25 novembre 2022

The Hawaiians, la squadra professionistica di football di Honololu


Tra il 1974 e il 1975 l'NFL subì la concorrenza di un'altra lega professionistica chiamata World Football League che nacque grazie agli sforzi dell'avvocato e imprenditore Gary Davidson. Davidson non era un volto nuovo nel panorama dello sport nordamericano, visto che in precedenza aveva contribuito alla fondazione di altre due leghe minori di buon successo quali la American Basketball Association e la World Hockey Association che contribuirono in modo fondamentale a forgiare la pallacanestro e l'hockey su ghiaccio come lo conosciamo oggi. La WFL giocò solo due stagioni, la seconda delle quali fu interrotta dopo tredici partite di regular season contro le diciotto previste inizialmente. La lega era composta da tredici squadre di cui dodici posizionate negli Stati Uniti continentali più una a Honolulu che ad oggi rimane la squadra di football hawaiana di maggiore successo, la squadra era chiamata The Hawaiians.

Il nome della squadra fu scelto con un sondaggio che vide in realtà come vincitore il nome di Honolulu Warriors, tale nome però non poté essere scelto perché esisteva giù una squadra che si chiamava così. Al secondo posto arrivò il nome Allis che significa nobiltà in hawaiano, ma anche questa seconda scelta fu scartata perché era impossibile da capire per chiunque al di fuori delle Hawaii. Al terzo posto arrivò il nome The Hawaiians che aveva superato altre proposte come Volcanos, Surf, Breakers, Fighting Pineapples o Tourists.

Gli Hawaiians non furono la prima squadra professionistica con sede alle Hawaii, prima di loro ci furono infatti Hawaii Chiefs dell'American Basketball League che giocarono la stagione 1961/1962 a Honolulu prima di trasferirsi a Long Beach in California e gli Hawaii Islanders che giocarono nella Triple-A dal 1961 al 1987 quando si spostarono a Colorado Springs.

Gli Hawaiians giocarono la prima stagione all'Honolulu Stadium e la seconda all'Aloha Stadium. Chiusero la prima stagione, che si giocò tra luglio e dicembre, con nove vittorie e undici sconfitte, qualificandosi per i playoff e perdendo in semifinale contro i Birmingham Americans che vinsero poi il campionato battendo in finale i Florida Blazers. La stagione 1975 iniziò a luglio come la precedente e quando la stagione si interruppe gli Hawaiians avevano all'attivo quattro vittorie e sette sconfitte. In entrambe le stagioni furono guidati dal coach Mike Giddings che negli anni 60 aveva allenato la squadra universitaria degli Utah Redskins. Nonostante le difficoltà economiche che portarono la lega alla chiusura, gli Hawaiians furono una delle squadre più solide riuscendo ad essere una delle tre franchigie a non saltare neanche un pagamento degli stipendi nei due anni di attività.


Tra le fila degli Hawaiians giocarono anche giocatori di un certo rilievo, tra cui spiccano l'offensive lineman John Wilbur e il running back Calvin Hill entrambi provenienti dall'NFL e che ci sarebbero tornati dopo le due stagioni della WFL.

Contrariamente alle altre due leghe create da Gary Davidson, la WFL non terminò con una fusione con la lega principale, ma tutte le squadre terminarono la propria attività alla chiusura della lega. Ad oggi Honolulu non è sede di nessuna squadra di rilievo e il football resta confinato tra i quarantotto stati contigui degli USA continentali. L'NFL non sembra al momento intenzionata ad estendersi fuori dai confini, è ad esempio l'unica delle quattro leghe principali a non avere squadre in Canada, ed è quindi purtroppo improbabile che in un prossimo futuro la palla ovale torni alle Hawaii a rinverdire la tradizione degli Hawaiians della WFL.


Fonti:

23 maggio 2022

La vera storia de La Leggenda di Sleepy Hollow

Il nome di Sleepy Hollow evoca immediatamente terre desolate avvolte dalla nebbia in cui si nascondono insidie e fantasmi tra cui il terrificante Cavaliere Senza Testa. Questo è la nomea che accompagna il racconto di Washington Irving pubblicato per la prima volta nel 1820 per via delle numerose opere cinematografiche e televisive che hanno adattato il racconto a partire dal cortometraggio del 1908 ad oggi. In realtà le trasposizioni dell'opera rispettano poco la storia originale scritta da Irving, che è più scherzosa che spaventosa e nella quale Ichabod Crane è un maestro di scuola elementare e non il temerario investigatore interpretato da Johnny Depp.


La storia narrata nel racconto si svolge nella colonia olandese di Tarrytown alla fine del diciottesimo secolo, nell'odierna contea di Westchester nello stato di New York, in una valle chiamata Sleepy Hollow nota per le leggende di fantasmi che infesterebbero la zona secondo la superstizione locale, tra cui quella del Cavaliere Senza Testa, il fantasma di un soldato assiano rimasto decapitato da un colpo di cannone che nella notte vaga nella valle alla ricerca della propria testa. A Sleepy Hollow vive Ichabod Crane, alto e dinoccolato maestro di scuola originario del Connecticut, che aspira alla mano di Katrina Van Tessel, figlia del ricco colono Baltus Van Tassel. Nonostante Katrina non disdegni l'interesse di Ichabod, questi deve vedersela anche con un rivale: il rozzo e forzuto Abraham Van Brunt detto Brom Bones.

