Dall'inizio del 2021 SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano è tra le serie più viste su Netflix, e non potrebbe essere diversamente vista l'importanza e l'attualità dei temi trattati e visto quanto gli stessi facciano ancora discutere. La serie in cinque puntate racconta la storia della comunità per il recupero di tossicodipendenti sorta a Coriano, in provincia di Rimini, dalla fondazione fino alla morte del suo celebre fondatore Vincenzo Muccioli.
SanPa ricostruisce la storia della comunità attraverso il racconto diretto di moltissime persone coinvolte: dalla famiglia di Muccioli, ai ragazzi che ci hanno vissuto, dai suoi oppositori fino ai suoi sostenitori. Il quadro che ne emerge è quanto più complesso non potrebbe essere; fin da subito infatti Muccioli usò tecniche non ortodosse, rinunciando all'uso del metadone e curando i tossicodipendenti solo con la comprensione e riempiendo le loro vite di attività diverse nella cura degli animali e nel lavoro presso la comunità. In breve tempo San Patrignano crebbe e la gestione divenne sempre più complicata; Muccioli delegò alcune responsabilità alle persone sbagliate e la mortale combinazione di responsabili violenti e dell'illusione che la tossicodipendenza si possa sconfiggere senza l'aiuto della medicina portò la comunità a perdere il controllo, almeno in parte, di ciò che succedeva al suo interno. Il risultato furono reclusioni, incatenamenti, pestaggi, suicidi, stupri e almeno in un caso anche un omicidio.
Muccioli dovette affrontare ovviamente anche conseguenze legali che andarono dall'abuso edilizio, fino al favoreggiamento nell'omicidio di Roberto Maranzano, uccio a San Patrignano e gettato in una discarica a Napoli in modo da sviare la indagini.
La serie dà egual spazio agli estimatori di Muccioli e ai suoi detrattori, lasciando allo spettatore il compito di trarre le proprie conclusioni. Conclusioni che in realtà sono impossibili da trarre. Il quadro più probabile che ne emerge è quello di un uomo animato da buone intenzioni, che si è poi trovato a fronteggiare una situazione incredibilmente complessa e cresciuta oltre le sue previsioni iniziali. Secondo i sostenitori, Muccioli dovette collaborare nella copertura dell'omicidio per evitare che la comunità crollasse e i ragazzi ricadessero nella tossicodipendenza; dovette quindi nascondere una morte per evitare che ne seguissero altre migliaia. Secondo gli accusatori, nessuna buona intenzione può giustificare il sostegno anche tacito a degli assassini. Impossibile districarsi in questo guazzabuglio. Il gomitolo si intreccia ancora di più nel finale che tratta della morte del fondatore, le cui cause sono ancora avvolte nel mistero e su cui aleggia il dubbio che abbia contratto l'AIDS all'interno della comunità stessa.
Alla fine la conclusione più equilibrata sembra essere quella di sospendere il giudizio: Muccioli non era un eroe e nemmeno un criminale. Vincenzo Muccioli era un uomo sicuramente coraggioso, che si è imbarcato in un'avventura gigantesca che lo ha costretto a compromessi alle volte orribili. Se abbia fatto bene o meno è probabilmente una domanda senza risposta.