5 giugno 2020

BlacKKKlansman: il poliziotto afroamericano che si infiltrò nel Ku Klux Klan

Il nome di Ron Stallworth è noto alle cronache solo da pochi anni, eppure le sue singolari gesta risalgono agli anni 70. Stallworth nacque a Chicago nel 1953 da una famiglia afroamericana e nel 1972 entrò nella polizia di Colorado Springs come recluta. Tra i suoi primi incarichi ebbe quello di indagare sull'attività dei Black Panthers, storica organizzazione rivoluzionaria afromericana, e nell'ambito di quell'incarico riuscì a infiltrarcisi. Una volta terminato il proprio compito decise di indagare sulla frangia opposta, quella degli estremisti per la superiorità della razza bianca, e in particolare sul Ku Klux Klan, la più vasta e nota organizzazione della destra estrema americana.

Nel 1979 Stalloworth rispose per scherzo a un annuncio su un giornale in cui il Klan cercava nuovi iscritti. Il poliziotto pensava che il suo gesto non avrebbe avuto conseguenze, invece la sua richiesta fu accettata e il KKK lo contattò al telefono chiedendogli un incontro. Ovviamente Stallworth non poté presentarsi di persona e mandò un collega bianco all'incontro; così facendo i due riuscirono a infiltrarsi nell'organizzazione: il vero Stallworth gestiva le comunicazioni telefoniche e rimase il responsabile dell'indagine, mentre il collega bianco Chuck fingeva di essere Ron Stallworth agli incontri del Klan.

La storia di Stallworth non emerse per trentacinque anni, fino a quando il poliziotto scrisse la propria autobiografia intitolata Black Klansman da cui nel 2018 è stato tratto un film di Spike Lee (che si prende qualche libertà narrativa rispetto al libro) intitolato BlacKKKlansman; il libro di Stallworth è stato tradotto anche in italiano con il titolo del film con la tripla K. Dal racconto dell'ex poliziotto, ritiratosi nel 2005, emergono i pregiudizi, l'odio e l'ignoranza che pervadono il movimento. I due arrivano anche in contatto con David Duke, al tempo Gran Maestro del Ku Klux Klan, il quale in un'occasione disse a Stallworth (quello vero) al telefono di essere in grado di riconoscere le voci degli afroamericani che si fingono bianchi per via dei loro difetti di pronuncia: ma proprio in quel momento stava parlando con un nero che si fingeva bianco.

Il vero Stallworth riuscì anche a ottenere l'incarico di protezione personale di Duke e in un'occasione dovette esercitare il ruolo quando era presente anche Chuck, il finto Stallworth. In quell'occasione chiese a Duke di fare una foto con lui e chiese a Chuck di scattarla, all'ultimo istante prima dello scatto appoggiò la mano sulla spalla del leader del Klan scatenandone le ire.

Durante l'incarico i due riuscirono a scoprire che il KKK aveva dei rappresentanti anche nelle installazioni militari degli USA (come l'esercito, l'aviazione e il NORAD), riuscirono a sventare atti terroristici come il bruciare le croci, evitarono scontri tra il Klan e le Pantere Nere e ovviamente raccolsero informazioni fondamentali per le indagini.

Ciò nonostante l'infiltrazione di Stallworth nel Klan durò solo pochi mesi, perché i suoi capi gli ordinarono di interrompere l'attività e distruggere tutta la documentazione. I motivi della scelta non furono spiegati allora e non sono noti neanche oggi. Uno di questi potrebbe essere stato che la voce che c'era un poliziotto di colore infiltrato nel Ku Klux Klan si stava spargendo, al punto che anche un giudice che non conosceva chiese a Stallworth come l'attività stesse andando.

Purtroppo di questa incredibile vicenda sopravvive solo il racconto di Stallworth come narrato nel libro e come portato sul grande schermo di Spike Lee. Troppo poco per una storia di decenni fa ma che tratta problemi incredibilmente attuali.

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