Tra le varie teorie del complotto sul nuovo coronavirus ce n'è una, sostenuta soprattutto da vari media russi, secondo cui il virus sarebbe un'arma biologica creata nel consolato americano di Wuhan, la città da cui è partita l'epidemia nel 2019, e diffusa dal governo USA in Cina per danneggiarne la crescita economica.
Secondo quanto riportato dalla AFP, alcuni ufficiali del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno riferito che migliaia di utenze Facebook, Twitter e Instagram appartenenti a soggetti russi stanno diffondendo questa teoria sui social network; in questo caso queste utenze sarebbero utilizzate da utenti umani e non da bot, come invece la Russia fa abitualmente attraverso la Internet Research Agency, comunemente nota come la "fabbrica dei troll".
Altre testate, come la BBC e Foreign Policy aggiungono che queste teorie non si limitano ai social network ma che in Russia vengono diffuse anche dai canali di informazione mainstream come la rete televisiva Channel One (Первый канал, in cirillico) nel suo principale programma di informazione Vremya (Вре́мя, che significa Tempo). Uno dei frammenti di una puntata in cui viene trattato l'argomento è disponibile su YouTube, solo in russo e senza sottotitoli, ma grazie a un articolo di Open Media (in russo, ma leggibile con Google Translate) possiamo apprendere che il presentatore Kiril Kleimenov ipotizza che uno degli indizi sia il nome stesso del virus perché Donald Trump prima di essere presidente degli USA consegnava corone ai concorsi di bellezza (da cui, secondo loro, coronavirus). Per avvalorare la propria tesi, la trasmissione ha ripreso anche una fake news diffusa dai media russi nel 2018 secondo cui il governo americano stava testando sulle persone un'arma biologica sviluppata nelle Georgia.
Un'analisi molto precisa pubblicata su Medium mostra che numerose altre testate russe online hanno pubblicato molti articoli e video a sostegno di questa teoria che trova grande diffusione anche sul social network russo VK.
La Russia non è nuova a queste strategie. Durante la Guerra Fredda il KGB lanciò una campagna di disinformazione, nota come Operation Infektion, mirata a diffondere la teoria secondo cui l'HIV sarebbe stato creato dagli USA nell'ambito della ricerca sulle armi biologiche. Operation Infektion iniziò nel 1962 con un articolo sul giornale indiano Patriot, vicino al Cremlino, e solo nel 1992 alcuni esponenti del servizio segreto russo ammisero che la campagna di disinformazione era stata condotta dal KGB.
Per smentire questa e altre teorie analoghe, un team di scienziati di nove nazioni diverse ha pubblicato una dichiarazione su Lancet in cui condannano ogni teoria che sostiene che il virus non abbia origine naturale. Altri esperti interpellati da altre testate hanno chiarito che per tasso di mortalità e di contagio, il coronavirus non ha le caratteristiche di un'arma biologica. Va in ultimo considerato che se gli USA avessero voluto colpire l'economia cinese con un'arma biologica non sarebbero partiti dalla pur ricca città di Wuhan, ma dalle zone più produttive del paese come le province di Guangdong e Jiangsu o la città di Shaghai.
Secondo quanto riportato dalla AFP, alcuni ufficiali del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno riferito che migliaia di utenze Facebook, Twitter e Instagram appartenenti a soggetti russi stanno diffondendo questa teoria sui social network; in questo caso queste utenze sarebbero utilizzate da utenti umani e non da bot, come invece la Russia fa abitualmente attraverso la Internet Research Agency, comunemente nota come la "fabbrica dei troll".
Altre testate, come la BBC e Foreign Policy aggiungono che queste teorie non si limitano ai social network ma che in Russia vengono diffuse anche dai canali di informazione mainstream come la rete televisiva Channel One (Первый канал, in cirillico) nel suo principale programma di informazione Vremya (Вре́мя, che significa Tempo). Uno dei frammenti di una puntata in cui viene trattato l'argomento è disponibile su YouTube, solo in russo e senza sottotitoli, ma grazie a un articolo di Open Media (in russo, ma leggibile con Google Translate) possiamo apprendere che il presentatore Kiril Kleimenov ipotizza che uno degli indizi sia il nome stesso del virus perché Donald Trump prima di essere presidente degli USA consegnava corone ai concorsi di bellezza (da cui, secondo loro, coronavirus). Per avvalorare la propria tesi, la trasmissione ha ripreso anche una fake news diffusa dai media russi nel 2018 secondo cui il governo americano stava testando sulle persone un'arma biologica sviluppata nelle Georgia.
Un'analisi molto precisa pubblicata su Medium mostra che numerose altre testate russe online hanno pubblicato molti articoli e video a sostegno di questa teoria che trova grande diffusione anche sul social network russo VK.
La Russia non è nuova a queste strategie. Durante la Guerra Fredda il KGB lanciò una campagna di disinformazione, nota come Operation Infektion, mirata a diffondere la teoria secondo cui l'HIV sarebbe stato creato dagli USA nell'ambito della ricerca sulle armi biologiche. Operation Infektion iniziò nel 1962 con un articolo sul giornale indiano Patriot, vicino al Cremlino, e solo nel 1992 alcuni esponenti del servizio segreto russo ammisero che la campagna di disinformazione era stata condotta dal KGB.
Per smentire questa e altre teorie analoghe, un team di scienziati di nove nazioni diverse ha pubblicato una dichiarazione su Lancet in cui condannano ogni teoria che sostiene che il virus non abbia origine naturale. Altri esperti interpellati da altre testate hanno chiarito che per tasso di mortalità e di contagio, il coronavirus non ha le caratteristiche di un'arma biologica. Va in ultimo considerato che se gli USA avessero voluto colpire l'economia cinese con un'arma biologica non sarebbero partiti dalla pur ricca città di Wuhan, ma dalle zone più produttive del paese come le province di Guangdong e Jiangsu o la città di Shaghai.
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