23 marzo 2020

Cosa ci insegna il coronavirus sul mondo dell'informazione

Da settimane i notiziari di ogni parte del mondo parlano quasi esclusivamente della pandemia di COVID-19, e non potrebbe essere altrimenti vista la gravità della situazione nei cinque continenti. L'epidemia di COVID-19 è il secondo evento globale dell'epoca di internet dopo l'11/9; in passato ce ne sono stati altri, come l'esplosione della centrale di Chernobyl o l'allunaggio dell'Apollo 11, ma internet non c'era è l'informazione veniva distribuita su carta o in televisione.


L'11 settembre è stato il primo evento della storia ad avere un movimento di complottisti unito e organizzato su scala globale, a cui si è opposto per la prima volta un movimento di debunker altrettanto globale e altrettanto organizzato di cui faccio parte anche io come membro di Undicisettembre dal suo esordio nel 2006. L'informazione mainstream ha spesso creato confusione su questo tema, basti ricordare Confronting the Evidence trasmesso da Report su Rai 3 (motivo per cui da allora non ho mai più guardato Report) o lo spazio televisivo regalato da Matrix, al tempo condotto da Enrico Mentana che oggi si atteggia (e per fortuna!) a difensore del fact checking contro ogni complottismo, a Massimo Mazzucco e Giulietto Chiesa nel 2007. Tuttavia su questo tema ci sono sempre state solo due correnti di pensiero ben distinte: complottisti (che, è bene ricordarlo, raccontano fandonie cercando di spiegare i crolli con la fisica delle masse rigide che si impara alle medie) e sostenitori della versione comunemente accettata e accertata.

Al contrario, l'epidemia di COVID-19 sta creando un tale caos nel mondo dell'informazione che è secondo solo a quello negli ospedali. Veniamo bombardati di informazioni tra le quali è difficilissimo orientarsi. Le recenti diatribe telematiche tra Salvo Di Grazia e Roberto Burioni sui numeri dei nuovi contagi in Cina e quella tra lo stesso Burioni e la dottoressa Gismondo sulla gravità della malattia hanno mostrato come anche gli esperti possono avere pareri discordanti; eppure fino ad ora "il parere degli esperti" era l'unica arma per distinguere la verità dalle menzogne dei complottisti. La Cina e la Russia diffondono su canali mainstream o per voce dei propri ministri le stesse teorie della cospirazione che diffondono i complottisti professionisti: quelle secondo cui il virus è stato creato negli USA e diffuso in Cina per danneggiarne l'economia. Sarebbe interessante sapere dai complottisti come si sposa la loro teoria con il fatto che gli USA stessi avranno dei danni enormi a causa del virus, ma nel frattempo i media cosa stanno facendo per fare luce su questi aspetti?

Invece di spiegare che l'esercitazione militare Defender Europe 2020 era prevista da tempo e non ha nulla a che vedere con il COVID-19, alcune testate diffondono teorie secondo cui sarebbe un tentativo di invasione dell'Europa da parte del governo americano.

Nel Regno Unito il sottosegretario alla sanità parla di immunità di gregge, come se non volesse prendere contromisure contro il virus, e il dottor Christopher Jessen, che sarà un personaggio televisivo ma è pur sempre un medico, dice che gli italiani usano il virus come scusa per non lavorare. Ma è possibile che questi personaggi debbano essere messi sullo stesso piano del nostrano Roberto Burioni? Perché i media non ci aiutano a capire?

Ogni giorno qualche testata sostiene di fare finalmente chiarezza sull'uso delle mascherine: quali servono e a chi. E ogni volta immancabilmente viene dato un parere diverso. Un giorno si parla di un farmaco russo efficace contro il coronavirus, il giorno dopo ce n'è uno in Giappone che ha lo stesso effetto. La Repubblica getta fango su un'azienda bresciana che avrebbe venduto di nascosto i propri tamponi agli USA quando scarseggiano in Italia; la medesima azienda chiarisce che in Italia in tamponi non mancano e che il numero di quello inviati negli USA è contenuto, e minaccia un'azione legale contro la testata che ha riportato questa falsità. E ancora: la Cina è il colpevole di questa situazione o il salvatore del mondo che diffonde il proprio know-how? La Russia minaccia i propri medici affinché non rivelino la verità? Com'è possibile che in Corea del Nord non ci sia nemmeno un contagio e che in Russia i numeri siano così bassi? L'intelligence USA aveva avvisato Trump a gennaio? Perché il presidente non ha fatto nulla? E perché i media non chiariscono tutto questo?


È difficilissimo districarsi in questa miriade di informazioni, perché alcune sono vere e altre sono false. Bianco o nero. Nella ricostruzione dei fatti il grigio non esiste. Come fare allora? Qual è la soluzione?

Per i professionisti dell'informazione la raccomandazione è sempre la stessa: verificare le fonti, sentirne più di una e non riportare mai informazioni di seconda mano.

Per i fruitori è un vero guazzabuglio. L'unica buona strategia è la cautela: non prendere mai un'informazione per buona se non la si vede riportata da più fonti, che interpellino esperti diversi e in modo indipendente. Tuttavia questa soluzione è lontanissima dall'essere ottima. Ad esempio, immaginiamo che io non sappia nulla dell'omicidio di John Fitzgerald Kennedy e chieda un parere a un amico che conosce l'argomento; mi spiegherebbe che Lee Harvey Oswald è l'unico assassino e che agì da solo. Se adottassi l'atteggiamento della cautela finirei per non accettare un'informazione corretta, sospendendola e mettendola in freezer in attesa di ulteriori approfondimenti; gettando così al vento la possibilità di informarmi subito e bene.

Purtroppo, in questo marasma non esiste una soluzione semplice e veloce. Anzi, forse non esiste una soluzione del tutto. Eppure anche le notizie false sono un virus da estirpare per il quale servirebbe un vaccino.

Nessun commento:

Posta un commento