Una notte d'autunno (il racconto non specifica che si tratti di Halloween, come molte versioni hanno invece riportato negli anni) Icabhod viene invitato da Katrina alla festa che si tiene presso il castello del padre. Per andarci il maestro prende in prestito il cavallo del proprietario della casa dove abita in affitto. Tra gli invitati alla festa c'è anche Brom Bones, ma è Ichabod ad avere le attenzioni di Katrina con cui balla tutta la sera, mentre Brom Bones rimane in disparte in un angolo in preda dalla gelosia e gli invitati più anziani parlano tra loro delle leggende di Sleepy Hollow e del misterioso Cavaliere Senza Testa.

Verso la fine della serata Ichabod riesce a parlare da solo con Katrina, ma il contenuto del dialogo tra i due resta segreto. In ogni caso, dopo aver parlato con la ragazza Ichabod scappa dalla festa e per tornare alla fattoria dove abita, ma nel tragitto perde la sella e viene inseguito da Cavaliere Senza Testa che lo colpisce lanciandoli la propria testa. Ichabod cade al suolo e da allora sparisce nel nulla; la mattina seguente nel luogo dell'inseguimento vengono rinvenute solo la sella del cavallo e una zucca. In un poscritto il narratore aggiunge di aver sentito questa storia anni dopo a New York alla presenza di un uomo anziano e di successo che sembrava essere proprio Ichabod Crane. Il finale è dunque aperto e si presta ad almeno tre interpretazioni. Bram Bones potrebbe aver messo in fuga Ichabod facendo leva sulla paura di questi del Cavaliere Senza Testa e lanciandogli una zucca di Halloween fingendo che si trattasse della testa del cavaliere. Ichabod potrebbe aver finto la propria morte per non dovere rendere conto al proprio padrone della sella perduta. Oppure lo stesso Ichabod potrebbe aver lasciato volontariamente Sleepy Hollow per farsi una nuova vita altrove di ben diverso tenore, dopo essere stato respinto da Katrina.

Sleepy Hollow è quindi più una storia d'amore che di fantasmi, e il complotto che vede il Cavaliere Senza Testa al soldo della matrigna di Katrina è un'invenzione degli autori del cinema. Allo stesso modo nel racconto Ichabod è un maestro elementare e non un arguto investigatore. La più celebre versione cinematografica di Sleepy Hollow è quella del 1999, con Johnny Depp nel ruolo di Ichabod e Christina Ricci in quello di Katrina Van Tassel; dal film è nata anche una serie TV che vede il Ichabod trasportato ai giorni nostri e collaborare con la polizia di New York. Le rivisitazioni e le variazioni sul racconto di Washington Irving sono innumerevoli e tra queste ce ne sono anche alcune di animazione, come il film The Haunted Pumpkin of Sleepy Hollow del 2002, la puntata di The Real Ghostbusters intitolata The Headless Motorcyclist (in cui un discendente di Ichabod deve indagare su un motociclista punk senza testa) e una versione ambientata nel mondo dei Puffi intitolata The Smurfs: The Legend of Smurfy Hollow (tradotto in italiano come La leggenda di Puffy Hollow) del 2013.

La Leggenda di Sleepy Hollow è quindi completamente diversa da come la si è vista al cinema ed è probabile che nemmeno l'autore Washington Irving immaginasse come la storia da lui creata sarebbe stata stravolta e arricchita dai rifacimenti successivi.

29 aprile 2022

Mexico Aztecas: la prima squadra messicana di una lega professionistica

Nella stagione 1994/1995 la Continental Basketball Association, lega professionistica di pallacanestro seconda per importanza alla NBA, ha visto la presenza della prima squadra messicana di qualche rilievo in un campionato nordamericano: i Mexico Aztecas. La squadra nacque dal trasferimento dei Fargo-Moorhead Fever, nati nel 1982 come Detroit Sprints, dalla zona di Fargo–Moorhead, tra il North Dakota e il Minnesota, a Città del Messico. La prima partita ufficiale degli Aztecas fu giocata il 18 novembre a Oklahoma City dove persero per 109 a 102 contro la squadra di casa, gli Oklahoma City Cavalry.

I Mexico Aztecas giocavano la partite casalinghe al Palacio de los Deportes dove disputarono la prima partita in casa il 20 novembre, vincendo per 90 a 88 contro i Chicago Rockers, e dove raggiunsero il record di 12.587 spettatori in occasione dell'ultima partita casalinga contro gli Omaha Racers che rimase il record di spettatori per una partita della CBA fino alla chiusura della lega avvenuta nel 2009.

