnali così grandi ed evidenti così che chiunque se ne accorga?


      Su Ustica un'idea me la sono fatta: c'era una bomba sull'aereo. Ma non ho approfondito e credo che non ne scriverò mai.

      Elimina