5 agosto 2020

Dal COVID-19 all'esplosione a Beirut: perché crediamo alle fake news

Il 2020 verrà sicuramente ricordato come uno degli anni più ricchi di eventi nefasti degli ultimi decenni: dalla crisi tra USA e Iran, agli incendi in Australia fino alla pandemia da COVID-19 e all'esplosione al porto di Beirut. Mentre questi eventi si svolgono attorno a noi il mondo è sempre più connesso, le notizie viaggiano più veloce della luce e subito dopo la spaventosa esplosione avvenuta il 4 agosto nella capitale libanese i video di quel terribile evento hanno fatto il giro del pianeta e in meno di un minuto le immagini del disastro erano visibili ai quattro angoli del globo.


Mentre le informazioni corrette raggiungono i fruitori in modo sempre più rapido e capillare, anche le fake news si moltiplicano alla stessa velocità. Spesso vengono create da vere e proprie industrie della disinformazione (come la Internet Research Agency di San Pietroburgo), ma a parte il motivo per cui vengono create stupisce il fatto che abbiano così tanto seguito e che i lettori siano letteralmente in balia di bufalari professionisti.

In realtà esistono almeno tre motivi di carattere emotivo per cui le fake news hanno così tanta presa e confermano anche come la presunta razionalità dell'essere umano è spesso ampiamente sopravvalutata.


Il confirmation bias


Ciascuno di noi è vittima del proprio bias di conferma. Ovvero quando scorriamo le notizie sull'homepage di un giornale o su un social network siamo più attratti da quelle che confermano la nostra visione del mondo, fino al punto che quelle opposte potremmo non vederle del tutto. Ad esempio se non abbiamo fiducia nelle istituzioni governative finiremo per credere più facilmente alle teorie secondo cui i governi ci nascondono la verità, penseremo quindi che il virus SARS-Cov2 non si nato in natura, ma sfuggito da un laboratorio, o che l'esplosione di Beirut sia stata un attacco ordinato da qualche governo estero (di solito USA e Israele sono i principali bersagli delle teorie alternative).


Le teorie del complotto offrono risposte rapide


Quando siamo colpiti emotivamente da un evento (anche solo perché lo vediamo in TV, senza essere presenti) la natura umana ci porta a volere sapere nel più breve tempo possibile perché e come l'evento che ci ha colpito si è verificato, perché saperlo allevia il disagio. E di solito sotto stress produciamo pensieri negativi. Questo fa sì che si accettino delle spiegazioni rapide che diano una risposta al "Perché è successo?" e di solito le teorie del complotto arrivano molto prima delle spiegazioni ufficiali, perché le indagini richiedono mesi e a volte anni.

Pertanto piuttosto che credere che non sappiamo ancora quale animale abbia fatto da tramite tra il pipistrello e l'uomo, preferiamo una spiegazione completa come quella secondo cui si tratta di un'arma biologica. Allo stesso modo, piuttosto che accettare che non sappiamo quale materiale sia esploso al porto di Beirut e come si sia innescato, preferiamo accettare una spiegazione completa anche se potenzialmente sbagliata: come quella che si tratti di materiale sequestrato ad Hamas o che si sia trattato di un attacco militare o di un attentato.


Le teorie del complotto mettono ordine nel caos


La mente umana non ama il caos, e preferisce l'ordine. Pensare che l'esplosione a Beirut o la pandemia da COVID-19 siano stati eventi capitati per caso, e che sarebbe bastato qualche controllo più preciso per evitarli stride con la portata del disastro che hanno causato. Preferiamo credere che ci sia dietro un disegno cospiratorio e che il tutto sia stato pianificato. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei casi delle morti premature dei divi della musica, del cinema e dello sport. Facciamo fatica a credere che un pazzo solitario abbia ucciso John Lennon, facciamo fatica a credere che lo stress e la pressione abbiano portato Kurt Cobain a spararsi. Preferiamo credere che il mondo sia ordinato e che dietro a tutto ciò ci sia una cospirazione.

2 commenti:

  1. Ciao, ho trovato questa teoria del complotto sul 5g, che supera ogni altra per follia. Sappiamo che il pensiero é prodotto dal cervello, così come la bile viene prodotta del fegato. Già nel diciannovesimo secolo alcuni pensatori come Carl Vogt ritenevano che il pensiero avesse una natura materiale e non spirituale. un secolo e mezzo dopo abbiamo avuto conferma che é effettivamente così. Il pensiero può essere descritto come un insieme di onde generate da impulsi elettrici, che viaggiano tra i neuroni. Se consideriamo la nota equazione di Einstein E=MC2, possiamo facilmente comprendere come anche il pensiero faccia parte della materia o comunque non sia qualcosa di spirituale o trascendentale. Dunque il 5g servirebbe a modificare il pensiero col fine di..udite, udite..di non far più credere in Dio ( qui si scade nel ridicolo, lo so, ma volevo riportare questa teoria del complotto ) immagino che una volta funzionante il 5g provochi una piccola scarica elettrica nei soggetti che pensano a Dio. Lo scopo naturalmente é quello ormai noto della massoneria, ossia distruggere la fede. Ti saluto.

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  2. Grazie Marco. Non conoscevo questa teoria e confermo che scade nel ridicolo! La gente non ha pudore.

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