Nella prima e unica stagione, la squadra fu guidata da Mark Calvin che aveva giocato nell'NBA tra il 76 e l'81 e che aveva allenato i Los Angeles Clippers nella parte finale della stagione 1991/1992. I Mexico Aztecas finirono la stagione con 19 vittorie e 37 sconfitte, chiudendo terzi nella Southern Division e non raggiugendo quindi i playoff. Come si vede dal volantino nell'immagine sotto, la stagione prevedeva 57 partite (di cui 29 in trasferta e 28 a Città del Messico), ma alla fine ne furono giocate solo 56 perché due delle squadre iscritte al campionato, gli Harrisburgh Hammerheads e gli Hartford Hellcats, si ritirarono a stagione in corso. Nei Mexico Aztecas giocarono almeno due giocatori degni di nota: Steven Henson che lasciò la CBA prima ancora dell'inizio del campionato per trasferirsi ai Portland Trail Blazers e Greg Grant che si unì invece ai Denver Nuggets.


I Mexico Aztecas giocarono una stagione sola perché nel dicembre del 1994 il governo messicano dovette abbandonare la parità tra peso messicano e dollaro statunitense, portando a una svalutazione del peso circa del 50%. Tuttavia la squadra doveva pagare i giocatori in dollari mentre gli incassi erano in peso. La situazione costrinse il proprietario Doug Logan a spostare la franchigia a San Diego con il nome di San Diego Wildcards, dove non riuscirono neanche a terminare la stagione 95/96 chiudendo le proprie attività a gennaio 96 dopo aver giocato 21 delle 56 partite previste.

Il 6 dicembre 1997 il Palacio de los Deportes ospitò una partita di regular season NBA tra Houston Rockets e Dallas Mavericks, ma per vedere una nuova squadra messicana in una lega professionistica a stelle e strisce è stato necessario attendere il 2021, quando i Capitanes de Ciudad de México sono passati dalla Liga Nacional de Baloncesto Profesional messicana alla NBA G League, la lega minore ufficiale dell'NBA. La squadra è stata fondata nel 2017 per riportare la pallacanestro nella capitale, e nel 2019 fu annunciato il passaggio alla G League. I Capitanes avrebbero dovuto debuttare nella G League nel 2020, ma la pandemia e la conseguente difficoltà nei viaggi transnazionali hanno rimandato l'esordio della squadra alla stagione 2021/2022 e comportato lo spostamento temporaneo a Fort Worth, in Texas, per evitare di dover varcare la frontiera per giocare. Tuttavia nella prima stagione la squadra non ha preso parte alla regular season, ma solo alla Showcase Cup (torneo precedente alla regular season che si svolge tra novembre e dicembre) giocando tutte le partite in trasferta.

Al momento si parla molto di una possibile nuova espansione della NBA e il fatto che la lega voglia darsi un aspetto sempre più internazionale lascia sperare che nei prossimi anni una nuova squadra di alto livello possa tornare a Città del Messico. Non sappiamo se, quando e come questo accadrà; il New York Times ha ipotizzato che l'obiettivo della proprietà dei Capitanes sia di approdare alla NBA, se al contrario dovesse esserci un nuovo expansion team sarebbe auspicabile che venga recuperato il nome dei Mexico Aztecas.

Fonti:

5 aprile 2022

L'isola di Saipan e il turismo delle nascite

Tra il 2010 e il 2020 l'isola di Saipan, una delle isole dell'arcipelago delle Marianne Settentrionali sede della capitale dell'omonimo commonwealth, ha visto un vertiginoso aumento del fenomeno del turismo delle nascite, ovvero l'ingresso di donne nelle ultime settimane di gravidanza allo scopo di partorire il proprio figlio sul suolo americano così che i neonati siano, in virtù del quattordicesimo emendamento della costituzione, cittadini degli USA. Il fenomeno ha interessato soprattutto donne e coppie cinesi, in quanto al tempo per entrare nelle Isole Marianne dalla Cina non era richiesto il visto purché la permanenza nell'isola fosse inferiore a 45 giorni.

By MICHAELeDILLEY - Own work, CC BY-SA 4.0

Il numero di figli di turisti nati nelle Marianne Settentrionali era di otto nel 2009 ed è salito a circa seicento nel 2018, di cui il 95% figli di genitori cinesi, i rimanenti figli di filippini, coreani, giapponesi e russi. Il turismo delle nascite verso le Isole Marianne Settentrionali ha visto una brusca accelerata dal 2013, quando la regione amministrativa speciale di Hong Kong ha imposto limiti all'ingresso di donne incinte provenienti dal resto della Cina. Saipan ha quindi soppiantato Hong Kong per questa atipica tipologia di destinazioni.

