25 agosto 2024

Visita al Memoriale di Pearl Harbor

L'ultima tappa del viaggio americano di quest'anno è la capitale delle Hawaii Honolulu, una delle metropoli più note degli USA nonostante si trovi a ore e ore di volo da tutte le altre, celebre soprattutto per il quartiere di Waikiki e la sua omonima spiaggia.

La bandiera sopra al memoriale della USS Arizona fotografata da dentro il memoriale

A poche decine di chilometri da Honolulu si trova il Memoriale di Pearl Harbor che ricorda il terribile attacco giapponese contro la marina degli Stati Uniti del 7 dicembre del 1941 che causò l'ingresso di questi ultimi nel secondo conflitto mondiale, questo sito storico è sicuramente uno dei punti di maggiore interesse dell'intera isola di Oahu.

Il memoriale è gestito dal National Park System e appena entro i volontari ci consigliano di metterci in coda per andare al Memoriale della USS Arizona anche se siamo un'ora in anticipo rispetto alla prenotazione, perché per via del forte vento potrebbero sospendere le visite, visto che ci si arriva con il battello. E quindi mi registro per la visita e mi metto in fila. Prima di salire sul battello che ci porta al memoriale entriamo in una sala cinema dove un ranger ci racconta brevemente la storia di ciò che stiamo per vedere dicendo di essere orgoglioso di lavorare per la nazione migliore del mondo e raccontando anche la storia di una signora ottantatreenne che pochi mesi prima ha visitato il sito per commemorare il padre morto sulla USS Arizona che non ha mai conosciuto.

In pochi minuti il battello ci porta al memoriale, dove il senso di star vedendo qualcosa di storico, di eroico e di terribile è molto forte. La struttura è costruita trasversalmente alla lunghezza della nave, una rappresentazione grafica al centro della stessa mostra la posizione del memoriale rispetto ai resti della nave e indica dove guardare per vederli. A destra si vede ancora distintamente una delle torrette del cannone e a sinistra uno dei fumaioli.

La torretta del cannone
Il fumaiolo

Nella stanza in fondo sulla parete sono incisi i nomi delle 1177 vittime dell'attacco. Una volontaria ci racconta come molti di loro fossero fratelli e che per loro la Marina Militare non era solo il luogo di lavoro ma la loro seconda casa e come molti dei sopravvissuti all'attacco abbiano deciso comunque di essere sepolti proprio in quel luogo alla loro morte.

I nomi delle vittime

La visita al memoriale dura circa venti minuti al termine dei quali torniamo nella struttura principale dove vedo che della USS Arizona è sopravvissuta anche un'ancora, che è esposta sulla terraferma. Devo decidere cos'altro vedere nel tempo che mi rimane e scelgo il museo del sottomarino USS Bowfin risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Prima di entrare nel sottomarino dedico qualche minuto al museo sui sottomarini che lo precede, l'esposizione ha sezioni dedicate al ruolo dei sottomarini dalla Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri, passando per la guerra fredda. Vista questa prima parte, un ponte conduce al sottomarino che si può visitare sia esteriormente che entrando al suo interno e vedendone la tecnologia bellica e gli oggetti di uso quotidiano come brande, cucine, bagni e carte da gioco. Ciò che colpisce è quanto angusti siano gli spazi e i passaggi e noto che le persone più alte hanno notevoli difficoltà a passare da una sezione all'altra, attraversando quegli stretti varchi.

L'ancora sopravvissuta
Lo USS Bowfin

Purtroppo mi manca il tempo per vedere anche il resto del memoriale di Pearl Harbor, ci vorrebbe la giornata intera. Ma quello che ho visto mi basta a capire che da questo posto nel 1941, in quello che è stato definito dal presidente Franklin Delano Roosevelt Il Giorno dell'Infamia, non sono cambiate solo le sorti della guerra ma è cambiata la storia del mondo. Perché, come recita un murale all'interno del museo sui sottomarini, Freedom Is Not Free.

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