L'aumento della domanda per le nascite nelle Isole Marianne ha portato ovviamente allo sviluppo di un mercato nero dell'ospitalità e dell'assistenza a donne in viaggio a Saipan per questo fine. Un'indagine dell'FBI partì quando una dottoressa di Saipan, dapprima rimasta anonima e poi autosegnalatasi in rete come Claire Grove, informò i federali riguardo a un uomo che inviava presso la clinica dove lavorava un numero abnorme di donne straniere a partorire. L'FBI scoprì che l'uomo, chiamato Sen Sun e che viveva a Saipan da clandestino, organizzava viaggi, ospitalità e assistenza alle turiste. Sen Sun operava in un albergo di Garapan, la città più grande di Saipan, dove lavoravano circa trenta assistenti cinesi clandestine che venivano pagate 1.800 dollari per ogni famiglia assistita. L'assistenza durava quarantacinque giorni a famiglia. Saipan ricade sotto l'area di competenza del Procuratore Distrettuale di Guam e delle Isole Marianne Settentrionali che è particolarmente attento al fenomeno dell'immigrazione clandestina. Sen Sun è stato arrestato nel 2017 e condannato nel 2018 a un anno di detenzione a una multa di 33.000 dollari.

Nel 2017, per arginare il problema, l'amministrazione Trump ha imposto il visto anche per l'ingresso nelle Isole Marianne; alle donne in gravidanza viene concesso solo nel caso in cui possano documentare la necessità di partorire negli USA per motivi medici, per evitare che si crei una generazione di americani che vivono all'estero. L'applicazione delle nuove norme è comunque molto complicata, perché né gli uffici consolari né i funzionari delle frontiere possono chiedere a una donna se sia in stato di gravidanza; la valutazione andrebbe fatta solo guardando la viaggiatrice con evidenti rischi di errori e incidenti, In seguito all'emissione delle nuove regole, in almeno un caso la compagnia aerea Hong Kong Expressway ha obbligato una passeggera a sottoporsi a un test di gravidanza prima di imbarcarsi per Saipan; il test risultò negativo e la compagnia, di proprietà della Cathay Pacific, si è in seguito scusata per l'accaduto.

La pandemia da Covid-19 e il conseguente blocco dei voli hanno sicuramente limitato anche il turismo delle nascite, ma si può prevedere che presto ripartirà. Quello del turismo delle nascite nelle Marianne Settentrionali è un fenomeno i cui problemi sono tutt'altro che risolti.

22 gennaio 2022

An interview with former U.S. Marshal William Sorukas, author of Chasing Evil: Pursuing Dangerous Criminals with the U.S. Marshals

An Italian translation is available here.

Former US Marshall William Sorukas published in 2021 his memoir entitled "Chasing Evil: Pursuing Dangerous Criminals with the U.S. Marshals" in which he gives very detailed insights about the most relevant cases he investigated. Sorukas had been already interviewed by us twice in the past: about 9/11 and about spree killer Andrew Cunanan.

To give us some further details about his most important investigations, Sorukas accepted our proposal for an interview we offer today our readers.

We would like to thank William Sorukas for his kindness and his time.




Nastro di Mobius: In your book you describe many of the main cases you've been involved with as an investigator. Which one has been more impactful on you and why?

William Sorukas:
All of the investigations mentioned in the book impacted me in some form or fashion, as did many other cases that I worked during my 28 years with the U. S. Marshals Service, and as part of Team ADAM with the National Center for Missing and Exploited Children. Regardless of whether the case was for a murder or low level criminal offense, I always tried to remember that there was a victim in each and every investigation. For example, as a member of Team ADAM with the National Center for Missing and Exploited Children, I was involved in a parental abduction case involving the biological mother and two young children that she ultimately smothered to death. I happened to be present when the children were found and it is an image, situation, and circumstance that I think about often. So, with the thousands of cases that I worked on, and thousands of victims, each and every one of them was impactful at some level and in some way.


Nastro di Mobius: In all the cases you describe, USMS had to cooperate with other agencies, of course. How was collaboration among agencies? Smooth and easy or were there tensions?

William Sorukas: The U. S. Marshals Service is involved in many law enforcement programs with other federal, state, and local agencies such as with the housing and transportation of prisoners and asset forfeiture sharing, in addition to fugitive apprehension. When multiple agencies become involved in an investigation for a single fugitive, it can be complicated at times. Each agency has investigative responsibility for the crime that occurred in their jurisdiction, so they want to ensure that their respective agency is conducting a logical and determined investigation and coordinating with all of the other agencies. The U. S. Marshals Service enjoys very good relationships with other federal, state, local, and international agencies for which the foundation is often participation by the other agency on a fugitive task force. As an example within the book, I refer you to the investigation of Andrew Cunanan. When it was discovered that Lee Miglin was one of his victims and there was a cellular phone in a stolen vehicle, the U. S. Marshals Service volunteered to coordinate the tracking of this device. At the time, the Marshals Service was more advanced and experienced in this type of technology, but the Federal Bureau of Investigation insisted on taking the lead on this portion of the investigation. When word leaked out that law enforcement was tracking the phone in Miglin’s car, Cunanan killed William Reese in New Jersey. My opinion is that this murder was more out of necessity than opportunity. Cunanan needed to abandoned the Miglin vehicle and Mr. Reese happened to be the victim out of necessity of needing a replacement car. We still don’t know exactly how the media in the Philadelphia area acquired the information about tracking the cell phone, but it certainly came from law enforcement at some level. Citing this example is the exception to collaboration with other agencies. In a normal investigation, agencies have a the common goal of apprehending the wanted person and work in concert with one another toward the end result.


Nastro di Mobius: You often mention the impact that TV shows like "America's Most Wanted" had on the investigations. Are these kind of shows useful in your opinion or can they somehow even jeopardize the investigations by releasing too much information to the public?

William Sorukas: When America’s Most Wanted started in the late 1980’s, it was a significant new tool for investigators. Putting the eyes of 10,000 people on the wanted poster for a fugitive definitely aided many investigations that I was involved in over a 25-year period during which the show aired. As to releasing too much information, that is generally a decision of the lead investigator. The relationship between law enforcement and America’s Most Wanted was such that they would only publish or air the information requested by the lead investigator. Sometimes, it was advantageous to not release certain information such as a known tattoo or scar, hoping that an observant caller into the show would provide that information and validate their observation of a wanted person. As the show moved into the 2000’s and other similar shows began to appear on television, they became competitive, trying to be the source of the tip or lead that led to the arrest of a fugitive. This is where an investigator would be overwhelmed with tips and have difficulty sorting through what was immediately important, and what could wait. During the investigation for Rafael Resendez-Ramirez, more than 400 leads were received at America’s Most Wanted in a single evening. However, after going through the information, only fifteen to twenty required immediate attention. In my opinion, this is the responsibility of the investigator to parse through the information. The public is merely trying to assist and provide information that they think may be important, and I would never turn down a lead from someone that took the time to call.

As to jeopardizing an investigation, this too is something that we had to deal with from time to time. Imagine that a good tip comes into the America’s Most Wanted call center and law enforcement is responding in an effort to take the person into custody. Although America’s Most Wanted took the stance that they were not part of the media, they often wanted to capture or film an arrest for the purpose of closing out the case and telling the end of the story. Having producers and camera crews in proximity to a surveillance compromised the arrest of an individual when he saw unusual activity near the hotel where he was staying, and fled before an arrest action could take place. After he was arrested, he told law enforcement that he knew he had been on America’s Most Wanted, saw the television cameras, and fled the hotel.


Nastro di Mobius: One thing that struck me in your book is that in two cases you say that investigators asked for help from psychics. Is it common? What are your thoughts on this? Can they be even vaguely reliable?

William Sorukas: On one occasion during the investigation of Johnaton George when we went to a local psychic, it was based on a referral from a local detective. It was not a routine part of the investigative process for myself or the San Diego office of the U. S. Marshals Service, or the fugitive task force. The second reference that you make is where a psychic called into our tip line while we were searching for the Texas Seven. A psychic calling into Crime Stoppers, America’s Most Wanted, or a tip line is not uncommon. At some point during most high profile investigations, psychics will provide information that they believe may be relevant to the case. Although some of their information may have been consistent with the outcome of an investigation, I do not recall any investigation that was resolved based solely on information provided by a psychic.


Nastro di Mobius: Based on your experience who are the most difficult fugitives to catch? Escapees from a prison? Serial killers? Any other type?

William Sorukas: I have been asked similar questions during past interviews. In my opinion, determining the most difficult fugitives to apprehend is not based on the type of crimes they committed, but rather on several characteristics of the individual. How much time elapsed from the time of the crime to when the person was formally charged? A day or two usually did not matter much because the wanted person would not have had time to plan their departure. If a person had six months to plan their flight from justice, they would have had time to acquire false identification, and get rid of assets such as a home, car, or property and turning them into cash. In my opinion, the most difficult person to pursue and arrest is the fugitive that completely separates himself or herself from their past including families, financial resources, hobbies, and routines. It is a person that is on the run and does not know where he or she will land each night.


Nastro di Mobius: I would like to focus a bit on the DC Sniper, what made this case unique in your opinion?

William Sorukas: There are several unique characteristics of this investigation, not all of which are related to the law enforcement effort. The public atmosphere in the Washington D.C. area was something I had not observed and have not encountered since the Fall of 2002. There was absolute fear in the area to the degree where sporting events were postponed or canceled, routine schedules were altered, driving routes were revised, and temporary partitions were put in place at gas stations to shield patrons from potential threats. From a law enforcement perspective, the case continually expanded jurisdiction-wise and geographically as additional shootings occurred and were linked to prior crimes. Another unique aspect to this investigation for the United States Marshals Service was that there was no named suspects and no arrest warrants. Although the USMS does become involved in investigations where the perpetrator is unidentified, nearly 100% of its cases are based upon the issuance an arrest warrant which identifies an individual.


Nastro di Mobius: The Beltway Snipers tried to communicate with the police by leaving letters or messages close to crime scenes, in your experience is it a common thing for serial killers to try to establish a communication with law enforcement officers?

William Sorukas: There are documented cases, including serial killers, where the suspects have communicated with the media or law enforcement. The most well known of these is probably are the cases of the Zodiac killer, The Unabomber (Ted Kaczynski), Son of Sam (David Berkowitz), and Jack the Ripper, to note a few. I will defer to the criminal behavior specialists as to the psychological reasoning for communication by a murderer with the media or law enforcement. My opinion is that their communication with law enforcement is to take credit for crimes such as in the Zodiac case where a portion of clothing from a victim was sent to the San Francisco Police Department. Their communication with the media can be to take credit for killing someone, but my personal feeling is that correspondence with the media is an effort to portray themselves in a favorable fashion or manner.


Nastro di Mobius: What are your most vivid memories of the final moments when the tactical team arrested them after their car was found?

William Sorukas: I was not at the scene where the car was found, but rather in my office monitoring the circumstances in the event that Muhammad and Malvo had abandoned the vehicle. Once I was informed that people were observed in the suspect vehicle, I felt very confident that the end of the terror created by these two men was over. I remember watching the news and answering two or three different phones with updated information. The U. S. Marshals Service was monitoring and surveilling several relatives of John Muhammad, and I was reviewing that information to determine if anything unusual was taking place such as a late night telephone call to an associate from a number with a Maryland area code or a report of a stolen car in the Myersville, Maryland area.

Once I was advised that they were in custody, I knew that the next phase of the case would soon follow. That would include the prosecution of the two suspects federally, on in one of several states where they had committed crimes. I remember telling a colleague that the post-arrest interviews may be the most important evidence in the case. The firearm had been recovered, but now it was a matter of placing the rifle in one of their two hands during each shooting event.

Intervista all'ex U.S. Marshal William Sorukas, autore di Chasing Evil: Pursuing Dangerous Criminals with the U.S. Marshals

L'originale in inglese è disponibile qui.

L'ex US Marshall William Sorukas ha pubblicato nel 2021 la sua autobiografia intitolata "Chasing Evil: Pursuing Dangerous Criminals with the U.S. Marshals" in cui racconta dal proprio punto di vista i casi più importanti in cui è stato coinvolto. Sorukas è già stato intervistato da noi in passato due volte: sull'11 settembre e sullo spree killer Andrew Cunanan.

Per darci altri dettagli sulle sue indagini più importanti, Sorukas ha accettato la nostra proposta di un'intervista che offriamo oggi ai nostri lettori.

Ringraziamo William Sorukas per la sua cortesia e disponibilità.




Nastro di Mobius: Nel tuo libro descrivi molti dei casi più importanti in cui sei stato coinvolto come investigatore. Quale ha avuto più impatto su di te e perché?

William Sorukas:
Tutte le indagini di cui parlo nel libro hanno avuto un impatto su di me in un modo o nell’altro, così come molti altri casi a cui ho lavorato durante i miei ventotto anni allo U.S. Marshals Service e come membro del Team ADAM del National Center for Missing and Exploited Children [programma che invia esperti a fornire consulenza in casi di sparizioni o rapimenti di bambini, NdT]. Sia che si trattasse di un omicidio sia che fosse un reato minore, ho sempre cercato di tenere a mente che c'era una vittima in ogni indagine. Ad esempio, come membro del Team ADAM del National Center for Missing and Exploited Children, sono stato coinvolto in un caso di rapimento parentale da parte della madre biologica che rapì due bambini piccoli che alla fine uccise soffocandoli. Ero presente quando sono stati trovati i bambini ed è un'immagine, una situazione e una circostanza a cui penso spesso. Quindi, date le migliaia di casi su cui ho lavorato e le migliaia di vittime, ognuna di loro ha avuto un impatto su di me in un modo o nell’altro.


Nastro di Mobius: In tutti i casi che descrivi, l'USMS ha dovuto ovviamente collaborare con altre agenzie. Com'è stata la collaborazione tra le agenzie? Facile e scorrevole o c'erano tensioni?

William Sorukas: Lo U.S. Marshals Service è coinvolto in molti programmi di applicazione della legge con altre agenzie federali, statali o locali come l'alloggio e il trasporto di prigionieri, la destinazione dei beni confiscati, e l'arresto dei fuggitivi. Quando più agenzie vengono coinvolte in un'indagine per un singolo latitante, a volte possono esserci difficoltà. Ogni agenzia ha responsabilità investigativa per il crimine che si è verificato nella propria giurisdizione e vuole assicurarsi di condurre un'indagine logica e determinata e di coordinarsi con tutte le altre agenzie. Lo US Marshals Service gode di ottimi rapporti con altre agenzie federali, statali, locali e internazionali alla base dei quali c’è spesso la partecipazione dell'altra agenzia a una task force dedicata a un fuggitivo. Ad esempio, nel libro parlo dell’indagine su Andrew Cunanan. Quando si è scoperto che Lee Miglin era una delle sue vittime e che nell’auto rubata c’era un telefono, lo U.S. Marshals Service si è offerto di coordinare il tracciamento del dispositivo. All'epoca, il Marshals Service era il più avanzato e aveva più esperienza su questo tipo di tecnologia, ma il Federal Bureau of Investigation ha insistito per prendere la guida in questa parte dell'indagine. Quando è trapelata la voce che le forze dell'ordine stavano rintracciando il telefono nell'auto di Miglin, Cunanan ha ucciso William Reese nel New Jersey. La mia opinione è che questo omicidio sia stato più una necessità che un'opportunità. Cunanan aveva bisogno di abbandonare il veicolo Miglin e Reese è stato ucciso perché gli serviva un’altra auto. Non sappiamo ancora esattamente come i media nell'area di Philadelphia abbiano acquisito le informazioni sul tracciamento del telefono cellulare, ma sicuramente provenivano in qualche modo dalle forze dell'ordine. Questo esempio è un'eccezione nella collaborazione con altre agenzie. In una normale indagine, le agenzie hanno l'obiettivo comune di catturare la persona ricercata e lavorare insieme verso il risultato finale.


Nastro di Mobius: Menzioni spesso l'impatto che programmi TV come America's Most Wanted hanno avuto sulle indagini. Questi programmi sono utili secondo te o possono anche compromettere le indagini rivelando troppe informazioni al pubblico?

William Sorukas: Quando America's Most Wanted iniziò alla fine degli anni '80, era un nuovo e importante strumento per gli investigatori. Mettere gli occhi di diecimila persone sugli annunci di “ricercato” per un latitante ha sicuramente aiutato molte indagini in cui sono stato coinvolto nei venticinque anni nei quali il programma è andato in onda. Per quanto riguarda il rivelare troppe informazioni, questa è generalmente una decisione dell'investigatore responsabile. Il rapporto tra le forze dell'ordine e America's Most Wanted era tale che avrebbero solo pubblicato o mandato in onda le informazioni richieste dall'investigatore responsabile. A volte era utile non rendere pubbliche determinate informazioni, come se un ricercato aveva un tatuaggio o una cicatrice, sperando che uno spettatore attento desse tali informazioni confermando così di aver visto davvero il ricercato. Negli anni 2000 altri programmi simili hanno iniziato ad apparire in televisione, entrando in competizione, cercando di essere la fonte dell’indizio o della pista che avrebbe portato all'arresto di un fuggitivo. In questo caso un investigatore può essere sommerso dagli indizi e potuto avere difficoltà a selezionare ciò che è immediatamente importante e ciò che può aspettare. Durante l'indagine per Rafael Resendez-Ramirez, sono state ricevute più di quattrocento piste da America's Most Wanted in una sola sera. Tuttavia, dopo aver esaminato le informazioni, solo quindici o venti richiedevano attenzione immediata. A mio parere, è responsabilità dell'investigatore setacciare queste informazioni. Il pubblico cerca semplicemente di assistere e fornire informazioni che pensa possano essere importanti, e non scarterei mai una pista fornita qualcuno che si è preso il tempo di chiamare.

Per quanto riguarda la messa a repentaglio di un'indagine, anche questa è una cosa che abbiamo dovuto affrontare qualche volta. Immagina che un buon indizio arrivi al call center di America’s Most Wanted e che le forze dell'ordine lo prendano in carico nel tentativo di catturare il fuggitivo. Sebbene America's Most Wanted abbia preso la posizione di non voler far parte dei media, spesso hanno voluto documentare o filmare un arresto allo scopo di chiudere il caso e raccontare la conclusione della storia. Avere produttori e troupe televisive in prossimità di un luogo di sorveglianza in un caso ha compromesso l'arresto di un individuo che ha visto attività insolite vicino all'hotel in cui alloggiava ed è fuggito prima che potesse essere arrestato. Dopo essere stato arrestato, disse alle forze dell'ordine che sapeva di essere stato su America's Most Wanted, ha visto le telecamere ed è fuggito dall'hotel.


Nastro di Mobius: Una cosa che mi ha colpito del tuo libro è che in due casi affermi che gli investigatori hanno chiesto aiuto ai sensitivi. È una pratica comune? Cosa ne pensi? Possono essere anche vagamente affidabili?

William Sorukas: In un'occasione, durante le indagini su Johnaton George, siamo andati da un sensitivo della zona su segnalazione di un detective locale. Non era una una procedura consueta né per me, né per l'ufficio di San Diego dell'U.S. Marshals Service, né per la task force sul fuggitivo. Il secondo caso a cui ti riferisci è quello in cui un sensitivo ha chiamato il numero che avevamo aperto per le segnalazioni mentre stavamo cercando i Texas Seven. Che un sensitivo chiami Crime Stoppers, America's Most Wanted o un canale telefonico apposito non è raro. Durante la maggior parte delle indagini di alto profilo, prima o poi arriveranno dei sensitivi a fornire informazioni che ritengono possano essere utili per il caso. Anche se alcune delle informazioni da loro fornite possono essere state coerenti con l'esito di un'indagine, non ricordo nessuna indagine che sia stata risolta basandosi esclusivamente su informazioni fornite da un sensitivo.


Nastro di Mobius: In base alla tua esperienza quali sono i ricercati più difficili da catturare? Fuggitivi scappati da una prigione? Assassini seriali? Altri tipi di fuggitivi?

William Sorukas: Mi sono state poste domande simili durante le interviste precedenti. A mio avviso, la determinazione dei fuggitivi più difficili da catturare non si basa sul tipo di reati commessi, ma piuttosto sulle caratteristiche dell'individuo. Quanto tempo è trascorso dal momento del delitto a quando la persona è stata formalmente incriminata? Un giorno o due di solito non contano molto perché la persona ricercata non ha avuto tempo di pianificare la fuga. Se una persona ha avuto sei mesi per pianificare la sua fuga, ha avuto il tempo di acquisire una falsa identità e di sbarazzarsi di beni come una casa, un'auto o una proprietà e trasformarli in denaro. Secondo me, la persona più difficile da perseguire e arrestare è il fuggitivo che si separa completamente dal suo passato, comprese famiglie, risorse finanziarie, hobby e routine. È una persona in fuga che non sa dove passerà la prossima notte.


Nastro di Mobius: Vorrei concentrarmi un po' sul DC Sniper, cosa ha reso questo caso unico secondo te?

William Sorukas: Ci sono diverse caratteristiche singolari in questa indagine, non tutte legate al lavoro delle forze dell'ordine. L'atmosfera che c’era nell'area di Washington era qualcosa che non avevo mai visto e che non ho più visto dall'autunno del 2002. C'era una paura assoluta al punto che gli eventi sportivi venivano rinviati o cancellati, venivano cambiati gli orari delle routine quotidiane, i percorsi di guida venivano cambiati, e nelle stazioni di servizio erano state allestite barriere temporanee per proteggere i clienti da potenziali minacce. Dal punto di vista delle forze dell'ordine, il caso si è costantemente ampliato dal punto di vista giurisdizionale e geografico poiché si verificavano nuovi attacchi che venivano collegati ai crimini precedenti. Un altro aspetto unico di questa indagine per lo United States Marshals Service era che non c'erano sospettati identificati né un mandato di arresto. Sebbene lo USMS venga talvolta coinvolto in indagini in cui l'autore non è identificato, la quasi totalità dei casi si basa sull'emissione di un mandato di arresto che identifica un individuo.


Nastro di Mobius: I Beltway Snipers hanno cercato di comunicare con la polizia lasciando lettere o messaggi vicino alla scena del crimine, secondo la tua esperienza è una cosa comune per un serial killer cercare di stabilire una comunicazione con le forze dell'ordine?

William Sorukas: Ci sono casi documentati, inclusi serial killer, in cui i sospetti hanno comunicato con i media o le forze dell'ordine. I più noti di questi sono probabilmente Zodiac, Unabomber (Ted Kaczynski), Son of Sam (David Berkowitz) e Jack lo Squartatore, per citarne alcuni. Lascio agli specialisti del comportamento criminale le considerazioni sulle motivazioni psicologiche che spingono un assassino a comunicare con i media o con le forze dell’ordine. La mia opinione è che comunichino con le forze dell'ordine per prendersi il merito dei crimini come nel caso Zodiac, in cui parte degli indumenti di una vittima è stata inviata al dipartimento di polizia di San Francisco. La comunicazione con i media può essere pure per prendersi il merito dei propri omicidi, ma la mia sensazione personale è che serva anche per dare un’immagine favorevole di sé stessi.


Nastro di Mobius: Quali sono i tuoi ricordi più vividi degli ultimi momenti in cui la squadra tattica li ha arrestati dopo il ritrovamento della loro auto?

William Sorukas: Non ero sul luogo dove è stata trovata l’auto, ma nel mio ufficio a monitorare la situazione nel caso in cui Muhammad e Malvo avessero abbandonato il veicolo. Dopo essere stato informato che i due erano stati avvistati nel veicolo sospetto, ero molto fiducioso che il terrore creato da questi due uomini fosse finito. Ricordo che stavo guardando i notiziari e rispondevo a due o tre telefoni diversi che mi davano informazioni aggiornate. Lo US Marshals Service stava monitorando e sorvegliando vari parenti di John Muhammad, e io stavo analizzando quelle informazioni per verificare se stesse accadendo qualcosa di insolito come una telefonata a tarda notte a uno dei contatti da un numero con un prefisso del Maryland o una segnalazione di furto d’auto nella zona di Myersville, nel Maryland.

Dopo che mi fu comunicato che erano in custodia, sapevo che la fase successiva del caso sarebbe arrivata presto. Ciò avrebbe incluso l’accusa dei due sospettati a livello federale, in uno dei numerosi stati in cui avevano commesso crimini. Ricordo di aver detto a un collega che le dichiarazioni successive all’arresto avrebbero potuto essere la prova più importante del caso. L'arma era stata recuperata, ma a quel punto si trattava di dimostrare che era stata usata da loro in tutte le sparatorie.